Ennio Calabria, Fotoritratto dell'artista, ph. Alessandra Pedonesi

Il valore dell’autentico nella pittura. Il ricordo del Maestro Ennio Calabria

La mattina del 1° marzo si è spento il Maestro Ennio Calabria, all’età di 86 anni, a Roma, a pochi giorni dal suo ottantasettesimo compleanno. L’artista è nato il 7 marzo 1937, a Tripoli in Libia, per poi trasferirsi a Roma, ove ha vissuto e lavorato.
Ogni opera, ogni parola, ogni gesto compiuti dal Maestro Ennio divengono pagina di un diario intensamente sentito e filosofico-sociale che scalfisce, carezzevolmente, la vita di chi ha avuto la possibilità di sfiorare il suo animo.

La mattina del 1° marzo si è spento il Maestro Ennio Calabria, all’età di 86 anni, a Roma, a pochi giorni dal suo ottantasettesimo compleanno. È nato il 7 marzo 1937, a Tripoli in Libia, per poi trasferirsi a Roma, ove ha vissuto e lavorato.
Ogni opera, ogni parola, ogni gesto compiuti dal Maestro Ennio divengono pagina di un diario intensamente sentito e filosofico-sociale che scalfisce, carezzevolmente, la vita di chi ha avuto la possibilità di sfiorare il suo animo.

Quando lo chiamai la prima volta per accordarci su un testo, dedicato a una sua opera, si raccomandò di essere chiamato semplicemente Ennio. Del resto, la grande semplicità e umiltà sono sempre afferenti al genio. Ed Ennio aveva uno spirito geniale e un’acutezza che lo hanno accompagnato fino alla fine.
È stato un onore per me averlo conosciuto in questi ultimi anni, anni in cui non ha perso un centimetro della sua perseveranza, della sua lucidità, del suo sapere e della sua voglia di conoscere, apprendere, porsi domande, dialogare con gli altri. La voracità nel voler condividere le sue esperienze e osservazioni non è mai diminuita. Non aveva importanza chi fosse il suo interlocutore; ogni persona dalla più giovane alla più anziana, purché fosse legata alla curiosità, era suo compagno di viaggio nello scambio di idee. Era assetato del buon vivere.

Vita, arte e sviluppo del pensiero si intrecciavano nei suoi occhi come un legame indissolubile.
Tanto pregna, quanto il suo modo di studiare, apprendere e interpretare gli sviluppi del contemporaneo, era la maniera di affrontare la tela bianca in un lavoro, in cui la singola pennellata era strutturata dimodoché l’insieme del soggetto stabilisse un orientamento di veduta significativo e auto-discorsivo sullo scorrere del tempo. Un tempo che ha respirato nella sua mutevolezza dall’annessione dell’Etiopia (1935-1936) all’Italia fino ai giorni nostri, in cui l’impero delle tecnologie e della rete convive con disastri umanitari e una dilagante povertà. Guarda densamente a tale paradosso parossistico il suo Autoritratto. Scambi vuoti con la ragione (2012), esposto nella mostra Recondita Armonia, curata dalla Gallerista, Curatrice di Preferiti, Arte Contemporanea, e Responsabile del Settore Arte del Palazzo Santa Chiara, Carla Mazzoni. L’Autoritratto richiama un dualismo ossimorico che riprende quella nullità prodotta da una perdita di senso, in cui la ragione si ritrova costretta e, al contempo, implica quello sconfinamento necessario nel termine di “vuoto” per consentire un ri-affioramento di quel nesso inevitabile con la sostanzialità delle idee. Nei suoi autoritratti è netta la sottrazione dai riferimenti della società tecnologica che compare, altresì, precipuamente nella produzione del Maestro per definire un riflesso dell’io-artista come interprete di una semantica delle modificazioni costanti contemporanee. Nell’Autoritratto del 2012, tuttavia, inscrive simbolicamente, nello spazio che si colloca tra il palmo della mano destra e sinistra, una scrittura che si muove tra passato e presente. Numerosi sono stati anche i Ritratti politici, in cui emergono le tendenze etiche dell’uomo moderno: da Stalin a Mao, da Che Guevara a Gandhi – come ricorda il Professore e Critico Gabriele Simongini nel suo Addio.

La densità pittorica – che connota un linguaggio tanto reale quanto personale nella costruzione spaziale, prospettica e figurale – è intrisa dalla costante gestazione del nuovo ed è riconoscibile come traccia della complessità dell’essere e dell’esistere nel dedalo delle metamorfosi epocali. Si sa anche che, in difesa di un microcosmo in periglioso oscillamento, l’uomo fugge la deriva verso Itaca. E quel luogo recondito, quella patria leggendaria per te, caro Maestro, era il tuo studio e casa.

