In un mondo interconnesso, dove il qui e ora sono governati dai social media, è diventato essenziale stare al passo coi tempi, dimenticando (o perdendo di vista) il fascino di sognare.
Tutto è frenetico e orientato verso una corsa agli armamenti che provoca ansia, il motore che spinge ognuno di noi a cercare di prevalere sull’altro in nome di un riconoscimento che spesso e volentieri non arriva.
In alcuni momenti sarebbe opportuno concederci il privilegio del vivere nell’attesa di ciò che verrà, fermandoci un istante e ritrovando una connessione con il mondo esterno, con quelle stelle che ci guardano perennemente dall’alto e che purtroppo tendiamo ad ignorare a causa dell’inquinamento luminoso. O semplicemente perché preferiamo tenere lo sguardo a terra e mantenere il controllo su ogni passo che facciamo.
Société Interludio punta i riflettori proprio su questo limbo, rendendolo tangibile nei propri spazi in Piazza Vittorio Veneto a Torino, per dimostrare che fluttuare nell’ignoto non fa poi così paura come si pensa, ma può rivelarsi un piacevole esercizio di perdizione volto al ritrovamento di se stessi.
Desiderio – Preludio è il titolo della mostra che racchiude in sé quanto evidenziato finora, partendo da una riflessione sull’etimologia della parola desiderio: dal latino, “de” sta per assenza; “sidera” sta per stelle. La scelta di accompagnare questo termine con preludio, invece, è volta a far percepire la mostra come incipit di un discorso più ampio che verrà sviluppato nel tempo, ovvero un capitolo introduttivo che accompagnerà lo spettatore nelle esposizioni successive in loco e altrove. Il tutto, infatti, si fonda su una concezione curatoriale più che espositiva, dove l’interrelazione tra realtà diverse (gallerie, curatori e artisti) ha un obiettivo anzitutto culturale e secondariamente economico.
Stefania Margiacchi e Allegra Fantini – le due menti dietro questo progetto – hanno deciso di perseguire il loro desiderio di riportare l’attenzione allo scopo primo del fare arte: stimolare le menti e riavvicinarle ad un concetto di “mostra d’arte” come contenitore e divulgatore di sapere.
Ecco che il pubblico viene quindi catapultato all’interno di un continuum spazio-temporale, sotto una cupola di stelle di carta incollate alle pareti con la saliva di Davide Mancini Zanchi, munito di cerbottana. Questo cielo artificiale abbraccia allo stesso modo i lavori di Erik Saglia – satelliti sintetizzati in forme geometriche che rimandano ad un fare Optical, dove il colore guida lo sguardo sulla superficie -, di Agathe Rosa – che ci riporta ad una condizione primordiale a metà tra il cinema degli albori e la cameretta di quando eravamo bambini grazie alla sua enciclopedia di diapositive di stelle proiettata sul soffitto – e di Marco Schiavone – il medium fotografico è lo strumento eletto ad immortalare il riflesso delle stelle in coppelle scavate nella roccia, sottolineando l’imprescindibile legame tra cielo e terra.
Avvalendoci dell’iconica figura retorica leopardiana, “E il naufragar m’è dolce in questo mare”, possiamo infine osservare le ultime tre opere, poste in realtà all’inizio di questo non-percorso.
Giulio Paolini e Claudio Parmiggiani ritraggono reciprocamente una figura umana, metafora dell’artista che brancola nel buio di quel suddetto limbo senza alcun timore, perché parte integrante del proprio io interiore, e pertanto assunto come guida in grado di accompagnarci dove da soli stenteremmo ad inoltrarci. Ivan Grilo, dal canto suo, ci dimostra di disporre di strumenti – gli astrolabi – in grado di rendere il naufragare dolce: è la consapevolezza l’unica chiave necessaria per accettare una condizione di incertezza, perché solo così ci lasceremo davvero andare al naturale corso delle cose.
Société Interludio
Piazza Vittorio Veneto 14, scala 1C – 10123, Torino
Desiderio – Preludio
fino al 5 novembre 2023
info: door code 3002
dal martedì al venerdì, 15.00 – 19.00 o su appuntamento