Ritratto di Giuseppe Vassallo nello studio, 2024, ph. Miriam Iervolino

Giuseppe Vassallo. Le radici della rinascenza

Il mese di novembre porta la bussola della rubrica “La pittura contemporanea in Italia” nel caldo paesaggio siciliano, più precipuamente a Palermo, città natale di Giuseppe Vassallo, ove vive e lavora. Ed è proprio nei territori della sua pittura che ci inoltriamo, prima della nebbia invernale.

Una dolce decadenza dalle vibrazioni stridule inscrive la breve Primavera, prima della nebbia, nella continua evoluzione della natura temporanea dell’umano.
Sorge, così, il caldo mistero di volti ceramici, il cui tenue incarnato viene inebriato da sfumature di acqua marina. La rinascita esiodea compie il mistero della Preghiera d’autunno.

Il paesaggio equoreo concentra quel poetico binomio di bellezza ed epilogo, caratterizzante in precedenza le rovine delle città in molti dipinti ed affreschi, come gli enormi massi caduti sotto i fulmini del dio Giove ne La caduta dei Giganti di Giulio Romano.
La rovinosa fine, nelle opere del nostro, si sposa con la pungente e armoniosa soavità umana che attira il ciglio empaticamente verso l’interiorità dei soggetti.

Il dinamismo del pensiero narrante si esprime nella diversificazione delle pose degli individui, nel loro abbandonarsi alla flessuosità del tempo, tanto quanto nell’estrinsecarsi di una volontà perfettamente razionale nel rendere l’inconscio, conscio.

Una veduta di cielo con nubi diviene telaio scenografico, su cui due adolescenti praticano Il gioco delle ombre. La narrazione visiva ricorda l’arte del teatro delle ombre, protagoniste principali della scena. E, a ben vedere, le stesse illustrano illusoriamente la realtà precipua, allegoria della caverna platonica.
Si rinnova, dipoi, la spinta al chiarore e alla conoscenza, mai dimentiche nell’immaginario malinconico di Vassallo.
Certo è che, cogliere quanto detto, risulta più spinoso in appunti corporei come l’uomo di Un tempo estroflesso, in cui il braccio di Meleagro rammenta l’assassinio di Marat in una posa lasciva e plastica.
L’artista non tralascia, indubbiamente, quello stato di spensierato e dolce “far niente”, l’otium che concorre, in quanto “attività di autorealizzazione”, all’indagine esortativa ed intima del conoscere se stessi. Ne sono fervide immagini opere come Un antico stare al mondo e La stanza dei giochi.

Ma il gioco cos’è? Non si riferisce forse a una realtà chiusa in se stessa e con proprie regole?

Di fatto, il gioco allontana dalla vita reale, dalla luce di una finestra e della caverna per mettere al mondo un luogo privo di leggi morali e che Nietzsche assimila a un fenomeno estetico.

Ciclicamente, il gioco muta nella volontà dionisiaca di distruzione e di creazione, come si deduce da Così parlò Zarathustra. Ed è ora chiaro il filo che da Sedimentarea ci spinge fino ad opere come Clorosi ferrica, in cui l’uomo, come una pianta soggetta a fisiopatia, è denudato della propria linfa vitale e pertanto costretto in un abbandono corporeo, in attesa di un terreno fiorente, di un concime per le sue radici.  


IN DIALOGO CON L’ARTISTA

L.C. Simbolismo, mitologia e natura sono le tre voci che corrono lungo il tempo disteso della tua produzione pittorica…
G.V. È stato un lungo processo quello che mi ha portato oggi a definire un percorso che ancora ha tanto da offrire alla mia indagine. Potendola chiamare effettivamente ricerca, è ciò che soddisfa il mio incedere in questa pratica tanto lenta, quanto entusiasmante.
Partendo dagli studi accademici dei grandi maestri del passato, dai paesaggi dei pittori veristi dell’800 siciliano e non da una breve incursione, approdando poi nell’immagine fotografica del ‘900 come pretesto per inserire le sue figure in spazi interstellari, immersioni in fluidi pulviscolari ed amniotici, torno oggi alla classicità e trovo, in essa, la risposta alle mie esigenze di natura primordiale, di rapporti osmotici con l’habitat circostante, di rappacificazione con l’elemento naturale, attualmente tanto travagliato e complesso.


