Mattia Pajè. Fuori terra

Fuori Terra è la personale di Mattia Pajè allestita nelle sale di Palazzo Vizzani, a Bologna, in occasione della decima edizione di ART CITY.

La personale dell’artista milanese di base a Bologna vede protagonista un gruppo di sculture antropomorfe realizzate in resina bicomponente. Questi soggetti si inseriscono all’interno di installazioni composite popolate da oggetti di recupero. Tali elementi sono spesso visivamente affini ai simboli della cultura televisiva oppure richiamano subculture di impronta spiritualista ed esoterica. 

Lo sguardo aperto con cui l’artista elabora le esperienze della tradizione artistica più recente è uno degli aspetti che caratterizzano la mostra Fuori Terra.  Possiamo intuire ad esempio come i suoi uomini di resina, nella loro sottigliezza e nel loro incedere precario, possano riferirsi sul piano tematico a una condizione esistenziale drammatica. Ricordiamo anche come attorno all’espressività del tragico ruotino numerose ricerche scultoree degli anni ’50. La bianca plasticità di queste forme, inoltre, il loro piegarsi e assumere di volta in volta svariate posizioni in rapporto all’ambiente che le circonda riporta alla memoria altre esperienze venute dopo. Tra le poetiche più facilmente rievocabili di fronte a queste opere vi è rappresentazione del vuoto nella quotidianità della vita moderna, emblematica dei personaggi di Segal, oppure la volontà di un raccordo fra il sé e la realtà circostante, come negli “uomini” di Gormley. La stilizzata essenzialità di queste figure, inoltre rimanda  a tutte quelle tradizioni più o meno recenti che hanno preso in prestito elementi dell’iconografia popolare e mediatica. 

Anche le installazioni all’interno delle quali queste sculture sono inserite si compongono di elementi eterogenei. Dentro questi “ambienti” creazioni manuali di materia plasmata si accompagnano a quotidiani oggetti dell’industria. Materiali sintetici, dunque, colori accesi, icone associate al mondo dei media o dei consumi incontrano l’aspetto pacato delle argille e delle resine. 

Come sottolinea il curatore, Giovanni Rendina, il linguaggio di Mattia Pajè nella mostra Fuori Terra si compone di due registri visivi: quello dell’estetica new age e quello della televisione commerciale. Mattia Pajè, infatti, con la mostra Fuori Terra vuole riflettere sul tema della verità e sui  gradi di conoscenza ai quali possiamo avere accesso in riferimento al mondo in cui viviamo.

L’autore milanese ci fa interrogare sulla nostra possibilità di orientarci, di compiere scelte efficaci e consapevoli, assumere una posizione significativa sulle questioni della nostra società. Pel far questo Pajè prende come riferimento due importanti canali di conoscenza nel mondo attuale: quello dell’informazione istituzionale e quello più orizzontale della cosiddetta controinformazione o del sapere condiviso “dal basso”. Quest’ultimo fronte ha oggi come strumento privilegiato il mondo del web e il suo insieme diversificato di piattaforme. Entrambi questi canali di conoscenza tuttavia vengono percepiti oggi come inadeguati al compito a cui devono assolvere. La prima fonte di verità è spesso avvertita dal pubblico come parziale, incompleta, non obiettiva. La seconda riscuote in molti casi ampi margini di fiducia. Senza dubbio presenta  maggiore fascino: ci proietta in un mondo avventuroso, magico, dove sappiamo ciò che gli altri non sanno e siamo protagonisti di grandi rivoluzioni culturali. 

I racconti provenienti da una certa blogosfera, tuttavia, o dai canali social, come sappiamo spesso non sono suffragati da documentazioni di veridicità o dai riconoscimenti della scienza. 

Il mondo del web, inoltre, è noto oggi per essere il luogo dove puntano le maggiori azioni di marketing di aziende e istituzioni.

Il pensiero new age, nel recente passato, è stato per eccellenza un esempio di controcultura e nella sua fase più tarda ha trovato ampia diffusione proprio in rete. I suoi simboli sono presenti oggi nelle installazioni di Fuori Terra a fianco agli oggetti che evocano i media tradizionali. Emblemi dello spiritualismo e del naturismo di fine secolo, nelle installazioni di Fuori Terra, convivono con il simulacro di un apparecchio televisivo, con il logotipo di Italia Uno, con la celebre mascotte della serie televisiva Bim Bum Bam.  È in questo habitat confuso che l’uomo di resina si muove incerto, quasi alla ricerca di un percorso da seguire, di un senso profondo del suo stare lì dentro. Se a  una prima occhiata ciò può essere associato a un racconto dell’ineffabile, o del tragico nello spirito di metà Novecento, il lavoro dello scultore milanese è in realtà di segno diverso. L'”uomo che indica” di Mattia Pajè forse cerca un percorso, ma a ben riflettere probabilmente conosce la meta. L’uomo di resina pur piegato e malfermo sorride. Nel suo sguardo immobile è intento a mostrarci delle cose, guarda lontano, allude, sembra sapere.

Riflettiamo nuovamente sulla cultura della rete, sui suoi frequentatori e sui suoi protagonisti.  È vero che istituzioni o aziende grandi e piccole hanno la possibilità di monitorarne i contenuti, di controllare e influenzare le opinioni al suo interno, di entrare in possesso di enormi quantità di dati. Questi soggetti possono anche promuovere leggi che inibiscono la libera espressione. Il web tuttavia nasce come luogo di condivisione nel quale ciascuno può pubblicare dei contenuti se lo desidera. È stato immaginato nell’epoca della sua diffusione come uno spazio nel quale la gente comune può comunicare propositi, idee, conoscenze e trasmettere informazioni. Pur consapevoli delle criticità oggettive presentate oggi il mondo della rete, possiamo tuttavia figurarci come certe corporazioni o gruppi di potere in ambito nazionale o globale possano ammiccare alla sua impopolarità. Possiamo osservare come spesso si preferisca scoraggiare il suo utilizzo a scopo di informazione anziché promuovere la formazione di utenti consapevoli e preparati. Bisognerebbe invece preoccuparsi favorire la nascita di piattaforme e software indipendenti assieme a leggi che tutelino la libertà di espressione, la partecipazione, la privacy dei dati.

Ricordiamo che esclusivamente un popolo libero, consapevole e impegnato in un dibattito plurale e “dal basso”, consente il progresso sociale e la costruzione di una società migliore.

La mostra, cura di Giovanni Rendina, è promossa da Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e da Alchemilla, in collaborazione con Associazione BOCA e Gelateria Sogni di Ghiaccio.

MATTIA PAJÈ Fuori Terra
a cura di  Giovanni Rendina
dal 12 maggio al 26 giugno 2022

Alchemilla | Palazzo Vizzani
via Santo Stefano 43, Bologna
orario: fino al 12 giugno sabato e domenica, h 16-20
dal 13 al 26 giugno su appuntamento
Ingresso libero
tel: +39 0532 244949
info@alchemilla43.it
www.alchemilla43.it

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