Gerhard Merz
Gennaro Sangiuliano (foto sito RAI)

Gennaro Sangiuliano è il nuovo Ministro della Cultura del Governo Meloni

Molta l’attenzione per le nomine nell’esecutivo del primo governo presieduto da una donna in Italia e al contempo caratterizzato da una forte connotazione ideologica nella destra storica, con radici nel Movimento sociale italiano.
Dopo alcune voci che nelle scorse settimane avevano prospettato come quasi certa la nomina di Giordano Bruno Guerri, storico del ventennio fascista, definito intellettuale, anarchico e libertario, viene conferito a Gennaro Sangiuliano, direttore del TG2, il ruolo di Ministro alla Cultura per il nascente Governo Meloni, confermando per il ministero la dicitura Mic che vede scorporato tutto il comparto del turismo destinato a un ministero specifico, per il quale è stata nominata Daniela Santanchè.

Ma chi è Gennaro Sangiuliano

Una carriera essenzialmente improntata al giornalismo, Sangiuliano, napoletano, classe ’62, nasce e si forma al sud, qui conosce e frequenta gli ambienti della destra storica, entra nella sezione giovanile del Movimento sociale italiano. Si laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II, dove consegue un dottorato di ricerca nelle discipline di diritto e economia, perfeziona i suoi studi in Diritto privato europeo presso La Sapienza di Roma. Diventa alla fine degli anni novanta docente per Lumsa, insegnerà alla Sapienza e alla Luiss, mentre dal 1996 al 2001 è stato direttore del quotidiano Il Roma di Napoli, quotidiano fra i più antichi di epoca post unitaria viene rilanciato in quel periodo proprio come voce meridionalista. Successivamente vicedirettore di Libero, Sangiuliano entra in Rai nel 2003, dove è stato inviato di guerra in Bosnia, Kosovo e in Afghanistan. Dal 2009 al 2018 è vicedirettore del Tg1. Nel 2018 è stato nominato direttore del Tg2, fino all’attuale carica di Ministro della cultura per il governo Meloni.

Sangiuliano ha una consistente produzione anche come storico e saggista. Nel 2008 è autore di Giuseppe Prezzolini, l’anarchico conservatore (Mursia), biografia del fondatore della «Voce» con cui è finalista del Premio Acqui Storia; mentre del 2012 è Scacco allo zar: 1908-1910. Lenin a Capri, genesi della rivoluzione (Mondadori, Premio Capalbio per la saggistica storica). Nel 2014, ancora per Mondadori (tuttora il suo editore), è la volta di Quarto Reich. Come la Germania ha sottomesso l’Europa (scritto insieme a Vittorio Feltri) e nel 2015 del bestseller Putin. Vita di uno zar, cui seguono i volumi dedicati a Hillary Clinton (2016) e a Donald Trump (2017) e a Xi Jinping «il nuovo Mao»(2019). 

Compito dell’ex direttore del TG2 sarà quello di presiedere all’organizzazione delle linee di indirizzo politico di tutto l’imponente patrimonio storico artistico e ambientale italiano che, soliti ribadire come il più grande al mondo, diventa un tassello non secondario negli interessi strategici del Paese. 

Fra la militanza negli anni del Fronte della gioventù e la nomina in Rai, e nel contesto della progressiva ascesa politica dei partiti di destra in Italia, viene comunemente riconosciuto a Sangiuliano di aver dato vita un  processo di progressiva moderazione e affidabilità di un mondo che prova a porsi come affine a una destra moderna, liberale e capace di credibilità istituzionale, e soprattutto determinata a chiudere definitivamente con il Novecento.

Raccogliere l’eredità di Dario Franceschini.

Il Ministero della Cultura istituito nel 1974 da Aldo Moro si appresta a compiere cinquanta anni di attività, proprio in coincidenza del prossimo Giubileo del 2024. Un insieme di fattori che sembrano il preludio a scenari completamente nuovi, rispetto al “centrismo”, possiamo dire consuetudinario, di una personalità come Dario Franceschini che, con una lunga dirigenza dentro il Partito Democratico e confermato a risiedere al Collegio Romano sotto i governi Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi, risulta essere il ministro alla cultura più in carica nella storia della Repubblica italiana.

Franceschini ha istituito fra i provvedimenti più significativi della sua direzione l’Art Bonus dal 2014; ovvero un credito d’imposta del 65% per privati e imprese che donano una somma per il restauro del patrimonio culturale pubblico o per attività di musei, fondazioni lirico-sinfoniche o teatri. Provvedimento sulla fiscalità che ha indiscutibilmente aperto una nuova strada nei rapporti tra privato e patrimonio pubblico, attirando capitali destinati alla salvaguardia e conservazione dei beni più a rischio e alla promozione culturale complessiva del paese.

Franceschini è anche l’autore di una nuova riforma del Mic-Mibact, semplificando il rapporto fra cittadini e amministrazione, con l’istituzione di 39 sovrintendenze uniche e due speciali, aumentando i presidi di tutela archeologica, favorendo la nascita di nuovi parchi e istituti autonomi come il Museo delle Civiltà all’Eur, o Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, o il Parco Archeologico dei Campi Flegrei.

È stato il promotore della prima selezione pubblica internazionale per la direzione dei 20 più importanti musei italiani al mondo, fra i quali il conferimento a Eike Dieter Schmidt, storico dell’arte tedesco, che dal 2015 è nominato direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, incarico rinnovato con secondo mandato nel 2019. Quindi si ricorda sempre sotto la direzione Franceschini il ripristino del fondo di 25 milioni al Museo dell’ebraismo, il lancio a Firenze del primo G7 della cultura nel 2017 con la nascita dei Caschi blu della Cultura. E, infine, l’istituzione dell’ingresso gratuito nei principali musei statali italiani ogni prima domenica del mese, e l’iniziativa delle Capitali italiane della Cultura.

Come raccogliere la lunga eredità di Franceschini sarà il tema su cui si concentrano le domande e le aspettative sull’azione di governo per il Ministro Sangiuliano e la comprensione del ruolo che l’Italia vuole darsi come Repubblica della cultura nel mondo.