Momo Calascibetta, Ritratto di Daverio, pastello su cartoncino, 2019

Cannoli, foie gras e siciliani cattivi

Ho una domanda. Una domanda. Una sola domanda. Fingi, mentre leggi, che io stia urlando. Ma tanto, urlando. E non urla di gioia, non urla di rabbia. Urla di “misonrottolep…”. Te l’assicuro: la lettura dell’articolo non ruberà prezioso tempo alla tua vita. Ho appositamente evitato di raccontarti il 50% delle informazioni. Se vuoi approfondire, basta cercare su Google.

La mia domanda è (schiarisco la voce): di quali importantissime e fondamentali vicende si stava occupando il popolo socia prima della querelle su Daverio e il “Borgo dei borghi”? Della transizione sessuale di un Teletubbies, del tutorial su come effettuare un perfetto bidè al gattino, degli eco-calzini della Thumberg? Ah, sì, di Joker, di Joker. Tutti “bagnati”, per Joker!

Tuttavia, qualche giorno fa mi sono assentato un paio d’ore. Dovevo andare… vabbè, fatti miei dove. Tornando a casa con un nulla di fatto, ho poggiato le mie stanche natiche sul divano e ho cercato di rallegrarle facendo qualcosa di coerente alla vita contemporanea: mi sono collegato su Facebook. Avevo delle cose da leggere, su qualche fenomeno temporaneo di cui mi stavo interessando. Ma essendo smemorato, boh…

E vabbè, skrollavo, skrollavo, skrollavo (si dice così?) e, tra tante notizie inutili, tante notizie false, tra una splendida Ferragni, un Jovanotti che salva il mondo, un Fiorello che canta, una battuta della Littizzetto, la foto di chi si sposa e poi, tre giorni dopo, mette le corna… insomma, dopo tutta questa massa virtuale, per almeno una ventina di post ho notato il bel faccione occhialuto di Philippe Daverio, in varie pose, stampato sullo schermo dello smartphone, con sopra “allegorici” commenti.

Chiedendomi cosa fosse accaduto (non vedevo Daverio da tre anni!), ho cercato di approfondire (non l’avessi mai fatto!).

In breve, uno delle Iene (non so chi, non mi importa approfondire e, se posso essere sincero, non so nemmeno che siano ‘ste Iene –mi ricordo che i loro servizi sono interrotti continuamente da espressioni tipo “wow“, “sbam“, “yeah“, e ricordo qualcosa sul fenomeno della Balena blu, di qualche tempo fa–), uno delle Iene, dicevo, ha raccolto al suo microfono alcune dichiarazioni del critico d’arte sul titolo di “Borgo dei borghi” vinto da Bobbio (e anche qui, desidererei rimanere nella mia infantile ignoranza).

Facendo un passo indietro con la cronaca, pare che tale titolo, il cui obiettivo sia la valorizzazione del patrimonio italiano attraverso una competizione tra sessanta comuni dello Stivale validata da un televoto (ahimè, ma è un problema mio: perché, lo ammetto, ho un problema con le competizioni….), pare che tale titolo sia stato vinto dal comune piacentino in circostanze poco chiare.

Aldilà delle circostanze poco chiare, il Daverio, incalzato dalla Iena in camicia bianca e cravatta nera, si è lasciato andare in dichiarazioni che ai siciliani non sono affatto piaciute. Di pesante è stato pesante. Di artisticamente critico, invece, non ha detto nulla. Proprio nulla. In quell’intervista s’è parlato di cannoli, di foie gras, della sua paura del popolo isolano e altre cose cattive (alcune assurde, che manco riscrivo). Ebbè? È scoppiato l’inferno. Tanto che pure il presidente della regione siciliana ha detto la sua, invitando il critico a una pubblica scusa.

Daverio, dal canto suo, si è scusato e poi, giorni dopo, è andato in onda su un programma che mi pare si chiami Piazza Pulita, su La7, e ha continuato a far spettacolo, sostenendo che… no, non ce la faccio. Perdonatemi, non ce la faccio più a continuare. Mi sarebbe piaciuto scrivere di paesaggi, di aiuole fiorite, della piccola mostra paesana inaugurata a qualche chilometro da casa mia. E invece finisco sempre in questi vicoli ciechi, o tra le grinfie delle mie classiche volgarità, volgarità che inorridiscono le brave persone, quelle brave persone che si incacchiano per una tetta fuori posto, per la carne di pollo nei tortellini, per gli svoltini storti, per le offese il TV. E lottano, lottano, lottano… finché la verità, la verità… sì, la verità.

Dai, mi scuso. Dai, sarà per la prossima. Dai che tutto si risolve, dai! (Se ti andasse di spiegarmi perché ‘sto Joker attizza tutt*, promettimi di scrivermi? Che è per la cattiveria? Dai che lo so che sei cattiv* e ti piace!).

Dario Orphée La Mendola

Dario Orphée La Mendola, si laurea in Filosofia, con una tesi sul sentimento, presso l'Università degli studi di Palermo. Insegna Estetica ed Etica della Comunicazione all'Accademia di Belle Arti di Agrigento, e Progettazione delle professionalità all'Accademia di Belle Arti di Catania. Curatore indipendente, si occupa di ecologia e filosofia dell'agricoltura. Per Segnonline scrive soprattutto contributi di opinione e riflessione su diversi argomenti che riguardano l’arte con particolare attenzione alle problematiche estetiche ed etiche.

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