Addio ad Ala Marinetti

Nella basilica di Santa Maria in Aracoeli, sul colle del Campidoglio, che nel 1954 l’aveva vista sposa, tra le architetture gotiche che sorgono sul tempio di Giunone Ammonitrice coperte da pitture e sculture, tra tanta arte e creatività che l’hanno accompagnata nella sua vita, sotto le sei ali di ogni serafino nei cassettoni del soffitto, l’ultimo saluto ad Ala Marinetti.

Se ne è andata 3 giorni dopo la trasmissione “F.T. Marinetti” su RAI 3 dove era apparsa in un documento della Rai, nella seconda puntata di “Inimitabili” in onda la sera della domenica di Pasqua seduta accanto alla mamma, l’artista Benedetta Cappa.  Ala appare di grande fascinosa bellezza in un tailleur scozzese dalla classe senza tempo. Bionda, snella, di un’eleganza innata, raffinata intellettuale piena di vita, un’icona di stile altera ed eterea, semplicemente straordinaria così la ricorda commosso Roberto Bilotti.

Ala, il volo, il suo nome futurista racchiude gli ideali dei genitori che divennero i suoi:  libertà, dinamismo, velocità ed ottimismo che la facevano guardare al futuro vivendo il lato positivo delle cose.  Creatività, fantasia, talento e inventiva sono stati il clima nel quale era nata e vissuta.  Il suo nome è evocativo della declinazione pittorica del futurismo come espressione del mito della modernità vissuto dal movimento marinettiano. L’entusiasmo per il volo simboleggiato dall’ala è codificato nel Manifesto dell’Aeropittura futurista, pubblicato nel 1929 firmato da entrambi i genitori F.T. e Benedetta, un desiderio prepotente di vivere le forze dell’idealismo cosmico, il carattere meccanico e dinamico dell’aviazione e le forme di lirismo fantastico, naturalistico e spiritualistico ispirate al volo.

Se ne è andata sei mesi prima della grande mostra che la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dedicherà al Futurismo,  il movimento culturale, artistico, letterario e musicale italiano dell’inizio del XX secolo nonché una delle prime avanguardie europee. Ebbe influenza su movimenti affini che si svilupparono in altri paesi d’Europa negli Stati Uniti d’America e in Asia. I futuristi esplorarono ogni forma di espressione:  pittura, scultura, letteratura, poesia, teatro, musica, architettura, danza, fotografia, cinema, gastronomia, animati e codificati da Filippo Tomaso Marinetti.  “Il Tempo del Futurismo. 1909-2024” la mostra in programma da’ottobre 2024 a febbraio 2025 si propone di rileggere i principali artisti futuristi Balla, Boccioni, Carrà, Severini, Russolo insieme agli altri esponenti e soprattutto agli animatori F.T. e Benedetta con il supporto scientifico di Ala e degli eredi Marinetti.

Ad Ala e alle sorelle Vittoria e Luce, dai nomi altrettanto futuristi, toccò il compito di portare avanti e difendere gli ideali paterni. Viveva nel centro di Roma la città che la cullò negli anni d’oro della sua famiglia nella casa di piazza Adriana riferimento di artisti, scrittori e intellettuali che costituivano uno stimolo continuo. In una intervista di Mino Di Marzio del febbraio 2009 sul Giornale.it così ricordava il padre:  «Affettuosissimo e permissivo come tutti i padri non più giovani, sempre allegro e con la battuta pronta. Mio padre aveva 45 anni quando conobbe mia madre, che ne aveva 22. Dopo otto anni ebbero mia sorella Vittoria e poi me. Quando morì avevo solo 15 anni, ma ho dei ricordi bellissimi .. era un padre presente che ci ha trasmesso le regole e l’amore per la vita. Adorava il mare e tutti insieme trascorrevamo lunghi periodi a Capri. Suonava benissimo il piano e a volte mi accompagnava quando provavo dei passi di danza. Poi mi diceva delle cose che mi sono rimaste scolpite: “Sii sempre corretta con gli altri e coerente con ciò che pensi e provi”.  Con mia madre «erano una cosa sola. Lei era una donna bellissima e lui ne era inutilmente geloso. Era molto libera spiritualmente, scriveva e dipingeva, ma era completamente devota a lui. Ricordo che certe notti mio padre aveva delle illuminazioni poetiche. Lei si svegliava e prendeva appunti». «I Futuristi nacquero perché c’era un mecenate, mio padre, che consumò quasi tutte le fortune di famiglia per farli esistere. Comprava gli stessi quadri quattro o cinque volte. A volte mia madre gli chiedeva: che cosa lascerai alle nostre figlie? Lui rispondeva: il mio nome».

Ala, nata in casa, accanto al dipinto di Umberto Boccioni Dinamismo di un footballer di Boccioni,  un calciatore che si smaterializza in un’atmosfera luminosa e guizzante, ha avuto un nome dedicato all’amore che il padre del Futurismo nutriva per il volo e la libertà. 

La testimonianza dei familiari al funerale:

Il figlio Leonardo ha parlato della grande vitalità della madre che sconfigge la morte e ha ricordato la sensibilità di Ala che raccolse il sentimento paterno della poesia e della musica.

La nipote Barbara ha ricordato di Ala la leggerezza, lo spirito innamorato della vita, il buon umore, le mani da pianista. Ciò che diceva – ha aggiunto . lo dico oggi a voi: “Coraggio state allegri”.

Il nipote Alessio ha dato una sintesi della Ala che ha conosciuto:

La, mia, Ala, è insolitamente espressiva. È in grado di parlare con gli occhi o con le sole linee del volto. La mia Ala, porta sempre con sé un profumo buono, diffonde eleganza e intelligenza. È uno spirito eternamente giovane, sempre al passo con il Nuovo. È molto abile nell’individuare e coltivare affetti profondi. Ma non ha mai paura del cambiamento. Ha gusto per la vita e vive per il gusto. La mia Ala non guarda mai indietro. Ma nutre un profondo rispetto per la sua storia e per la storia della sua famiglia. La mia Ala ha coraggio, ironia,  leggerezza e plana sulle cose dall’altro, non ha macigni sul cuore. La mia Ala ha tatto e fare poetico. Stupisce sempre la tenerezza con cui sa esprimere amore. Come stupisce la fermezza epica del suo rimprovero. La mia Ala tiene allenata la mente e infiammato il cuore. Oggi il mondo perde un po’ di bellezza. Ed è nostro inderogabile compito darne alla luce più quanta ne svanisce.