ARTEFIERA 2020 – prime impressioni (pittoriche)

ARTEFIERA 2020. Una fiera pulita, elegante e garbata. Dopo il rodaggio della prima edizione la mano curatoriale di Menegoi si vede con chiarezza.

Pulita, elegante e garbata. Così, a un primo sguardo appare nel suo insieme e negli allestimenti delle singole gallerie la 44° edizione della veterana fra le fiere italiane. Se il cambio padiglioni, in un primo momento, ha disorientato pubblico e addetti ai lavori provocando un lieve smarrimento, un sentimento generale di “tenuità”, nonostante l’alto numero di gallerie partecipanti, abbraccia tanto le proposte di arte moderna quanto quelle di contemporaneo. Possiamo affermare che, dopo il rodaggio della prima fiera firmata Menegoi, oggi la sua mano curatoriale si vede chiaramente. Dove? Nell’ordine innanzi tutto che rende unitaria la fiera e probabilmente anche nella forzatura a un massimo di tre artisti che, senza trascurare la dimensione mercato, ha indirizzato i galleristi in proposte più curate e di ricerca. Probabilmente, anche la scelta di focalizzarsi sull’esplorazione di determinati linguaggi espressivi, pittura e fotografia, rende più facile al visitatore l’approfondire determinate poetiche e linguaggi, ma anche l’identità, talvolta variegata, delle stesse gallerie.  Parliamo di Focus a cura di Laura Cherubini e di Pittura del XXI a cura di Davide Ferri, cui fa da contraltare Fotografia e immagini in movimento, anche quest’anno, con la curatela del gruppo Fantom.

Entrando nel dettaglio delle gallerie. Fra le proposte di arte moderna è quasi impossibile per gli amanti del genere non apprezzare icone di primo Novecento. Artisti come Balla, De Chirico (ancora troppi a dire la verità) Sironi o De Pisis continuano ad affascinare un pubblico colto e in cerca di storia. Ragionamento che vale altrettanto per artisti di generazioni successive. Si veda Galleria dello Scudo che dedica all’artista Gastone Novelli il proprio focus o Richard Saltoun che porta in fiera Bice Lazzari (attualmente una sua retrospettiva è al Museo del ‘900 di Firenze) figura bizzarra ed enigmatica della venzia di primo novecento. O, ancora, la Galleria Eidos di Asti che coraggiosamente riscopre l’opera di Ezio Bruno Caraceni, probabilmente il primo ad essersi interessato alla fusione delle plastiche, prima ancora di Burri sebbene con tutt’altre motivazioni. In breve e in sostanza, passeggiare per il padiglione 18 è come fare un tuffo in un grande Museo dove scoprire o riscoprire artisti e anche fare buoni affari. I prezzi, infatti, delle opere rispondono al reale mercato degli autori e non sono affatto inaccessibili (ai collezionisti s’intende).

Ci s’immerge, invece, nel presente percorrendo il padiglione 15. Qui, fra installazioni, fotografie, pittura e scultura si possono apprezzare artisti di caratura diversificata. Cattura sicuramente lo sguardo la pioniera del digitale Sandy Skoglund di Paci Gallery, ma anche l’insolito pezzo di Bertozzi&Casoni della Galleria Giovanni Bonelli. Ancora, un incredibile e curioso lavoro di Eva Marisaldi – sono polaroid su alluminio – si rintraccia alla Galleria De Foscherari; mentre per gli amanti del disegno consigliamo i timbri datari con acrilico su tela di Federico Pietrella di galleria Ex Elettrofonica. Tuttavia, è la pittura a farla da padrona. Si veda quella di Damien Meade della galleria CAR DRDE, quella di Mirko Baricchi e Beatrice Meoni della galleria Cardelli&Fontana, si osservino le fluorescenti tele di Paolo Bini della Galleria Nicola Pedana. Ancora, la pittura di Gianluca Di Pasquale e Ivan Seal della galleria Monica De Cardenas, di Ana Manso della Galleria Umberto Di Marino, il pigmento puro di Sophie Ko della Galleria Renata Fabbri, quella del giovanissimo He Wei della Galleria Primo Marella, i ritratti di Matteo Fato della Galleria Monitor e il solo show del portoghese Jorge Queiroz della galleria Pinksummer. Infine, il monumentale tecnica mista su seta, opera di Javier Garcerà della Galleria Paola Verrengia che simula un’incantevole pittura, rapisce lo sguardo portando lo spettatore in una dimensione favolistica e e quasi psichedelica.

ArteFiera 2020 finalmente ritrova nella pittura la sua identità. D’altra parte, lo abbiamo sempre saputo e sempre affermato: la pittura è intramontabile e non smetterà mai di rinnovarsi. Non ci dispiace, infine, la dimensione tutta italiana di questa fiera.

Gallery immagini della Fiera a cura di Roberto Sala.

Maria Letizia Paiato

Storico, critico dell’arte e pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dottore di Ricerca (Ph.D) in Storia dell’Arte Contemporanea, Specializzata in Storia dell’Arte e Arti Minori all’Università degli Studi di Padova e Laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Ferrara, è ricercatore specializzata nel campo dell’illustrazione di Primo ‘900. La trasversalità d’interessi maturata nel tempo la vede impegnata in diversi campi del contemporaneo e della curatela, della comunicazione, del giornalismo e della critica d’arte con all’attivo numerose mostre, contributi critici per cataloghi, oltre a saggi in riviste scientifiche. Dal 2011 collabora e scrive con costanza per Rivista Segno, edizione cartacea e segnonline. letizia@segnonline.it ; letizia@rivistasegno.eu

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