ARTWEEK BOLOGNA – gli ultimi commenti

Si chiude un’intesa settimana dell’arte. Ecco gli ultimi commenti su ARTEFIERA e le mostre più belle del ricco programma di ART CITY

Si è chiusa anche la prima settimana italiana dell’arte. Fra ARTEFIERA e il ricco programma di ART CITY le cose da vedere sono state tante. Ecco gli ultimi commenti della nostra redazione.

MAILA BUGLIONI – Capo redattore

ARTEFIERA  La fiera si è presentata interessante e pulita con stand curati e spaziosi. Si sono viste proposte accattivanti sia nel settore moderno sia in quello contemporaneo. Tuttavia ho trovato abbastanza deviante la logistica della disposizione dei padiglioni. Entrando non era immediatamente comprensibile il fatto di trovarsi nel padiglione dedicato al moderno, anche se ricco di proposte artistiche interessanti. Anche la scelta di collocare l’editoria a cornice del padiglione 18 non è risultata, a mio avviso, congegnale alla fruizione. Inoltre, non era palese il “piccolo passaggio” (nascosto dall’area VIP) che conduceva verso il padiglione 15 che meritava una migliore visibilità. Una scelta criticata in prima battuta dal pubblico, dagli addetti del settore ma soprattutto dai galleristi che hanno lamentato una mancanza di presenze soprattutto nei giorni di giovedì e venerdì. Maggiori se ne sono sono registrate nel weekend. Nonostante ciò ho trovato molto interessanti entrambi i padiglioni. Belli gli stand di WhiteNoise Gallery, Francesco Pantaleone, The Gallery Apart, Nicola Pedana e David Paludetto, molto freschi, dinamici e giovani.

Nicus Lucà, L’ignoranza, 2011. Galleria Davide Paludetto. Ph. Roberto Sala

ART CITY Sulla città di Bologna consiglio una visita alla mostra di Ivana Spinelli da Gallleriapiù. È un’esposizione che fa riflettere l’osservatore su temi universali: gli incipit di un alfabeto primordiale diventano matrici di un linguaggio quotidiano contemporaneo grazie alla sua applicazione su opere mobili e al contempo contenitrici di oggetti naturali e artificiali fino all’ideazione di stickers da inviare tramite WhatsApp. Arte e natura risultano qui unite dando vita a una Pro-filosofia da applicare al quotidiano.

AMALIA DI LANNO

ARTEFIERA. Il settore 15 è stato, a mio avviso, quello più interessante, ma il cambio location dei padiglioni, al di là dell’ariosità guadagnata, ha disperso molte energie e tempo a discapito della visita. L’accoglienza d’entrata, dal punto di vista visivo, non è stata delle migliori e anche i servizi sono risultati poco agibili. Questi sono stati anche i feedback di molti addetti ai lavori che preferivano la precedente disposizione parallela, la quale permetteva anche uno sguardo scorrevole, immediato e di comparazione. A parte questo aspetto, che non è da sottovalutare, qualche proposta interessante sul fronte fotografia così come in pittura c’è stata, nonostante i molti déjà vu. Le proposte e le gallerie che ho trovato interessanti per un discorso sia allestitivo che di ricerca sono state: Nicola Pedana (Bini, Pugliese, Troisi), Martini e Ronchetti http://www.martini-ronchetti.com (Lisetta Carmi) Pinksummer (Luca Trevisani), Otto Zoo (Paul Kooiker).

Elegante, leggero e poetico il dialogo Morandi-Sissi-Bertozzi&Casoni da Galleria Arte Maggiore. Mazzoleni come sempre propone una preziosa panoramica con opere di grandi maestri ma valorizzando anche i suoi giovani artisti: Reimondo e Francolino. Colpisce infatti per essenzialità la piccola crepa in foglia oro di Andrea Francolino, un segno immediato alla storia dell’arte. Una crepa come un taglio o un cretto, l’apertura a una visione di ricongiungimento con se stessi e la natura in una chiave spirituale. Tra gli stand napoletani meritevoli per allestimento e lavori proposti Umberto Di Marino, sia Main Section che Fotografia. Studio Trisorio sempre raffinato nelle linee e progettualità proposte: Marisa Albanese, Eulalia Valldosera, quest’ultima presente anche all’Oratorio San Filippo Neri per ArtCity. Galleria Fonti con il solo show dell’artista napoletana Giulia Piscitelli, davvero un bel viaggio tra mappe e territori dell’animo. Essenziali e delicate le opere di Giulia Napoleone alla Galleria Il Ponte, in questo periodo in corso la personale dell’artista a Firenze nella sede della galleria.