L.C. I soggetti ritratti sembrano essere colmi di un ciglio melanconico, rispetto al fine equilibrio della vita…
G.V. Oggi capisco che questa melanconia, in fondo, non rispecchia altro che la mia natura e non posso che prenderne atto. Anzi, sto cercando di farne un punto di forza della mia ricerca, cercando di evitare l’incombenza dell’immagine di un “passato” glorioso.
Il Tempo è sicuramente una componente fondamentale del mio lavoro; mi attirano gli oggetti e le immagini che perdurano in esso, li colleziono, creo dei feticci, me ne circondo in studio, e creano una condizione rassicurante che mi aiuta nella costruzione di queste immagini e di questi soggetti.
Un’operazione quotidiana che alimenta una certa idea di eterno, di invano “per sempre”, trovando luogo, in questa impossibilità, la manifestazione di un velo malinconico e nostalgico che si posa leggero, come polvere sulle opere, così come in studio.

L.C. La fotografia in bianco e nero appare come strumento concettualizzante e “interspaziale” nella sua atemporalità…
G.V.  La fotografia ha sempre avuto un ruolo fondamentale nel mio processo creativo. È per me uno strumento a servizio della pittura, un po’ come alla nascita nella metà del IX secolo.
Mi viene in aiuto nel suo bianco e nero o, meglio, nei suoi “grigi”, in quanto mette da parte la natura cromatica della chimica degli oggetti e delle figure, permettendo così una più profonda fruizione degli sguardi o dei paesaggi che rappresento.
Ad ogni modo, successivamente, la pittura permette di tornare sui propri passi, di ripensarci, di sovrapporre, e in questa continua stratificazione di tempo speso e colore si edifica l’architettura di un dipinto, di un’immagine, talvolta in una vera e propria lotta per la sua sopravvivenza.

L.C. Il paesaggio talvolta è binomio simbiotico che vive e completa la corporeità e la mente degli individui abitanti le tele; altre volte appare come fondale che ne amplifica la psiche, o con cui l’umano si confronta…
G.V. Mi ha sempre incuriosito la natura “superficiale” della fotografia, la sua inconsistenza, anche quando ha fatto da fondale nelle più grandi opere del passato. Questa è, per me, oggi la metafora più calzante per rappresentare un paesaggio, sempre meno fruibile, abitabile e visibile, e per questo motivo, non di rado, le figure dei miei dipinti vi si stagliano con le loro ombre portate.
Rifletto sul concetto di paesaggio da un po’ di tempo e cerco nuovi modi di rappresentarlo, perché nuovi sono gli occhi, con i quali lo percepiamo e lo fruiamo. Sicuramente, ad oggi, ciò non basterà, vista l’ambiguità della sua contingenza, così come del corpo; vedi l’imponenza e l’invadenza dell’intelligenza artificiale, o più semplicemente, la sua ormai storica riduzione a piccoli schermi tascabili.
In questa ricerca, utilizzo il mezzo pittorico perché storicamente è ciò di cui si è servito l’uomo, insieme alla fotografia ed il cinema. L’aspetto teatrale poi, la plasticità della scena, il succedersi dei vari piani prospettici sono una piacevole conseguenza fisica della percezione, un’illusione ottica se vogliamo che da sempre accompagna un virtuosismo tecnico/espressivo di certa pittura figurativa europea che ancora non smette di sorprenderci.


Trovo, nella pittura, un ultimo gesto pienamente umano. Da qui, la spinta nella ricerca di quegli equilibri che, ancora una volta, nella classicità e nella cultura greca/arcaica, trovano luogo.
Per questo motivo, una delle ultime soluzioni formali, da me adottate, è una continuità anatomica/spaziale, in cui il corpo si fa paesaggio, natura, e viceversa. Una rassegnata ma rassicurante metamorfosi in immagine di Paesaggio.

BIOGRAFIA DELL’ARTISTA

Giuseppe Vassallo nasce a Palermo nel 1990.
Nel 2015, consegue il Diploma di I livello in Progettazione dei sistemi espositivi e museali, presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, e nel 2018 termina gli studi specializzandosi in Grafica d’Arte, presso la stessa Istituzione.
È selezionato, dalla giura presieduta da Philippe Daverio, per la mostra finale del “Premio Mestre di Pittura 2020”. Nel 2023, è vincitore del Premio Internazionale di Pittura “Giuseppe Sciuti”, IX edizione.

