Castelbasso 2019. Stefano Arienti e l’Arazzo Contemporaneo

È nel complesso delle memorie, delle testimonianze, di quei saperi artigianali trasmessi pazientemente da una generazione all’altra che la proposta dedicata alle arti visive della Fondazione Menegaz, per l’oramai più che ventennale appuntamento con Castelbasso Cultura, intreccia il suo discorso, mettendo in luce una tradizione artigianale che trova, in quello speciale legame fra luogo e storia, l’espressione più intensa di un’identità forte e singolare. Sul filo dell’immagineTrame dell’Arazzo Contemporaneo, curata da Simone Ciglia, si snoda fra gli spazi di Palazzo De Sanctis e vede coinvolto l’artista Stefano Arienti, il quale, come vedremo in seguito, è anche il curatore del secondo spaccato espositivo Sarà Presente l’Artista. Cominciando da Palazzo De Sanctis, Arienti qui ci accoglie con un ciclo di opere strepitose, intitolato Retina, tre arazzi realizzati tra il 2018 e il 2019 durante una residenza dell’artista nei laboratori della storica Arazzeria Pennese fondata nel 1965. È stata questa l’occasione per l’artista di misurarsi con una tecnica antica mai approcciata in precedenza che, dopo svariati tentativi e diverse proposte d’immagini (in mostra anche “prove d’artista” che documentano i retroscena del progetto), approda a una scelta di soggetti capaci di valorizzare la tecnica meccanica del telaio jacquard. Nell’ordine osserviamo un primo arazzo nei toni del giallo raffigurante il pavimento del Museo Batha di Fes in Marocco, cui seguono gli altri due che riproducono una coperta fatta a mano, fotografata nell’albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio, tradotta nel rosa, e un dettaglio del paesaggio, questo in bianco e nero, di Campo Imperatore, entrambi luoghi caratteristici della regione Abruzzo.

Curioso è soprattutto il gioco creatosi nell’allestimento, capace di coinvolgere lo spettatore che letteralmente è trascinato in un continuo gioco di passaggi fra spazi interni ed esterni e fra dettagli di pattern che citano luoghi lontani o vicini, capaci di restituire quel forte senso di “attraversamento”, vero leitmotiv dell’intera mostra.

Al piano superiore, infatti, seguire gli arazzi significa attraversare la storia dell’arte del novecento a cominciare da quelli prodotti nella città di Penne. Qui vediamo gli arazzi di Afro e Capogrossi, con i quali nel 1970, gli artigiani si aggiudicarono la commissione per la Biblioteca Centrale di Roma (di Afro in mostra anche quello di prova). Dello stesso periodo vediamo poi quelli prodotti da Mario Pieroni fra il 1971 e il 1976 e che riproducono opere di Giacomo Balla degli anni venti e mai realizzate. Fanno da sponda, inscenando una sorta di dialogo, gli arazzi creati da altre aziende nate sulla scia del successo dell’esperienza pennese, come quelle di Saronno e Asti, che a loro volta introducono a un altro gruppo di opere che documenta una stagione più attuale dell’arazzeria abruzzese. Qui vediamo opere realizzate dal 2014 in poi, come quelle di Costas VarotsosMarco TirelliMatteo NasiniAndrea MastrovitoMario CostantiniAlberto Di Fabio.

Infine, al piano superiore catturano lo sguardo l’arazzo di manifattura francese di Enzo Cucchi, le favolose geometrie di Ugo La Pietra,geniale sperimentatore di fibre riciclate e cotone organico, infine il discutissimo Europe vs Europe di Giuseppe Stampone che confermano verso questa tecnica nella più recente produzione artistica.

A Palazzo Clemente Stefano Arienti veste, invece, le non troppo insolite vesti di curatore. Sarà Presente l’Artista è il format che, alla sua seconda edizione, vede Simone Ciglia cedere il proprio ruolo all’artista chiamato a interpretare, riorganizzare e impaginare, secondo il proprio sentire, una mostra a partire dalle opere presenti nella collezione della Fondazione. Opere che, devono necessariamente rintracciare un dialogo con quelle dell’artista stesso e che, per questa esperienza ha rivelato uno Stefano Arienti completamente inatteso. La sua quadreria, infatti, rompe qualsiasi regola museografica, impaginando o meglio spaginando opere organizzate secondo un ritmo simile a una grande onda che sala dopo sala, pare fluttuare rivelando un apparente no-sense visivo. Il filo conduttore, a guardare bene, è invece la scelta caduta su opere esclusivamente figurative che, nel disporsi in dialogo con le proprie, rivelano dettagli delle une e delle altre, diversamente trascurabili. La mostra si chiude con opere che addirittura si sovrappongono e che, a noi sembra intuitivamente, propongano una lettura dell’arte totalmente fenomenologica e proprio concettualmente incentrata a valorizzare il tema dell’attraversamento.

La mostra si chiude oggi 1 settembre 2019 con una visita guidata alle ore 19.00 condotta dal curatore Simone Ciglia. 

Sul filo dell’immagine. Trame dell’Arazzo Contemporaneo è stato presentato, in anteprima mondiale all’Istituto italiano di cultura di Barcellona dal 20 giugno al 14 luglio scorso. L’ente si è classificato al secondo posto nell’edizione 2018 del bando Italian Council, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo. Gli arazzi, dopo l’esposizione nella capitale catalana e a Castelbasso, entreranno a far parte della Collezione permanente del Museo MAXXI di Roma.

Maria Letizia Paiato

Storico, critico dell’arte e pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dottore di Ricerca (Ph.D) in Storia dell’Arte Contemporanea, Specializzata in Storia dell’Arte e Arti Minori all’Università degli Studi di Padova e Laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Ferrara, è ricercatore specializzata nel campo dell’illustrazione di Primo ‘900. La trasversalità d’interessi maturata nel tempo la vede impegnata in diversi campi del contemporaneo e della curatela, della comunicazione, del giornalismo e della critica d’arte con all’attivo numerose mostre, contributi critici per cataloghi, oltre a saggi in riviste scientifiche. Dal 2011 collabora e scrive con costanza per Rivista Segno, edizione cartacea e segnonline. letizia@segnonline.it ; letizia@rivistasegno.eu