«È un’idea semplice, creare un sistema per produrre una “forma” emblematica unica per ogni persona sul pianeta» afferma l’artista, durante la sua partecipazione alla Biennale di San Paolo del 2008, «naturalmente è complicato e poco pratico, ma poiché spesso riteniamo l’arte un “sogno impossibile”, ho pensato che avrei potuto provarci».
Difatti, tra il 1988 e il 1992, Allan McCollum realizza “Collection of Drawings”, installazione monumentale composta da oltre duemila elementi. La ricerca artistica, che si estende per oltre cinquant’anni, analizza l’idea di “collezione” – che sia di disegni o sculture, decine o migliaia di elementi –, dove le opere sono apparentemente connotate da una certa ripetitività seriale. Tuttavia, nessuna di queste tavole è identica all’altra, ogni singola è caratterizzata da variazioni sottilissime, sia nella forma che nel colore. Così, nonostante la loro apparente somiglianza, ognuna porta con sé unicità, differenziandosi dalla massa e affermando la propria individualità.
MINIME VARIAZIONI. Drawings and Plaster Surrogates è uno straordinario progetto dal taglio museale, concepito appositamente per lo spazio principale della Galleria Fumagalli di Milano. L’intero ambiente – compresi i quattro tavoli ricoperti da teli grigi e le pareti bianche – è invaso da seicentosessanta disegni che, suddivisi in gruppi, paiono come un organismo unico, un mondo di ombre.
Ogni dettaglio è curato con estrema precisione: piccole cornici di legno accolgono infiniti fogli bianchi, ognuno dei quali ospita forme geometriche dai contorni netti, delineate e riempite da un fitto strato di matita nera. Un dialogo sottile tra vuoto e pieno, dove ogni immagine – creata da dei modelli in plastica – sembra replicarsi ininterrottamente in un’ambiente quasi claustrofobico.
Le forme geometriche, all’apparenza simili tra loro, rivelano una varietà di sfumature e dettagli che si svelano lentamente. L’unicità e la ripetizione trasformano lo spazio espositivo in un ambiente dinamico, suggestivo, in cui il pubblico è invitato a immergersi: un’esperienza totale, visiva e concettuale.
L’installazione di McCollum riflette su uno dei grandi paradossi dell’esistenza umana: ogni individuo aspira a far parte di un gruppo, ma al contempo desidera preservare la propria identità; è l’eterno conflitto tra il desiderio di conformarsi e la necessità di distinguersi, tra l’aspirazione all’individualità e la pressione verso la uniformità. Proprio per questo, le forme nere evocano l’immagine dei simboli araldici, i blasoni delle antiche casate nobiliari, suscitando un senso di appartenenza a qualcosa di grande.
Il maestro dell’arte concettuale, con i suoi “Drawings”, ci pone di fronte a una domanda: quello dell’essere umano è un bisogno di appartenenza o di diversità?
È importante tener presente che, fin dagli anni Settanta, McCollum esplora la rigida divisione tra la produzione artigianale di opere d’arte uniche e quella su larga scala; un confronto che si estende anche all’analisi dell’interazione, sfidando l’idea tradizionale di un pubblico anonimo e impersonale, e proponendo nuove possibilità di identificazione per gli spettatori. In questo modo, l’artista si pone contro le rigide categorizzazioni dell’arte, che vogliono dividere produttore e fruitore in base a criteri di istruzione e classe sociale. Di fatti, l’opera di McCollum è frequentemente associata a quella di alcuni suoi contemporanei – Michael Asher, Daniel Buren, Andrea Fraser, Louise Lawler e Allan Ruppersberg – proprio per l’interesse nei confronti dei processi di ricezione culturale.
L’installazione MINIME VARIAZIONI. Drawings and Plaster Surrogates di Allan McCollum è visitabile presso la Galleria Fumagalli di Milano dal 18 gennaio fino al 29 marzo 2024.