Lo studio della pittura avviene da autodidatta e parallelamente agli studi accademici, mostrando sin da subito la sua ricerca in varie mostre all’interno della sua città, gradualmente poi nel resto d’Italia e all’estero, presso gallerie e istituzioni pubbliche.

Tra le prima mostre fondamentali troviamo la bi-personale Paesaggio Dentro, a cura di Pietro Gaglianò del 2017, presso la Galleria Susanna Orlando. Di rilevante importanza, per la fase sperimentale di ricerca, è l’esperienza artistica La Residenza + Mostra / Giuseppe Vassallo, a cura di Virginia Glorioso del 2018, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, in collaborazione con la Várfok Galérie.

Dopo una mostra personale nella stessa città, nel 2022, NON È MAI COME APPARE, espone con la cura di Francesco Piazza, presso la Piana arte contemporanea, a Palermo; le ultime esposizioni personali si svolgono tra Milano, LUNATICO | LUNARE, Giuseppe Sciortino | Giuseppe Vassallo, a cura di Ilaria Introzzi, presso la Galleria Patricia Armocida, a Milano; L’ORA BLU, un solo show per la fiera Roma Arte in Nuvola 2023, presentato dalla Galleria Ceravento di Pescara, con un testo di Miriam di Francesco.

 Dal 2024 l’artista viene rappresentato dalla Galleria Ceravento di Pescara, di Loris Maccarone. Nello stesso anno inaugura la prima personale presso la stessa sede di Pescara, IN SOGNO ERA UNA SFERA BIANCA, con testo critico di Miriam di Francesco.

Tra le mostre personali, si ricordano nel 2016 I MISTERI #1 DOLORE – Giuseppe Vassallo, a cura di Sergio Catalano, presso la Cappella Ecce Homo, Chiesa di San Domenico, a Palermo e la bipersonale CAMERA DOPPIA #1 – Miriam Iervolino/Giuseppe Vassallo, a cura di Virginia Glorioso, presso la Galleria XXS aperto al contemporaneo, a Palermo. Nel 2017, Paesaggio Dentro – Aryan Ozmaei, Giuseppe Vassallo, a cura di Pietro Gaglianò, presso la Galleria Susanna Orlando Art Gallery in Pietrasanta, a Lucca. Nel 2018, Residenza + Mostra / Giuseppe Vassallo, a cura di Virginia Glorioso, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest in collaborazione con la Várfok Galérie. Nel 2019, “Usque ad sidera, usque ad inferos” / gli spazi infiniti posseduti dall’artista Giuseppe Vassallo / Roberta Busato The Others Art Fair 2019, presso la Galleria Susanna Orlando, a Torino. Nel 2022, inaugura la bipersonale DIKOTOMICA – Simone Stuto / Giuseppe Vassallo, a cura di Giovanni Scucces e di Mariateresa Zagone, presso la SACCA Contenitore di Sicilianità, a Pozzallo in Sicilia. Nel 2022, NON È MAI COME APPARE, a cura di Francesco Piazza, presso la galleria d’arte La Piana arte contemporanea, a Palermo e LUCE PRIVATA, a cura di Ilaria Introzzi, presso Mieru Mieru, a Milano. Nel 2023 L’ORA BLU, solo show per Roma Arte in Nuvola, presentato da Ceravento di Pescara, con un testo di Miriam di Francesco, a Roma; inaugura la bipersonale LUNATICO | LUNARE, Giuseppe Sciortino | Giuseppe Vassallo, a cura di Ilaria Introzzi, presso la Galleria Patricia Armocida, a Milano. Nel 2024, IN SOGNO ERA UNA SFERA BIANCA, testo di Miriam di Francesco, presso la Galleria Ceravento, a Pescara.

