The Line of Sight, 2020-2021, Vista - Courtesy RITA URSO artopiagallery - Photo Giuseppe Cristian Bonanomi

Può essere quello di Venere

8 artisti si guardano e riguardano nella bella mostra alla Rita Urso. Fino al 12 febbraio la galleria di via Lazzaro Papi ripropone una selezione di 14 opere questa volta roteanti attorno al tema dello sguardo.

Oramai maestri nel cogliere negli occhi, unica parte del volto non celata dalla mascherina, quei famosi moti dell’anima di leonardesca memoria, non dovrebbe risultarci difficile approcciarsi a The Line of Sight, collettiva allestita alla RITA URSO artopiagallery. 

Eppure, il delicato raffronto messo sapientemente in mostra dalla galleria milanese testimonia quanto fumoso e indecifrabile possa essere lo sguardo e quanto interrogante e interrogativo questo specchio dell’anima possa risultare, soprattutto se trasposto in arte. 

Il duplice ritratto di Studio sulla visione binoculare. Ritratto di dama B e G (2017) dell’art-film venture ZAPRUDER Filmmakersgroup (Roncofreddo, 2000) cattura ovviamente l’attenzione. Gli eleganti scatti ritraenti i volti di sue sorelle affette da strabismo è lo strumento scelto per ribaltare la consueta visione prospettica del cinema bidimensionale e fornire un punto di vista doppio, laterale e inedito. 

Disteso e ancorato ad un ovale petaloso, il Gauguin (2010) dell’islandese Thordis Adalsteinsdottir (Reykjavik, 1975) osserva il visitatore spalancando gli occhi. La figura nuda e legata, giace prona su un disco immerso in una campitura di un rosso saturo privo di ogni qualsiasi forma di prospettiva. Dello stesso colore sono i papaveri che incorniciano il viso di Renata Poljak (Spalato, 1974). Post comunismo, Croazia e disorientamento condito di libertà nello scatto ad occhi chiusi in Alice Or Where I Am Not Afraid (2002).

È invece chiuso da una grande vetrata il personaggio alla Hopper ritratto dalla montenegrina Jelena Tomašević (Podgorica, 1974). Impossibilità di esprimersi e realizzarsi traspare da questa figura femminile che, al contrario dei protagonisti dipinti dal noto maestro statunitense, non si limita a fissare l’elemento che la tiene prigioniera ma, toccandolo, interagisce con esso. La tecnica mista di Life Interest (2008) lascia il passo alla penna su carta nei disegni di Va, pensiero… (2013) del toscano Emanuele Becheri (Prato, 1973) che si autorappresenta comico, marionetta, espressione di una vita artistica incerta e sfaccettata. 

E mentre le coppie felici dipinte dall’albanese Adrian Paci (Shkoder, 1969) aprono in Icons (2001) alla scoperta di un album di ricordi autentici inevitabilmente filtrati dal lavoro del fotografo, dirimpetto Moira Ricci (Orbetello, 1977) si photoshoppa in una vecchia fotografia della madre instaurando con essa un tenero legame fissato per sempre sulla pellicola. Accanto a 20.12.53-10.08.04 (gemellini) (2005/2006), Giada Giulia Pucci (Ginevra, 1974) si veste e si riveste degli scarti di un mercato rionale. In mostra gli scatti della performance Umano. Vestizioni al suk di Torino, 4/10/20 (2020).

Che sia lo sguardo intimo di Ricci o quello introspettivo di Tomašević, quello evocativo di Paci o universale di Pucci, The Line of Sight è una predisposizione ad una pluralità di punti di vista. Allestita intimamente in un unico spazio raccolto, la mostra fa uso di una selezione di opere dal 2001 già proposte per costruire un dialogo emotivo che fa leva sulla capacità (e auspicio) dell’uomo di saper accettare e accogliere lo sguardo altrui, soprattutto nei momenti più difficili. 

La Linea di Vista è un invito ad aprirci a sguardi infinitamente carichi di vite ed esperienze, ad abbandonare quell’ottusa arroganza che non ci consente di guardare al di là del nostro naso e ad imparare a selezionare ciò che vediamo nel nostro orizzonte dal momento che, ammettiamolo, in un’era infodemica come la nostra, lo strabismo più comune non è solo quello di Venere.

Giuseppe Cristian Bonanomi
The Line of Sight
dal 14 dicembre 2020 al 12 febbraio 2021
Orari d’apertura
Lun-Ven 15-19
Sab su appuntamento

RITA URSO artopiagallery 
Via Lazzaro Papi 2, 20135 Milano