Eulalia Valldosera, 2016. Studio Trisorio

ART CITY. Sula città di Bologna valeva la pena fare la coda per la mostra ma soprattutto per la performance di Sissi a Palazzo Bentivoglio. Tra i main project di ART CITY bologna 2020, qui si potevano vedere tutti i vestiti di 20 anni di carriera dell’artista. Da vedere.

Segnalo inoltre, la mostra FILIGRANA a Palazzo Vizzani Sanguinetti a cura di Fulvio Chimento che ho trovato interessante per il dialogo opere e location. Artisti: Stefano Arienti, Pierpaolo Campanini, Maurizio Mercuri.

Stefano Arienti e Maurizio Mercuri, Filigrana, Palazzo Vizzani Sanguinetti, Bologna

TRISTANA CHINNI

ARTEFIERA. Dopo uno spaesamento iniziale determinato dallo spostamento di Arte Fiera nei Padiglioni 15 e 18, questa edizione 2020 si è presentata ricca e curata con 150 gallerie (quasi tutte italiane) che spaziavano da noti artisti storicizzati quali Severini, Balla, De Chirico, Sironi, De Pisis, ai contemporanei. La scelta della direzione di optare per un massimo di tre artisti per gli stand di media grandezza e di sei per quelli più ampi è sembrata azzeccata per dare maggior rilievo alle singole voci. Interessante la selezione di pittura (Pittura XXI) dislocata ad apertura del padiglione 15 curata da Davide Ferri e l’ampio spazio dedicato alla fotografia ed all’immagine in movimento sotto la direzione del collettivo FANTOM. C’è stato l’atteso ritorno dopo un’assenza di 11 anni dalla kermesse, della galleria bolognese G.A.M. con una selezione di lavori di Giorgio Morandi installati in modo esemplare insieme ad Ontani, Bertozzi&Casoni e Sissi. Splendido il grande stand della Galleria Mazzoleni con i suoi Burri, Kounellis, Hartung e di grande qualità il focus che la Galleria dello Scudo ha fatto su Gastone Novelli; ipnotico l’allestimento della Galleria Bonioni che ha omaggiato l’artista cinetico Piero Fogliati. Una selezione variegata e di rilievo di opere anni ’60 di Pino Pascali sono state presenti alla Granelli, i tappeti di Mondino appesi alle pareti della Galleria Benappi evocavano le atmosfere di un souk, mentre Galleria Six dava rilievo al lavoro concettuale di uno dei principali fondatori del Movimento Art & Language, Terry Atkinson. Alla Prometeo Gallery sono stati esposti i disegni di Cotognini insieme alle foto di Regina Josè Galindo, mentre lo spazio Renata Fabbri accoglieva lo splendido ciclo d’opere a pigmenti, Geografia temporale, di Sophie Ko. Seducenti i ritratti alla MC2 di Justine Tjallinks in dialogo con Lamberto Teotino e Paolo Ciregia; degni di nota gli scatti di Lisetta Carmi per la Galleria Martini& Ronchetti; raffinata la proposta fotografica di z20 Sara Zanin con le tre voci femminili: Mariella Bettineschi, Silvia Camporesi, Ekaterina Panikanova; elegante il progetto di Anna di Prospero per la galleria ferrarese Maria Livia Brunelli.

Jannis Kounellis,  2008. Galleria Mazzoleni

MARIA LETIZIA PAIATO – Direttore

ARTEFIERA Sulla Fiera ho già espresso i miei pareri. Per chi desidera leggerli o rileggerli li trova qui. Tuttavia nota di merito al progetto curato da Fabiola Naldi che porta in fiera i giovanissimi vincitori del Concorso Zucchelli 2019Xia ShafeiAlessandra CartaGiulia Poppi. Tre talentuose artiste con opere che nulla avevano da invidiare a quelle dei professionisti. I giovani ci piacciono sempre. Portarli in questo contesto ha un grande significato.

