La marcia delle donne

La città di Cassino ha scelto l’immagine che rappresenterà l’anniversario dei suoi ottant’anni dalla distruzione: Due donne di Alessia Forconi. Pubblichiamo, col bozzetto della scultura, che verrà collocata a Cassino all’incrocio di Via Gaetano Di Biasio con il Corso della Repubblica, alcune pacate riflessioni.

Il festival di Sanremo è appena terminato e stiamo ancora tutti a chiederci quale fosse il senso della maglietta indossata dalla Ferragni: “sentiti libera”. Che mai vorrà dire? Mi sa che dovrei riposare un pochino, la Ferragni non indossava una maglietta, ma un lungo vestito, e il festival era quello dell’anno passato. La differenza, come il senso della frase, mi è sfuggita. Come ha scritto, tempo addietro, l’artista Giuseppe Veneziano, in una società come la nostra avere successo ed essere bravi è sovente una colpa; dall’essere osannati a scivolare su un pandoro basta un attimo. La stessa cosa accade con le statue: collocarle nelle piazze, significa indicarle come esempi di virtù; se masse inferocite si ostinano a tirale giù dal loro piedistallo, vorrà dire che in certi modelli – ladri, schiavisti, pedofili – la società non si può identificare. Non che prima si riconoscesse: semplicemente le colpe di quei tali non erano state rivelate. Oggi, far finta di niente è difficile, come è difficile che il fantasma di Saddam o di Montanelli sventoli sotto il nostro naso un assegno da un milione. A dirla tutta, se uno scultore vuole assicurare al suo lavoro lunga vita, la cosa migliore da fare è evitare i famosi. Bene ha fatto dunque Alessia Forconi a progettare il suo monumento per ricordare la rinascita di Cassino a ottant’anni dalla sua distruzione come un’allegoria: nessuna figura storica da celebrare, solo due donne che procedono in una composizione concentrica sfiorandosi con una mano e con un piede. L’intento che le muove è il medesimo, proprio come la veste che le cinge; diverso è però il senso del cammino. La prima, più anziana, rivolta verso la cittàdistrutta, porta in mano le rovine di una torre campanaria; rappresenta il passato, da non dimenticare. La seconda, procedendo in direzione opposta, tiene alta la luce di un prisma, la speranza nel domani. Passato e futuro coesistono su un basamento rotondo dove sono incise le impronte di chi è vissuto e di chi verrà, simbolo e augurio di seguire il solco tracciato dalla coppia per la nuova città. Le donne, lo sappiamo, non procedono mai sole. E se provassimo a metterci in cammino insieme a loro?