L'installazione di Keré Architecture al padiglione centrale ai Giardini, Venezia

Counteract – 18th International Architecture Exhibition

Il continente africano ha prodotto nella sua storia millenaria infiniti capolavori, dalle piramidi egizie alle architetture copte, dai capolavori delle città marocchine alla moschee di fango in Mali. Ma anche nella modernità ci sono stati veri Maestri da Hassan Fathy a AIR in Tunisia. Uno degli interventi meglio riusciti della Biennale, è il caso dell’Arch. Diébédo Francis Kéré che di edifici favolosi in Africa ne ha fatti tanti, inaugurando un punto di vista di un continente giovane e creativo che guarda al futuro con fiducia non ostante le tristi eredità coloniali e post coloniali.

L’Africa consuma poco e offre molto agli insaziabili appetiti bulimici del capitalismo! produce meno del 4% delle emissioni mondiali di gas serra. Questo dovrebbe finalmente farci riflettere. Ci impone una pausa in cui osservare e pensare, aiutare l’Africa significa innanzitutto lasciarla in pace, nel senso letterale del termine. Dovremmo solo imparare dall’Africa ma dall’esterno, resta invece un certo paternalismo eurocentrico che con la scusa degli aiuti continua un capitalismo estrattivo. Ogni giorno ci chiedono 8 euro al mese per salvare un bimbo africano lo stesso che domani, nell’indifferenza assoluta complice in nostro silenzio borghese, affogherà nel Mediterraneo facendo la fortuna di certi populisti.

Per creare con consapevolezza dei target veri che siano in linea con i bisogni reali che nascono dai territori dovremmo forse rileggere Milton Santos, purtroppo mai tradotto in italiano trnne che per pochi passaggi tradotti da me in Arte Architettura Territorio ed. Stampa Alternativa Roma 2010, edito per le Biennali di Venezia 2006/08.

Per trovare modalità di costruzione che non riproducono la perdita ma ricostruiscono antichi saperi che rischiano di andare perduti per sempre, impoverendo l’umanità intera. Per trovare un sapere che non sia privo di valore, ma piuttosto costituisca una preziosa saggezza in grado di alimentare la speranza.

L’installazione di Keré Architecture al padiglione centrale ai Giardini, Venezia

A tal fine Counteract celebra il valore architettonico dell’Africa occidentale del passato, fa il punto sulla situazione odierna e ci spinge verso un approccio diverso. È una visione praticabile e fantastica dell’architettura. Keré esamina i materiali e le competenze necessarie per costruire edifici che non siano troppo caldi o troppo angusti, abitazioni che esistevano in un’epoca precedente all’attualità rilanciando il valore di questo sapere intrinseco, proponendolo come contro-azione dell’architettura moderna.

Per questa contro-azione dobbiamo capire a fondo ciò che è stato e ciò che è. Perché costruiamo come costruiamo? Che cosa è cambiato e perché? Che cosa rimane inalterato? Noi sosteniamo che l’uso della luce, le motivazioni per costruire, l’innovazione dei materiali, gli oggetti di uso quotidiano e i servizi, nonché i bisogni delle persone in ogni luogo possano offrire approcci alternativi all’architettura di oggi che non siano semplicemente frutto di una copia e incolla, ma siano opzioni vere e proprie. L’Africa non è solo slum e disastri l’Africa è ricchezza assoluta e sarebbe bello pensare che gli euroblancos se ne stiano finalmente a casa loro.

Diébédo Francis Kéré Architecture, Berlin and Ouagadougou, Burkina Faso
Collaborazione autoriale: Fabiola Buchele
Team: Andrea Maretto, Leonne Vogelin, Nataniel Sawadogo, Stage One, Jon Leach (AECOM, Buildings + Places)
Supporto aggiuntivo: IFA – Institut für Auslandsbeziehungen
Portrait: Lars Borges
Esecutori del murales: Rino De Michele, Margherita Giuge, Fabio Santin (ApARTe°-Fuoriposto & Escuela Moderna)

https://www.kerearchitecture.com/