Fondazione Zucchelli. ABABO

Riflettendo, invece, sulla mostra L’opera aperta The Open Work – courtesy Emilia Romagna, curata da Eva Brioschi, capisco e comprendo la necessità della partnership e del coinvolgimento della regione, progetto già avviato lo scorso anno, ma mi chiedo fino a che punto sia filologicamente corretto mescolare opere provenienti da collezioni diverse. Una collezione ha una sua specifica identità che in questo è sbiadita. In questo modo si delega alle singole opere una narrazione che spezza le radici dell’istituzione prestatrice a favore di uno sguardo puramente curatoriale che strizza l’occhio – non troppo bene – all’Art Unlimited di Basilea. Questa proposta è, a mio parere, già da rivedere.

Gianni Colombo, 1981-85, MAMbo

Riguardando, infine, con più calma la sezione Fotografia e Immagini in Movimento a cura di Fantom, le opere dell’artista Giacomo Montanaro della Shazar Gallery, sono quelle che alla fine hanno rapito il mio cuore. Conosco la galleria da tempo, e ne ho sempre apprezzato l’audacia nella ricerca. Se anche non la conoscessi l’avrei detto ugualmente, perché Montanaro nel raffinato gioco di sfaldamento dei confini fra fotografia e pittura, propone dei paesaggi che incantano il cuore. 

Giacomo Montanaro, Interior Landscapes # 2, 2017. Shazar Gallery

ART CITY. Sula città di Bologna la cosa più emozionante è stato entrare nello studio di Concetto Pozzati grazie al progetto Io sono un Pittore– regia di Angela Malfitano con Massimo Scola. Un’esperienza unica e di grande impatto emotivo. I bolognesi e non solo, grazie al concept Inventario Pozzati avranno tempo fino a marzo per vivere queste esperienza.

Non sbaglia un colpo Lorenzo Balbi che, oltre alla mostra del MAMbo di cui ho già parlato e che vale la pena vedere, al Museo di Palazzo Poggi– Biblioteca dell’Istituto delle Scienze – porta Un perenne stato del presente fossile di Nicola Toffolini. Si tratta di una riflessione sulla relazione tra essere umano e natura costruita a partire dallo studio del fondo Fernando Marsili. È un’occasione per riflettere sul presente scoprendo al contempo la storia del passato. Senza svelare altro consiglio di vederla.

Altro consiglio è indirizzato alla doppia mostra Dentro e Fuori il lavoro del MUST. La prima ci conduce nel mondo, talvolta ignorato altre scontato, delle uniformi e divise da lavoro, qui raccontato in 44 immagini di fotografi internazionali, cui se ne aggiungono altre di anonimi, veri e propri reperti di epoche passate rievocanti atmosfere quasi cinematografiche. La seconda, di Waled Beshty, racconta l’identità di ruoli del mondo dell’arte, attraverso una selezione di oltre 300 scatti che creano, fra le stanze del MUST, un monumentale display fatto di volti e luoghi, dove perdersi nel gioco del riconoscimento diventa un divertimento ma anche un modo per penetrare lo status di questo ambiente lavorativo.

Infine, ultimissimo consiglio. Sempre a cura di Fabiola Naldi ma questa volta insieme a Maura Pozzati è la mostra 3 Body Configurations alla Fondazione del Monte. Protagoniste le artiste Claude CahunValie ExportOttonella Mocellin. Straordinarie le 38 opere fotografiche di Claude Cahun, nome d’arte di Lucy Renée Mathilde Schwob che, vicina ai surrealisti, indaga propria identità affrontando il più trasversale tema del genere. È vincente, in questo caso, il taglio curatoriale, che magistralmente mette in relazione le tre artiste, riuscendo a far comprendere anche al visitatore non esperto il complicato discorso sul corpo e la posa. 

Ci vediamo ad ARCO MADRID