Mario De Biasi
Gli IItaliani si voltano, Milano, 1954 © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano

Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003 | Casa dei Tre Oci

Venezia dedica la prima vera retrospettiva a Mario De Biasi, uno dei più importanti esponenti della grande fotografia italiana, il cui sguardo ha narrato il mondo in maniera instancabile e curiosa, ‘pazza’ definita da chi lo conosceva. La mostra, a cura di Enrica Viganò in collaborazione con l’Archivio Mario De Biasi, abiterà la Casa dei Tre Oci fino a gennaio 2022 ed è organizzata da Civita Tre Venezie con Admira e promossa dalla Fondazione di Venezia.

“La parola archivio mi fa soffrire” scriveva Mario De Biasi, nel 1999, in una lettera ad Italo Zannier. Data la sua non più giovane età, così come affermava nella missiva, De Biasi confessava a Zannier che gli sarebbe stato impossibile razionalizzare in forma archivistica l’immenso materiale presente nella sua memoria e che, in tutta onestà, preferiva ancora uscire di casa e fotografare, piuttosto che starsene chiuso in casa ad archiviare materiale del passato, di un passato che non sarebbe tornato, mentre, lì fuori, il futuro chiamava.

Di questa corrispondenza ne ha raccontato Silvia De Biasi, figlia del fotografo celebrato dalla Casa dei Tre Oci, nella conferenza stampa di presentazione della mostra Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003, aperta al pubblico dal 13 maggio 2021 al 9 gennaio 2022.

È proprio alla Sig.ra Silvia che oggi si deve la possibilità di riscoprire l’intera carriera del DeBiasi, a lei che con costanza ha dato origine a quello che, in realtà, oggi è l’Archivio Mario De Biasi, scrigno di fotografia e non solo, anche di materia intellettuale che ha rappresentato la perfetta fusione tra logos e techné nella vita intera di suo padre. La mostra, curata da Enrica Viganò ed in collaborazione con l’Archivio intitolato al fotografo, riporta alla luce non già e non solo i passi principali di una carriera fotoreportagistica ma anche un intero mondo sotteso e spesso sconosciuto che ha accompagnato De Biasi per tutta la vita. Se è certamente annoverabile come uno dei più importanti reporter italiani egli è stato definito “Eroe di ‘Epoca’ di un’epoca” con riferimento alla sua storica collaborazione con la rivista Epoca che lo ha portato a focalizzare l’obiettivo in terre pericolose – Silvia De Biasi ha ricordato di quando, nonostante una pallottola lo avesse ferito, Egli continuava a scattare e raccontare quanto gli accadeva attorno – coraggio che, affettuosamente, gli è valso l’appellativo di ‘folle’, ‘Italiano Pazzo’, perché ogni sua foto racchiude in sé una curiosità coraggiosa, una volontà ferrea accompagnata da una intelligenza vivida eppure profondamente umile.

La retrospettiva presenta un corpus di oltre 200 fotografie, moltissime inedite, ma anche altri elementi fondamentali ai processi intellettuali che hanno interessato Mario De Biasi: disegni, ceramiche, schizzi da lui realizzati che, come altri media oltre alla fotocamera, erano una sorta di estensione del sé, del suo modo di osservare, indagare e raccontare il tempo secondo un senso ed uno spirito di inusitata universalità. Manufatti che per la prima volta si palesano agli occhi dello spettatore, generando una corale interpretazione di un vissuto formidabile – si pensi, ad esempio, ai disegni su carta intestata degli innumerevoli hotel in cui ha soggiornato, un viaggio nel viaggio da compiere, oggi, a ritroso – e che, per volontà allestitiva, tornano anche nelle quinte d’esposizione, sì da avvolgere nel mondo del fotografo anche il pubblico, affinché ogni scatto, ogni dettaglio costruisca un ponte emotivo con il presente, con chi osserva, spingendo ad indugiare in quella insaziabile curiosità che ha caratterizzato la sua intera esplorazione fotografica, sociale, culturale e storica.

Tra gli aneddoti che hanno costellato la presentazione della mostra, sono emerse le tante profonde amicizie che De Biasi ha intrattenuto con artisti ed intellettuali del suo tempo, di cui restano dediche, corrispondenze, articoli; Bruno Munari, ad esempio, in uno scritto dedicato al fotografo, ragionava su quanto ogni professionista, ogni lavoratore, si riposasse, anche la domenica, dedicandosi a passatempi o altre amenità; di De Biasi disse “Lui no”, perché Lui era sempre pronto a mostrare quanto lo circondava, a mostrare, per citare ancora Munari, “i capolavori che i nostri occhi non vedono” quasi che la fotocamera fosse un’estensione del suo corpo ed una ulteriore proiezione della sua vista.

Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003 accoglie il pubblico in un percorso ascensionale terra cielo cromatico – poiché i colori erano un altro elemento principe nel processo maieutico di De Biasi – dall’Azzurro mare del piano terra, al Rosso Epoca del primo piano sino al Giallo sole dell’ultimo piano. Suddivisioni che, al loro interno, dipanano le diverse sezioni tematiche, ben dieci: “il racconto dei grandi eventi storici, i viaggi esotici, i ritratti di personaggi potenti e famosi, le scene di vita quotidiana, i volti anonimi, sfociando poi nel concettuale e nell’astratto” nei quali si scoprirà per la prima volta l’intera sequenza dello scatto più amato del De Biasi ‘Gli Italiani si voltano’, del 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film, in cui “una splendida Moira Orfei vestita di bianco passeggia per il centro di Milano, attirando lo sguardo di un gruppo di uomini” e “scelta da Germano Celant come immagine guida della sua mostra al Guggenheim Museum di New York, “The Italian Metamorphosis 1943-1968”.

La mostra determina quanto il direttore artistico della Casa dei Tre Oci, Denis Curti ha definito “brani visivi di un ‘900 che oggi appare lontano ma che non smette di muovere curiosità”, un poliedrico desiderio di conoscere, creare, raccontare che hanno portato Mario De Biasi a narrare per immagini cronaca mondiale, viaggi, natura, ritratti delle grandi star, eventi che avrebbero fatto la storia del secolo e anche dettagli, gesti, istanti del quotidiano di un Novecento che cambiava. A fare da contraltare alle fotografie vi saranno due sezioni video e reperti che lasceranno immergere nel quotidiano casalingo del fotoreporter, un quotidiano letteralmente subissato di libri, quaderni e oggetti cari che dialogheranno con l’architettura del palazzetto neogotico così come De Biasi dialogava con il mondo attorno a sé.

Mario De Biasi, Fellini e Masina, Venezia, 1955 © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano

A chiudere la retrospettiva, un catalogo, edito da Marsilio, accompagnato da saggi di Enrica Viganò, Denis Curti e Angelo Ponta.

Io sono felice quando le persone che incontro mi ringraziano per aver fatto loro scoprire cosa c’è intorno.

MDB

Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003
CASA DEI TRE OCI
Venezia, Giudecca 43,
13 maggio – 9 gennaio 2022

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.