Elogio dell’irrazionale scientificità. Il Catalogo generale di Achille Perilli

Dopo tre anni di costante lavoro e di attento studio filologico, è pronto finalmente il tanto atteso Catalogo generale dei dipinti e delle sculture di Achille Perilli che accoglie, schematizza, archivia «l’opera su tela, e occasionalmente su altri supporti rigidi (a esclusione, dunque, delle carte, laddove non intelaiate dallo stesso autore), e le sculture di cui si sia oggi a conoscenza incluse le opere documentate dalla pubblicistica coeva e inseguito disperse, dal 1945 al 2016». 

Curato da Peppino Appella, con la collaborazione di Bruna Fontana, questo straordinario progetto è diviso in due volumi, ma non per suddividere la pittura dalla scultura, piuttosto per creare una scansione ritmica di stampo cronologico, come pure per agevolare il lettore nella lettura, per offrirgli un cofanetto prezioso da cui può prendere il primo tomo (1945-2006) o il secondo (2007-2016) e addentrarsi tra le ampie parabole di un intellettuale totale che non smette di stupire, di coinvolgere in una storia che è la storia dell’arte, con tutti i suoi intrecci, i suoi incontri (a volte fortuiti), i suoi mille volti ritratti sullo specchio della memoria. 

Quello che Appella e la sua valorosa assistente Fontana sono riusciti a realizzare in queste novecentoventi pagine di riferimenti finemente impaginate e date alle stampe da Silvana Editoriale nello scorso mese di ottobre, è un vero miracolo per il ricercatore lo studioso l’amante d’arte il lettore che vuole conoscere o quantomeno avvicinarsi al lavoro di un artista poliedrico la cui curiosità lo ha portato a coltivare i vari campi dell’arte, la pittura e il disegno, il teatro (con Lucia Latour, compagna di una vita), l’editoria, la scultura, le varie declinazioni della scrittura.

Tutto il lavoro di Achille Perilli, a partire dal Manifesto del Gruppo 1 (1947) a cui ha partecipato con un contributo alquanto rilevante, per giungere al testo sulla Folle Immagine nello Spazio Immaginario (1971), alle Machinerie, ma chère machine (1975) o anche alla Teoria dell’irrazionale geometrico (1982), è infatti continuamente stabilizzato da una profonda corrispondenza di procedimento pittorico e riflessione teorica, quasi a indicare una traccia ben visibile e inscindibile tra due diramazioni di uno stesso andamento riflessivo. Teoria e pratica, mano e mente e materia sono, nel suo lavoro, trame di un discorso che, se da una parte si riallaccia alle parabole delle avanguardie di primo Novecento (non dimentichiamo che verso la fine degli anni Quaranta va a Parigi), dall’altra disegna il perimetro di un nuovo collettivismo storico – Perilli ha realizzato riviste, ha aderito a gruppi, ha curato e creato edizioni d’arte (tra queste i 25 volumetti della Librericciola stampati da Luciano Trina) – per plasmare via via una identità plurima, la cui versatilità mostra il più alto prodotto di una concezione dell’arte totale che rientra nella logica dell’arte intesa come un unico discorso fatto di interdipendenze, di confluenze, di croccanti interferenze costruttive. 

Il lungo capitolo dedicato alla Vita, opera e fortuna criticache incontriamo nel secondo volume, tra le pagine 633 e 857, prima di andare a leggere la puntualissima Bibliografia (e queste pagine sono preziose se si vogliono notizie precise), ci porta, dopo aver fatto una scorpacciata di notizie visive e aver gustato (nel primo volume) la brillante introduzione di Peppino Appella (in catalogo lo studioso è naturalmente indicato con il suo nome di battesimo, Giuseppe), Achille Perilli esploratore dell’universo, lungo un sentiero di notizie dove troviamo per la prima volta un elenco dettagliato di eventi, narrati e registrati – carte alla mano (non dimentichiamo che i tre anni di studio sono stati svolti tra l’Archivio Perilli e tutta una serie di altri luoghi) – con una scrittura fluida, che non stanca, ma anzi inchioda alla lettura, rapisce, trasporta in un passato che ha in gusto del presente e in un presente che ha tutta la forza del tempo che scorre.

Ne viene fuori, via via, un ritratto a tutto tondo di Achille Perilli, da intendersi come il più alto prodotto di una concezione dell’arte totale, di un progetto (di un programma probabilmente non programmato) che rientra in una logica polidisciplinare, nel grande sogno dell’avanguardia storica, nella grande onda della creatività che ha bisogno di allargare le sue spume in orizzontale per abbracciare e fare propri tutti i vari linguaggi di un’arte che guarda alla vita, alla realtà.