Contro la fede. Francesca Nesteri

È sempre più frequente incontrare artisti che, con un approccio sperimentale, si cimentano in linguaggi differenti, dalle installazioni alla performance alla video arte; solo in pochi, tuttavia, riescono a non perdersi, a rimanere se stessi, trasformando la riscrittura delle diverse espressioni in un apporto originale. Francesca Nesteri non cambia lingua perché non ha niente da dire; lo fa per non affezionarsi troppo al suo lavoro, in cui evidentemente crede; per evitare che esso diventi ciò che lei cerca principalmente di combattere: una fede, o peggio ancora, un simulacro, un inutile feticcio.

Quando è arrivata la tua chiamata alle arti?

Ho sempre amato l’arte; da giovanissima ho studiato danza classica, poi musica, più tardi mi sono laureata in letteratura ed ho studiato arti visive, quindi direi che la chiamata alle arti è arrivata prestissimo.

Un aspetto del tuo lavoro che mi colpisce molto è il rispetto quasi religioso per la sacralità del corpo.

Sì, il corpo, nelle mie opere, siano esse tecniche miste, sculture, arte performativa o video art, ha sempre un ruolo centrale: è il principale veicolo del mio messaggio artistico.

Un compromesso tra il movimento della danza e la stasi del fermo immagine: condividi questa mia definizione di performance?

Nelle mie performance cerco effettivamente di stabilire un equilibrio fra il movimento ed il fermo immagine puntando soprattutto sul fattore visivo.

L’estetica prima di tutto. In “Condizione”, la scultura in gesso e stoffa che hai esposto di recente a Palermo, fai un passaggio, a dire il vero un po’ insolito, dalla fotografia alla modellazione.

“Condizione”, infatti, pur essendo una modellazione plastica, è stata concepita cercando di catturare il climax di un’azione in divenire: come in una fotografia.

Nei tuoi “Tarocchi” e in “Condizione” usi il nero in modo molto differente. Lo stesso credo valga pure per la serie delle “Icone”.

Nei “Tarocchi” il nero è l’oscurità da cui le immagini provengono e alla quale tornano; in “Condizione” il nero attraversa la figura invadendo il bianco; nelle “Icone” il nero, mediante la sua combustione, rivela l’oro. Cerco di mantenere uno stile omogeneo sebbene la ricerca si evolva.

Le tue “Icone”, sia concettualmente sia stilisticamente, ribaltano il concetto di icona bizantina.

Esatto. La mia è una ricerca sull’icona contemporanea. Nell’iconografia bizantina l’oro rappresentava la luce divina ed era posto come sfondo per far risaltare le immagini sacre. Nei miei lavori è la condizione umana, nella sua parte più sofferente, ad essere divinizzata; tutto ciò viene concepito attraverso passaggi tecnici che vanno a mettere in discussione quelli canonici.

Qual è il tuo rapporto con il sacro? Anche la religione è una “sovrastruttura”?

Per me il “sacro” riguarda le emozioni, i sentimenti, le passioni. Per me, tutto questo porta ad un percorso di crescita e rappresenta ciò che ci rende veramente umani. “Sacro” è il cammino di crescita dell’umanità.

La religione, invece, con le sue regole e i suoi dogmi è solo “sovrastruttura”, cosa di cui parlo in una mia nuova ricerca artistica.

Ma l’arte non è, in un certo senso, una forma di culto, di fede surrogata?

L’arte ha qualcosa di divino in quanto massima espressione del sé umano, ma non è culto o fede altrimenti anch’essa sarebbe una costruzione che all’arte, francamente, non serve.

Nella religione dell’arte – concedimi l’esempio – gli artisti sono i sacerdoti. Che rapporti intrattieni con gli altri componenti della “gerarchia”?

Nel sistema dell’arte, l’importante è che ciascuno faccia bene il proprio lavoro; se è così, i rapporti tendono ad essere positivi e gratificanti.

L’ambiente romano (e italiano) ti soddisfa?

L’Italia dal punto di vista artistico, a parte alcune realtà isolate, è ferma alle antiche glorie.

Certe esperienze dal basso, come Macro asilo, hanno offerto una possibile risposta?

Il Macro Asilo poteva essere un’occasione. L’esperienza ha portato a far rivivere un museo che era un contenitore vuoto; tuttavia questa azione di “riempimento” è andata a scapito del contenuto artistico. Il progetto si è poi interrotto a metà mandato, quindi non possiamo sapere come si sarebbe sviluppato.

Progetti per il futuro?

Cercherò sempre, con tutte le mie forze, di crescere come artista.