Un luogo magico e di grande poesia per la quantità di opere, mezzi pittorici, libri e numerosi oggetti che lo arricchiscono. La pittura si esprime come sintesi del pensiero, come meditazione rassicurante nei momenti di irresolutezza del presente, come segno direzionale verso un ulteriore passaggio, come memoria del hic et nunc, ma soprattutto come traduzione del proprio essere. Non è stata mai esente dall’incontro tra diverse stratificazioni storiche che, memori del pensiero di Enzensberger, spingono il binomio spazio-tempo a una necessità di iniziare l’arte su fondamentali rifondanti. Il tempo sincrono non abnega le sue origini e le collisioni con il passato, né permette la fagocitazione del flusso di pensiero: il linguaggio pittorico è necessariamente progressivo e ricolloca l’opinabile nel suo orizzonte di precarietà e indeterminazione. Nell’uomo il non confinabile assume una caratterizzazione propria di un io soggettivo che spinge il tratto a rendersi concreto fino a toccare e svelare quella tentata ordinamentazione psichica. Ciclico, il cromatismo si manifesta come citazione dei primari blu, rosso e giallo e narrazione del tramonto del finito e di rinascita che si impone di avverarsi da un elemento cristallino, puro ma altrettanto fortunale. Eloquente è il rifiuto di modelli normativi consueti nel delineare una figura risolta. La forza espressiva sottrae l’esplicitazione. Lo studio interiore e depositario di un relazionismo panico non invalida la Vanitas che si dichiara tramite un materialismo lucido e una sensualità ombrosa. Verità nell’enfasi è altra opera sintomatica di come la pittura sia strumento indispensabile per porsi alla ricerca di ciò che sottende un’immagine iconica come la rappresentazione del sé in questo spettro di ricerca pronunciato. Il soggetto, dunque, non è mai statico né nella posa, né nella sua visione di senso, ponendo l’osservatore alla ricerca continua di una nuova prospettiva.
Il Professore e Critico Lorenzo Canova, nel suo ricordo, scrive: Ennio Calabria, che ci ha lasciati oggi (venerdì 1° marzo), ha dato un contributo importante al rinnovamento della struttura dello spazio pittorico tra Ventesimo e Ventunesimo secolo, grazie a una riflessione personale e consapevole sul Futurismo e su de Chirico in cui la prospettiva tradizionale è stata stravolta in nome di una ricomposizione dello spazio in senso psicologico, una nuova sintesi dove la memoria e il tempo sembrano condensarsi in un punto in cui le figure e le cose vengono deformate e rielaborate da una costruzione dove i punti di vista si sovrappongono e si sincronizzano (…).

Il mio pensiero più grande va a Tiziana, sua fedele compagna e musa, con la quale, insieme al Maestro, al Professor Siena e alla mia famiglia ho trascorso una serata indimenticabile, tra dialoghi in arte. A Rita Pedonesi, che lo ha sempre seguito, giorno dopo giorno, nel suo lavoro e nell’espressione delle sue idee, curando con passione e accuratezza l’Archivio Calabria; e a Ida Mitrano, storica e critica d’arte, conoscitrice della sua opera e autrice del raffinato volume Ennio Calabria. Nella pittura la vita (Bordeaux edizioni), presentato in occasione della grande antologica Ennio Calabria. Verso il tempo dell’essere. Opere 1958-2018, a Palazzo Cipolla, mostra fortemente voluta dal Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, e curata da Gabriele Simongini, in collaborazione con l’Archivio Calabria. L’esposizione è stata inaugurata a sessant’anni dalla sua prima mostra personale, tenutasi nel 1958 alla Galleria “La Feluca” di Roma, il medesimo anno in cui è stato immediatamente individuato dalla critica d’arte fra i pittori più significativi della generazione emersa tra il 1950 e il 1960 (cfr. C. Mazzoni, R. Siena, L. Catini, Recondita Armonia, Cat. della mostra di Palazzo Santa Chiara, Roma 2022).
È in questa occasione che avvenne, per la prima volta, l’incontro con il Maestro che da tempo attendevo di conoscere e che si rivelò essere l’uomo, di cui le sue opere mi parlavano sin da quando ero solo una bambina. Sì, perché ho avuto la fortuna di scegliere ed essere scelta da un’amica, oggi per me sorella, con la quale ho condiviso la mia infanzia. Nelle giornate trascorse a casa sua, tra le diverse opere che circondavano i nostri momenti di studio e di gioco, c’erano proprio quelle del Maestro: un olio, in cui un uomo e una figura taurina avanzano in corsa, in uno spazio blu e ancora, un canoista che sta vogando sulla sua canoa. Il tessuto cromatico si trasforma e segue, sincronicamente, ai contorni del soggetto, l’andamento del moto dinamico, frammentandosi e orientandosi verso l’orizzonte individuato.
Colori, movimento e sensualità dominano i due pastelli di donna che illuminano un ambiente adiacente della casa. Una sensualità giocosa e volteggiante che appartiene anche a un ultimo lavoro che, ora, affianca i precedenti: una ballerina che, nel suo candore roseo, lascia alle sue spalle l’incendio provocato dalle rovine del circostante. E altri lavori di grande fascino che, nel ritrovamento di Ennio, hanno causato in me una considerevole commozione.
E il pensiero va anche agli amici come l’artista e critico Danilo Maestosi, e ai suoi collezionisti ed estimatori.

