Il film è parte della Rassegna Dissolvenza in nero. Cinema Video Arti Performative
La proiezione si inserisce nell’ambito di Incorporeo, la giornata di studi dedicata alle arti performative.
L’opera filmica La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carmelo Bene si configura come incalzante assedio all’unicità del diagramma creativo Bene, con attitudine liberamente decostruttiva. A partire dal montaggio, Clemente Tafuri mette in opera un attentato all’aura di Carmelo Bene come massimo conferimento di sacralità e riconoscimento cultuale di un teatro, di coloritura joyciana, dell’immediatezza, deprivato di spettacolo, narrazione, recitazione. L’esito della regia è di fare dell’astro teatrico Bene una splendente, indecidibile vittima attraverso l’azione del sacrificio, intesa etimologicamente come sacrum facere. Sono apparso alla Madonna è il miracolo della sua biografia, capolavoro divino di un dio nietzschianamente morto. Film, quello di Tafuri, che dà massima testimonianza di una dépense energetica inutile e, come piacerebbe a Bataille, sovranamente gratuita.

In un baluginare, tra luci e ombre, di drappi fluttuanti in pieghe barocche, la proiezione è percepibile come un di-vertere incessante di uno spazio nel suo altrove. L’andamento per flash di frammenti di primi piani del volto, dal trucco effetto-grunge, effetto-smokey, mentre esaspera grecamente l’immagine spezza rovinosamente il racconto. Non a caso il regista Tafuri è anche fotografo, autore consapevole della dialettica, di segno benjaminiano, del mezzo fotografico, quel mezzo appunto che accelerato diventa cinema. I fotogrammi scorrono in sintonia con le sovrapposizioni di attuale/trascorso, presente/passato delle immagini-cristallo di cui parla Deleuze. La parola è canto, l’azione è danza, su cui si dispiega la phoné. Tafuri è altresì consapevole del fatto che ogni mediazione linguistica, strumentale, mediatica, estetica, numerica, produce artificio, riduce ogni soggetto e oggetto al suo fantasma, come non manca di far cenno ancora Benjamin. Ogni opera beniana è incessante produzione di corpi artaudianamente senz’organi, alla ricerca nomadica di un territorio altro, di quell’insistito non-luogo che è il teatro in cui non cessa di implodere la rappresentazione in tutte le sue modalità. La regia di Clemente Tafuri ripropone, in qualche modo, il cortocircuito tra significante e significato, tra Darstellung, presentazione esibitiva, e Vorstellung, rappresentazione cognitiva. La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carmelo Bene è opera filmica in cui il regista Tafuri ripropone il dar da pensare deleuziano come immaginazione.