Anish Kapoor, Big Anka, 2018-19.

Da Anish Kapoor a Guido Reni

Aldilà di una rappresentazione razionale: Anish Kapoor in un confronto aperto con il passato all’interno degli spazi della galleria Canesso di Parigi

Simbolismi e visioni introspettive, sofferenze ancestrali e riconsiderazioni estetiche e formali; un dialogo tra l’arte del XV, XVI e XVII secolo e le opere di uno dei più stimati e influenti artisti della nostra contemporaneità. 

Un’accurata selezione delle opere di Anish Kapoor in dialogo con le opere di Mattia Preti, Guido Reni, Francesco Rustici e Antonio Cifrondi; un progetto, nato dalla collaborazione con Galleria Continua, che conduce il visitatore in un viaggio attraverso i secoli, un viaggio evocativo attraverso l’arte e la storia, un progetto che offre molteplici chiavi di lettura, guidate dal filo conduttore dell’intera esposizione: il colore rosso.

Antropologicamente parlando, è proprio il colore rosso a divenire, nel corso dei secoli, simbolo di significati nascosti che, attraverso luoghi e culture, si sedimenta nella percezione comune, andando così a stabilire connessioni tra dogmi e credenze individuali e collettive. 

I cinque dipinti scelti dalla Galleria Canesso – frutto di un’accurata selezione che mette in luce una evidente ma allo stesso tempo sottesa drammaticità – trovano così spazio per un confronto diretto con una ricerca artistica che, in costante divenire, indaga concetti dicotomici attraverso cui mostrare ciò che solitamente rimane celato. Dinamiche interne e principi di intimità che fuoriescono dalla “costrizione” di un’opera finita, prendendo possesso dello spazio, di una realtà in divenire che si rapporta con lo spettatore come parte integrante dell’opera stessa, principio alla base di una costruzione scenica che fonda la propria essenza sull’idea del movimento, dell’illusione e dello stupore. 

Emblematica in questo caso l’opera “Laser Red to Garnet” in cui Kapoor, mediante l’utilizzo di superfici riflettenti, permette allo spettatore di essere totalmente assorbito e allo stesso tempo respinto da ciò che può essere descritto come un momento di instabilità conoscitiva, un attimo in cui il tempo cessa di esistere e lo spazio assume le sembianze del tutto e del nulla, rigenerandosi lentamente sino a dissolversi completamente nello sguardo incredulo di chi si trova nelle sue vicinanze.

“The Benighted” non solo mette in evidenza un proseguimento percettivo e sensoriale che trascende i secoli, ma si focalizza sull’esplorazione di dinamiche multisensoriali rese possibili dalla maestria di un artista le cui opere, inquietanti per certi versi e inspiegabilmente attrattive per altri, abbracciano l’ambiente che le accoglie e il visitatore che, con la sua presenza fisica, assorbe e instaura un dialogo con l’opera stessa. 

Quasi andando a ricreare un flusso continuativo e costante, anche l’elemento epidermico si erge a componente mediante cui stabilire un collegamento con l’esterno. Nell’opera “Skin” la pelle diviene così fattore percettivo del mondo che ci circonda, strato che separa l’esterno dall’interno e, nel contempo, connette e instaura un simbiotico rapporto basato su di una propriocezione fisica e mentale. 

Ed è sulla base di queste dinamiche relazionali – e a tratti metafisiche – che le opere presenti in mostra appartenenti ai grandi maestri del passato, contribuiscono, mediante la loro forza rappresentativa, a rendere lo spazio luogo attivo e presente, ambiente soggetto a indistinte e imprevedibili metamorfosi visive e sensoriali.

Ciò che emerge osservando e lasciandosi avvolgere dalla forza che coordina l’intera esposizione non è mera teatralità, bensì una toccante messa in scena di ciò che in realtà non sussiste, di un vuoto fatto di pieni e di drammatiche dualità che si materializzano e si dissolvono ad ogni cambio di sguardo.

Francesco Rustici, Salomé

The Benighted
Da Anish Kapoor a Guido Reni
Galleria Canesso
26, rue Laffitte 75009 Parigi
Dal 18 ottobre al 20 dicembre 2023