Un altro ricordo che conservo nel cuore è l’incontro con il Maestro, con Roberto Gramiccia e Gabriele Simongini, in occasione de I martedì critici, a cura e in presenza del Professore e Critico Alberto Dambruoso, il 7 giugno 2022, presso il Tempio di Venere e Cupido, a Roma.
L’ultima mostra che ha visto la sua partecipazione è stata La crociata dei bambini. Artisti per il disarmo, a cura del Professore e Critico Roberto Gramiccia, conclusasi a dicembre 2023, presso la Sala Consiliare di Villa Lazzaroni a Roma.
Note sono le sue conferenze, tenutesi assiduamente fino al 2023, nella sede di MICRO, in Viale Mazzini 1, a Roma. Chissà se saremo in grado di portare avanti un dialogo di riflessione così pungente?!
Come scrive anche il Professore e Critico Roberto Gramiccia, la scomparsa di Ennio Calabria rappresenta uno strappo lacerante per il mondo dell’arte anzitutto e, poi, per l’ampia cerchia dei suoi estimatori ed amici.
Ennio Calabria ha realizzato, per la Cigl e per il Pci, diversi manifesti negli anni Settanta e Ottanta, rendendo tutti i lavoratori sia committenti, sia validi interpreti delle sue opere.
L’attacco squadrista alla Cigl prese di mira una sua opera. Come afferma il Segretario Generale della Cigl, in Addio Ennio Calabria, il pittore del lavoro, Maurizio Landini: È divenuta per tutti noi emblema di un antifascismo sempre vivo e necessario. A seguito di questa vicenda, un anno dopo l’assalto venne a trovarci e a regalarci un altro dipinto realizzato per noi: Nella memoria ‘una piazza di luce; nel buio, un vagito’, un altro segno del suo straordinario affetto. (…)  A nome mio e di tutta la nostra grande organizzazione esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del caro Ennio Calabria. La nostra comunità si è riconosciuta in tante delle sue opere che scandiscono la storia della Cgil degli ultimi cinquant’anni. Ennio ha descritto attraverso la sua pittura la forza del mondo del lavoro così come le sofferenze di lavoratrici e lavoratori, la voglia di riscatto così come le ferite
Nel 1959, ha partecipato alla VII Quadriennale d’Arte di Roma, rinnovando la sua presenza anche nel 1972, nel 1986, e nel 1999. E ancora ricorda il Professore e Critico Gabriele Simongini che, nel 1961, è stato tra i fondatori del gruppo «Il Pro e il Contro», insieme agli artisti Ugo Attardi, Fernando Farulli, Alberto Gianquinto, Piero Guccione e Renzo Vespignani. Gruppo che, fino al 1964, si era dedicato anche alla redazione della propria rivista. Nello stesso anno ha partecipato alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, e dal 1974 al 1978 è stato membro del Consiglio Direttivo.
Le sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private di rilievo, come il Metropolitan Theatre di New York, il Museo Puskin di Mosca, il Museo Wroclaw di Cracovia e il Museo d’Arte Contemporanea di Sofia, mentre in Italia presso la Collezione Gucci e al Vaticano, presso le Collezioni Vaticane.
La Nuova Figurazione portata dal Maestro è stata analisi precipua, personale e, al contempo, reale del tempo che ha vissuto dagli anni ’50 ad oggi.

In chiusura, riporto la poesia “Apparizioni” che il Professore e Critico Robertomaria Siena ha dedicato al Maestro, edita all’interno del catalogo della mostra di Palazzo Cipolla Ennio Calabria. Verso il tempo dell’essere. Opere 1958-2018:

Apparizioni immense
e l’anima mirabile
alla domanda estrema
di Ennio
a nome nostro.

Rimarrà per sempre impresso, nella nostra memoria, il valore autentico della sua pittura, una voce in grado di parlare anche alle future generazioni.

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