Micaela Lattanzio, Cosmogonia, detail, 2019, courtesy the artist

La natura cosmogonica nel corpo di Micaela Lattanzio

Un viaggio attraverso il corpo, la natura e il cosmo. Dal frammento del particolare all’armonia universale nel Corpus Imago di Micaela Lattanzio, mostra a cura di Alessia Carlino presso la Galleria Emmeotto di Roma, fino al 31 gennaio 2020.  

Nelle tre sale della galleria romana, bellissimi spazi della storica dimora quattrocentesca di Palazzo Taverna, Micaela Lattanzio presenta un progetto in crescendo, l’evoluzione, attraverso lavori inediti e non, di un percorso artistico e personale.

L’artista traccia un iter graduale che stimola il visitatore all’osservazione attenta e profonda partendo dall’analisi minuziosa di quelle piccole porzioni di materia che compongono il nostro mosaico corporeo e figurativo. L’inizio dell’Opera della Lattanzio è il frammento, il tassello (fotografico), quel DNA che innesca un processo generativo e trasformativo fino poi all’ancestrale ritorno compositivo del disegno primigenio. 

La questione di Jean-Luc Nancy, che introduce il testo curatoriale della mostra, è senz’altro indicativa di un transito evolutivo che l’artista opera in questa personale. Riportando quell’interrogativo, ovvero Dove si radica, se non nella corporeità, la dimensione estetica-ontologica della finitezza? Attraversiamo e oltrepassiamo i limiti del corpo materico per abbracciare un infinito cosmico, abbandoniamo in senso metaforico la nostra fisicità e ci apriamo a una dimensione di accoglimento del nostro sé e dell’altro. 

Di fatti, l’artista ci riferisce È importante entrare in connessione, l’arte è il veicolo per aprire un’osservazione più profonda. Imparare a guardare è ritrovare il valore del significato di empatizzare.

Dai Fragmenta di natura fisica/figurativa presenti nella prima sala, lavori di un progetto che l’artista porta avanti da diversi anni, ove il focus è dato dalla destrutturazione corporea al fine di comprendere meglio quella minuscola e iniziale ‘parte’ di noi stessi, effettuiamo progressivamente, dalla prima alla terza camera, un passaggio intimo e naturale. Entriamo in quello che simbolicamente rappresenta lo spazio interiore, la raccolta di ciò che siamo, eccoci al centro del giardino dell’essere. In questa sala di mezzo fiorisce e cresce la consapevolezza dell’integrazione di quel frammento-seme che è legame linfatico, i sensi tutti si amplificano nell’opera Florilegio, un’antologia fiorita che evoca un sentimento panico, la percezione di essere davvero in uno stato di fusione uomo-natura.

In questo spazio multisensoriale, l’arte installata rafforza il processo trasformativo accompagnando il visitatore nella successiva fase di ricomposizione e ritrovamento di quel tutt’uno iniziatico, ovvero il frammento come parte di assoluta unicità. L’arte della Lattanzio è presenza attiva e va ben oltre la fisicità estetica, l’artista ci conduce a una visione che travalica il corpo e l’immagine stessa, ci spinge a vedere e sentire l’immaginario, la geometria cosmica che unisce il visibile e l’invisibile. Siamo nell’ultima sala in cui la natura è cosmogonica, le opere che chiudono il progetto in realtà rappresentano una ulteriore apertura, l’origine di ogni cosa che si armonizza nell’insieme, un ricongiungimento all’inizio laddove il frammento è la matrice, l’idea dell’artista che avvia l’intero processo dell’essere verso la riunificazione e relazione. Ecco allora che la ricerca della Lattanzio assume valenza d’indagine a tutto tondo uomo-natura e il legame che interconnette l’uno all’altra. Frammentare è aprire il corpo fisico affinché si espanda oltre i confini e superi limiti epidermici per ritornare a connettersi con l’altro e l’ambiente. Mediante la fotografia e, attraverso la luce, l’artista genera forme e strutture sempre nuove, i tasselli frammentati non sono che porzioni di un microcosmo in un continuum prospettico macrocosmico di cui siamo parte e unicum. Ecco che in tal senso, la natura cosmogonica nel corpo dell’artista rivela l’intera Opera e il significato di un modus operandi che stimola la visione e l’intuizione di un insieme, disegno originario, un mosaico unico e universale racchiuso in una particolare molteplicità di frammenti. Il Corpus Imago dell’artista ci apre e invita a esplorare la dimensione oltre il visibile per ritrovare quel senso di relazione cosmica e infinita armonia.

Micaela Lattanzio. Corpus Imago
A cura di Alessia Carlino
Fino al 31 Gennaio 2020

EMMEOTTO
Palazzo Taverna – Via di Monte Giordano 36, Roma