Ciao Lucia

Paolo Balmas ricorda la sua amica di una vita Lucia Spadano

Molti anni fa quando cominciai a lavorare per la pagina dell’arte di uno storico quotidiano romano guardandomi intorno notai, nelle diverse stanze cui avevo accesso, degli strani dattiloscritti ingialliti appesi alla parete che sembravano stare li da anni. Ogni tanto qualcuno ci aggiungeva qualche appunto o qualcun’altro ne rileggeva qualche paragrafo, ma in sostanza restavanosempre li,  fino a che d’improvviso accadeva che uno di essi venisse  tirato giù e posato sopra una scrivania per lavorarci in fretta. Venivano cioè trasformati in dattiloscritti fatti e finiti da passare subito agli impaginatori che vi avrebbero aggiunto magari una foto d’archivio e gli avrebbero trovato lo spazio necessario sul numero in uscita. Da novellino qual’ ero commisi l’errore di chiedere di che si trattasse. La risposta fu a sua volta una domanda, stupita ma anche divertita. Mi fu chiesto cioè se davvero non sapessi cos’era un coccodrillo“. Fuor di metafora un necrologio già pronto cui aggiungere soltanto una data e qualche lacrima anch’essa già pronta. Da quando si lavora con i computer, internet, la memoria artificiale ed un infinità di server e app. dedicati ad ogni esigenza i “coccodrilli”  che avevo potuto conoscere in quella redazione così generosa, convulsa e anche un po’ sgangherata, dove sull’ultimo il personale provò anche ad autofinanziare la testata, non avrebbero più ragion d’essere. Un po’ di ricerca in rete e il gioco è fatto.

Cara Lucia non sono passati ancora due giorni da quando ci hai lasciati e già le testimonianze di stima. affetto, gratitudine, considerazione,   nei tuoi confronti che si sono accumulate sia sul sito della rivista che sui social più importanti hanno raggiunto un numero incredibile. Tutte quantehanno il sapore della spontaneità, dell’immediatezza e dell’eleganza di chi non sta davvero facendo solo il proprio dovere professionale. Qualcuno magari ha usato pure degli e-moji impropri, o ha pasticciato nell’usare le formule di prammatica, ma tentativi di lezioncine professorali a buon mercato fatte con l’apparente scopo di preparare la strada ad un necrologio e con quello subdolo di guadagnar punti su tutti gli altri colleghi dell’informazione artistica ancora non ce ne sono stati. 

Lo so bene che in quanto consulente scientifico della rivista qualcuno da me prima o poi si aspetta una rilettura teorico-metodologica del tuo contributo all’interpretazione dell’Arte Contemporanea, tanto più che come docente all’Università ho spesso trattato questioni molto vicine a quelle che potrebbero venir fuori nel tuo caso. Può darsi che in futuro qualcosa del genere potrà tentarmi, ma non certo a breve tempo. Ora mi sembrerebbe di tradirti, di dare il via ad una qualche forma di archiviazione indebita ed inopportuna. Semmai preferisco muovermi nella direzione contraria e confessarti che sei stata tu ad insegnare a me molto più di quello che si possa immaginare, a smussare angoli teoretici, e sovrastrutture ideologiche, con la tua saggezza, la tua vitalità e soprattutto con la tua fiducia nella figura dell’artista, che non potrà mai essere un semplice Player di un Super Game sempre più sofisticato ed alieno rispetto al percorso storico della ricerca artistica. Grazie Lucia tu mi hai insegnato a non vedere la produzione artistica internazionale e sovranazionale come una formazione cosmica dalle coordinate e dalla direzionalità ineluttabili, ma a viverci dentro e a mapparla come un habitat stratificato da percorrere in tutte le direzioni che ti offre all’insegna dell’intreccio agile ed intelligente e della generosità che anestetizza e dissecca la meschinità e l’autoreferenzialità lasciandoliconsumare dal nulla di cui già si nutrono.