orecchio di Dionisio
L'orecchio di Dionisio. Simone Forti

L’orecchio di Dionisio, o di come vedere l’invisibile

inviṡìbile agg. – 1. In senso generico, non visibile, che non può essere veduto. Si dice, in partic.: a. In senso assoluto, di ciò che, per essere puro spirito o comunque incorporeo, non si manifesta materialmente

Una visione della sottrazione, un mutamento di immaginario per uscire dalla dittatura dell’immagine. Il tentativo di progettare uno spazio in grado di fornire consistenza materiale al non-materiale, di dare forma all’invisibile. Scommessa o provocazione? Certamente un modo per ripartire dopo il lungo lockdown che ha decretato la chiusura, tra gli altri, anche dei luoghi della cultura.

Riparte così Galleria Raffaella Cortese di Milano, con una mostra acustica dal titolo L’orecchio di Dionisio che si snoda lungo i tre spazi della galleria e ospita i lavori di tre differenti artisti: Simone Forti, Miroslaw Balka e Marcello Maloberti. Diversi per attitudini, esiti e approccio creativo, le loro intenzioni si armonizzano in una drammaturgia che è intenzionalmente quella del suono e che fonda nuove modalità di relazione e contatto con l’opera d’arte. 

Perché se è vero che la proliferazione della comunicazione, in questo scenario pandemico, ha subito un’importante accelerazione in termini di produzione di immagini, è altrettanto vero che da qui si vuole ripartire, dall’Ascolto.

Così Susan Sontang, “Sulla fotografia” (1977): “Una società capitalistica esige una cultura basata sulle immagini. […] L’ultima ragione del bisogno di fotografare tutto è nella logica stessa dei consumi. Consumare significa bruciare, esaurire, e postula quindi una necessaria reintegrazione. Man mano che facciamo e consumiamo immagini, abbiamo bisogno di altre immagini e di altre ancora. Ma le immagini non sono un tesoro per impadronirsi del quale occorra perlustrare il mondo; sono esattamente ciò che abbiamo a disposizione ovunque si posi il nostro occhio […]”

Raccontare tramite l’assenza, l’attesa, la sospensione del tempo. Raccontare come da dentro a una grotta, lasciando che l’immaginazione indugi su ogni raggrumarsi dell’ombra – quella a cui fa riferimento il titolo della mostra è la grotta artificiale che si trova nell’antica cava di pietra detta Latomia del Paradiso, sotto il Teatro Greco di Siracusa, la cui particolare forma ad orecchio d’asino ne fa un luogo di amplificazione acustica dei suoni.

La mostra ospita nello spazio centrale di Via Stradella 7 Simone Forti con un sonoro registrato da una sua performance “Face Tunes” (1967) [10’ 15’’]. Durante la performance, i profili di sette volti disegnati su un lungo foglio di carta arrotolato scorrevano lentamente da sinistra a destra come fossero uno spartito. I profili vennero tradotti in suoni in tempo reale tramite un flauto a coulisse alla cui estremità era posta un’asta. Il performer, mantenendo il flauto parallelo al foglio, seguiva il profilo di ciascun volto andando così a suonare lo strumento e a realizzare la composizione.

Al civico 1 di via Stradella si trova invece l’opera 61 x 59 x 31 / Sereno è (2006/2017) dell’artista polacco Miroslaw Balka: ripetizione ritmata, quasi elegiaca, delle parole “Sereno è” del cantante Drupi che molto successo ha riscosso in Polonia durante gli anni della giovinezza di Balka.

Infine, in via Stradella 4, è presente Marcello Maloberti con Cicerone (2018) [19’ 34’’]. La voce di una guida dell’oratorio Suardi, Roberto Carozzi, descrive l’affresco di Lorenzo Lotto. Ma l’affresco non c’è e di colpo l’assenza viene a essere condizione della presenza e fa dell’opera un contenitore aperto alla molteplicità della visione. 

Mi sono imbattuta, pochi giorni dopo aver visitato la mostra, in queste parole di Filippo Timi (tratte da Postfazione. Il mal dei ciechi)[1]. Un segno, ho pensato. Visibile dentro l’invisibile. 

 “Si può solo cantare un’immagine. Lo sguardo che trova la voce di un’immagine è uno sguardo felice, anche se canta una visione terribile… è uno sguardo felice.”

[1] in Francesca Alfano Miglietti, A perdita d’occhio, Visibilità e invisibilità nell’arte contemporanea, Skira, 2018


L’orecchio di Dionisio
Simone Forti, Miroslav Balka, Marcello Maloberti
Galleria Raffaella Cortese, Milano
23 giugno – 18 settembre 2020