I Codici della Trasparenza | Fabio Ricciardiello

I Codici della Trasparenza, il progetto time & site specific di Fabio Ricciardiello per Adiacenze, a cura di Azzurra Immediato, immerge il pubblico in una dimensione di svelamento immaginifico e sorprendente. Fino al 17 settembre un’occasione di meraviglia…

Ciò che non vediamo è, talvolta, più prezioso di quanto la superficie manifesti.

Sono le parole che accoglieranno, sino a domenica 17 settembre, il pubblico de I Codici della Trasparenza, progetto inedito di Fabio Ricciardiello, a cura di Azzurra Immediato, ideato per Adiacenze, a Bologna.

Ma cosa sono ‘i codici della trasparenza’? A detta dell’artista – fotografo, designer e scultore partenopeo di base a Milano – si tratta di elementi dal fascino ancestrale e non solo…

I codici della trasparenza sono quegli elementi che sommati, formulati, generano l’intuizione che diventa poi, opera fisica. Un codice che mi permette di vedere quanto a molti non appare e di maturarlo,tradurlo, a volte, in esperienza fisica.
Una ricetta segreta che si svela per essere tramandata, trasmutata e profondamente percepita.

Appare dunque uno svelamento, qualcosa che ha radicamenti primordiali, che si fonde con la primigenia del creato per farsi sostanza, qui ed ora. La mostra, difatti, si dipana in un percorso sorprendente, avvolgente, eroiticamente filosofico ed esoterico nella sua limpida liricità. Se il colore rosa, al piano terra, avvolge il pubblico attraverso forme ed elementi ancestrali, simbolici ed ironici, al piano ipogeo di Adiacenze che riporta alle radici dei primi insediamenti della città di Bologna – muta, si trasforma e ammanta l’occhio in una dimensione perturbante ed affascinante.

Codici e Trasparenza, lemmi apparentemente paralleli eppur oppositi, consciamente od inconsciamente interpretabili. Ogni codex è filiazione epifanica d’intuizioni e salde costruzioni metodologiche inquadranti i meccanismi precipui di semantiche narrative e funzionali, i cui processi sono per lo più invisibili, mentre la trasparenza ha carattere pluridimensionale, giunge da lontano, spinge verso sentieri ignoti capaci di delineare confini non battuti e, perciò, latori probabili di meraviglia, stupore e svelamenti.

Si legge così nel testo critico a firma di Azzurra Immediato che accompagna la mostra di Ricciardiello. Qualcosa che stupisce, un simbolismo che si fa culto senza tempo, permettendo di andare oltre, lontano da antichi clichés; qualcosa che, al contrario, si trasforma in un atto creativo universale. Fabio Ricciardiello attinge dal mondo della sua memoria, intima e stratificata, unendo sapientemente, l’alto e il basso, il noto e l’ignoto, divenendo metafora universale e oggettiva, empatica e visionaria di qualcosa che attraversa le vite di tutti noi.

Dall’abbraccio e dalla rosea carezza della prima parte della mostra, la discesa ipogea attesta e svela altro di diverso e straordinario, racchiudendo, nella sintesi più pragmatica di una estetica fondativa, le grammatiche che fanno capo alla ricerca di Ricciardiello: fotografia e scultura.

Qui, nelle viscere di una Bologna a tratti sconosciuta, si incontrano opere di rara potenza, ove al centro di tutto c’è Il pranzo della domenica, scultura installativa in cui si incontrano archetipi mitologici classici, emblemi della cultura italiana, elementi di memorie collettive, laddove i concetti di dono, accoglienza, condivisione mostrano il potere di un sortilegio cui l’artista ha dato origine attraverso una azione di stampo performativo destinata, però, ad esser replicata dal pubblico o per il pubblico, nei giorni di mostra…

Forma. Apparenza. Ingegno. Cre_Azione. Ricciardiello delinea quel processo indagatore di verità assopite assunte nella sfera della memoria collettiva e primigenia, sollecitando la riscrittura ideale di un abbecedario capace di rileggere quanto non più nitido. Cosa vediamo quando osserviamo? Cosa immaginiamo? Ogni opera d’arte dovrebbe avere il compito di interrogare, svelare, indicare una nuova strada interpretativa, per essere estetica priva di cosmetica, oltrepassando il luccichio della superficie ed agguantare qualcosa d’altro.
La cre_Azione ideale dell’artista ha subìto il fascino umano della materia, della luce, dell’acqua, dei simboli, tale da rendere tangibile e replicabile l’agire mediante una convers_Azione corale’

Si legge ancora nel testo critico. Aggirandosi nelle sale di Adiacenze, le opere di Fabio Ricciardiello innescano un dialogo di eterogenea empatia. Lo spazio assume un ruolo che definisce il rapporto tra materia e sua intepretazione, sua fisicità. Nella forza del modellato scultoreo si innestano dettagli di un tulle ceramico di preziosa fattura e fioriscono tutti quegli elementi associati ad un lugubre pregiudizio. Il trionfo della vita è assoggettato alle regole del quotidiano, eppure l’artista, grazie ad un abbecedario peculiare, destina lo sguardo umano ad una nuova prospettiva.

C’è una domanda che accoglie e non distoglie l’astante, o meglio, sono molte le domande che questa mostra porta in scena. Ed esse sono il vero codex da decrittare, per far sì che il significato del progetto diventi una evocazione al di fuori dello spazio e del tempo espositivo.


I CODICI DELLA TRASPARENZA sono la chiave di volta per fa sì che quanto è invisibile possa trovare salvifico modo d’esser svelato ad ognuno di noi? Cosa vediamo quando nulla appare? È una storia di immagini, materia, presenza, assenza ed immaginazione, quella umana. Non resta che mettere alla prova la propria visione, la propria immaginazione, persino la cieca certezza dell’invisibile per poter toccare con mano tutto ciò che non saremmo capaci di far apparire nella realtà.

Qui! Ora!
È giunto il tempo di decifrare il desiderio della creazione.




I CODICI DELLA TRASPARENZA | Fabio Ricciardiello
a cura di Azzurra Immediato
ADIACENZE
Vicolo Spirito Santo 1/b
Bologna

Dal 6 al 17 settembre 2023
16.00 – 20.00 o su appuntamento
ingresso libero
info www.adiacenze.it

Roberto Sala

Editore, graphic designer e fotografo d’arte, dal 2012 è docente di Metodi e tecniche dell'arte-terapia presso l'Accademia di Brera nel corso di laurea specialistica di Teorie e pratiche della terapeutica artistica. Direttore della casa editrice Sala Editori specializzata in pubblicazioni d’arte e architettura, affianca alla professione di editore quella di grafico, seguendo in tempi recenti l’immagine coordinata delle più importanti manifestazioni culturali della città di Pescara fra le quali si segnalano: Funambolika e Pescara Jazz. Dal 1992 è Art Director della Rivista Segno per la quale dal 1976 ha ricoperto diversi ruoli e incarichi. Dal 2019 è Direttore Editoriale di Segnonline per il quale traccia la linea politica e di sviluppo del periodico. roberto@segnonline.it