Tra le collettive, nel 2016, prende parte a De Pingendi Natura – Davide d’Amelio, Giuseppe Renda, Giuseppe Vassallo, a cura di Pietro Gaglianò, presso Srisa Gallery of Contemporary Art, a Firenze; CAMERA DOPPIA #1, a cura di Virginia Glorioso, presso la Galleria “XXS aperto al contemporaneo”, a Palermo; LUOGHI COMUNI, a cura di Virginia Glorioso, presso la Chiesa di S. Maria del Piliere, cripta, a Palermo; >>> Ritrovarsi al Festival Internazionale d’Arte Contemporanea a Sciacca, ad Agrigento; I Landscape al FESTIVAL I ART, Albergo delle Povere, a Palermo. Nel 2017 espone alla Collettiva in Quattro Quarti, a cura di Francesco Piazza, presso Le SAC, a Siracusa; I Novantiani. Giovinezza della pittura. Censimento primo, a cura di Camillo Langone, presso il Castello di Castellabate, a Salerno; PALERMO17, a cura di Giusi Affronti, presso la Galleria La Piana Arte Contemporanea, a Palermo; Openstudio 2017, artisti in residenza, presso l’Ex Collegio dei Padri Filippini, ad Agrigento; Imago Mundi – Rotte Mediterranee, Luciano Bennetton collection / Cantieri Culturali alla Zisa, presso lo Spazio ZAC, a Palermo. Nel 2018 partecipa a Venti Contemporanei 2018, a cura di Virginia Glorioso, a Cereggio, in Reggio Emilia; Collettiva in Quattro Quarti, a cura di Francesco Piazza, presso la PUTIA ART GALLERY, a Catelbuono, a Palermo; Komm mit nach Palermo, a cura di Synne Genzmer, presso l’Italienisches Kulturinstitut, a Vienna. Nel 2021 con i suoi lavori partecipa alle collettive GRAND hotel ORLANDO, presso la Galleria Susanna Orlando, a Pietrasanta in provincia di Lucca e Frammenti di Città, a cura di Francesco Piazza, presso lo Spazio Almareni, a Palermo. Nel 2022 espone nelle mostre Frazioni di Infinito, a cura di Giovanni Scucces, presso SACCA Contenitore di Sicilianità, a Pozzallo, in Sicilia; Quadri da marciapiede, II edizione, a cura di Bohdan Stupak, presso O/R Artroom, a Milano. Nel 2023 prende parte ad UNDER RAFFAELLO, a cura di Camillo Langone, presso la Galleria Civica Albani di Urbino e a I CENSURATI, a cura di Camillo Langone, presso la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera, in provincia di Brescia. Nel 2024 espone i suoi lavori alla collettiva il GRAN TURISMO, a cura di Camillo Langone, presso il Museo Le Carceri, ad Asiago.

Le opere dell’artista sono state esposte in collezioni pubbliche, presso: Fondazione The Bank, a Bassano del Grappa; Fondazione Malvina Menegaz, a Castelbasso, a Teramo; Pinacoteca Museo Minà Palumbo di Castelbuono, a Palermo; Museo naturalistico delle Madonie, Collezione Comune di Zafferana Etnea, in Sicilia.

Tra le pubblicazioni, ricordiamo: I MISTERI – Un percorso tra arte e teologia, Torri del Vento Edizioni, Palermo 2016; Identità siciliane – Contemporary Artists from Sicily; Imago Mundi / Luciano Benetton Collection, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello, a Treviso 2016; PREMIO PIO ALFERANO 2017 Giovinezza della Pittura Censimento Primo, Edizioni Sofia, a Milano 2017; OltreilSegno/OltreMare, progetto: Sistema di Comunicazione, Informazione e Diffusione dell’Osservatorio della Biodiversità della Sicilia, 2017; Jacque Bergier – Elogio del fantastico (copertina) Tolkien, Howard, Machen e altri demiurghi dell’Immaginario, Il Palindromo Editore, Palermo 2018; Catalogo Premio Combat 2019 Prize, Sillabe Casa Editrice, Livorno 2019; Premio Mestre di Pittura 2020, 2021, Fondazione Musei Civici di Venezia; Premio Marche – Under Raffaello, a cura di Camillo Langone, 2023;  I censurati – Nudo e censura nell’arte d’oggi, a cura di Camillo Langone, 2023; Premio Brazzale – Eccellenti Pittori, mostra Gran Turismo, a cura di Camillo Langone, 2024.

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