Antonio Del Donno: la forza degli elementi

Nel Sannio, grazie all’Amministrazione Comunale e al Sindaco Luigi Ciarlo, il Parco Tommaso Lombardi di Morcone (Bn), già Villa Comunale, ritrova la restaurata opera di Antonio Del Donno.

Antonio Del Donno, quando aveva modo di interloquire a proposito del suo lavoro, spesso all’interno del suo studio o in casa propria, tra amici, era solito affermare:

Io ho questo da dire sul mondo e sulla vita, ciò che ho sentito, ciò che ho provato ed ecco, lo racconto nelle mie opere’.

Un racconto che, nonostante la sua dipartita, il 19 novembre 2020, oggi continua a riecheggiare grazie al messaggio che le sue opere portano laddove divengono non mera esposizione bensì parte di un vissuto d’altri che ritrova, nell’azione pittorica, fotografica o scultorea, un fecondo dialogo.

Una di queste occasioni è certamente riscontrabile in quanto accaduto, pochi giorni fa, a Morcone (Bn), in quel Sannio beneventano in cui si perdono le origini del maestro Del Donno: l’avvenuto restauro di una sua opera destinata al Parco Tommaso Lombardi che rinnova, perciò, il dialogo con i passi della comunità.

Il 7 agosto, gli Eredi Del Donno e l’Archivio Antonio Del Donno sono stati accolti da membri della Giunta comunale guidata dal sindaco Luigi Ciarlo e dall’Assessore alla Cultura Giulia Ocone – e da esponenti politici degli anni in cui l’artista donò l’opera a Morcone, Tommaso Paolucci e Ruggiero Cataldi – al fine di restituire alla cittadina un’opera che, da oltre vent’anni, appartiene alla comunità.

Per quella giornata, Annarita Del Donno, mi ha chiesto di intervenire, con un pensiero ed un saluto che riporto con piacere e gioia qui di seguito.

“Il ‘restauro’ d’arte non è soltanto una quaestio di natura tecnica, è un accadimento, in primis, di matrice concettuale e filosofica, poiché ricuce quegli strappi del tempo segnanti la vita stessa di un itinerario avviato da un artista per divenire parte integrante dello sguardo quotidiano d’altri.

Il restauro, invero, produce una investitura che non altera l’identità o il ruolo dell’opera, bensì ne avvalora la relazione tra luogo, spazio e comunità. Ed è così che, oggi, grazie all’Amministrazione Comunale e al Sindaco Luigi Ciarlo, il Parco Tommaso Lombardi di Morcone, già Villa Comunale, ritrova nella restaurata opera di Antonio Del Donno, afferente a quel Percorso delle acque che ha sempre funto da cammino nella natura distinto dall’arte, il segno di un trascorrere non immutabile bensì
foriero di istanti che accompagnano generazioni in divenire.

L’opera di Antonio Del Donno, cui mi legavano una parentela familiare ed un affetto incommensurabile, torna a raccontare ciò che, nella sua ricerca, Egli aveva allogato alla forza degli elementi quali simboli di decostruzione del dato reale al fine di un ritrovamento di dettagli ed elementi in grado di agguantare, dall’ignoto o da un passato ancestrale in noi radicato – e spesso obliato – la narrazione di quell’essenza esistenziale che, da sempre, gli artisti sanno profeticamente, mostrare.

In tal modo, l’opera donata al Comune di Morcone nei primi Anni Novanta, tradottasi in ‘fontana’, definiva e definisce una dimensione le cui tracce sono da innervare in una resistenza della materia e della forma che, nella leggiadria dell’una e nella progressione dell’altra, attuano – ancora una volta, oggi – ciò che appare come la scenografia di un sogno: Antonio Del Donno aveva la capacità, ben evidente nell’opera divenuta morconese, di fondere logos e techné tramite il tourbillon della materia, nella sua insistenza ontologica, per retaggio e ritorno immaginifico.

‘L’arte è quel che ci resta per capire come va il mondo, senza l’arte sarebbe impossibile capirlo’ era solito ripetermi quando ci vedevamo e ogni suo lavoro – pittorico, fotografico, scultoreo – si è trasformato in poesia visiva, nel solco della quale la volontà di comprendere le dinamiche del nostro vivere, del nostro sentire, sono traslate in ricostruzioni allegoriche di un pensiero precipuo: ‘io ho questo da dire sul mondo e sulla vita, ciò che ho sentito, ciò che ho provato ed ecco, lo racconto nelle mie opere’.

Antonio Del Donno, nonostante la sua importante formazione e i traguardi raggiunti nella sua carriera, figlia del grande Novecento italiano, è sempre stato disinteressato alla fama, ai clamori, alla spettacolarizzazione della sua arte. Ogni sua innata intuizione, lo sguardo principe che ha guidato la sua visione, sperimentalista tout court, hanno raggiunto apici di rara sapienza e liricità, tanto da stupire ancora ed ogni volta, proprio come accade con l’opera oggi tornata non ad originario splendore, quanto a nuova vita, ove ottone e acciaio, poeticamente aggregati per differenza, offrono alla circolarità e alla geometrizzazione della traccia, il quid tangibile e riconoscibile della commistione tra elementi quali acqua e luce, nella gemmazione di una cosmogonia che è sogno nel reale, in un momento in cui l’acqua è bene prezioso e s’accomuna all’arte, vox intrinseca dell’umano sapere.

Zio Antonio Del Donno, permettetemi l’afflato familiare, era, infine, solito dire che quello interno all’arte fosse ‘l’unico dialogo che esiste. Le parole servono solo a compromettere ed alterare l’essenziale’ pertanto, è inutile dilungarsi, oggi è un giorno di rinnovata speranza, di ritorno all’arte, di ritrovamento di quell’essenziale che, pur nell’astrazione della forma sa incontrare, in ognuno di noi, l’impronta impressa nel profondo dall’intelligenza emotiva, la forza che solo l’opera di un maestro sa indicare ed è fertile traccia per una futuribile memoria, poiché il mondo è fatto della stessa materia dell’arte.”

(Tratto da ‘Antonio Del Donno: la forza degli elementi’, omaggio al maestro di Azzurra Immediato, 7 agosto 2022, Morcone)

Non appena rientrata a Morcone – da cui ero assente per lavoro – non ho potuto far a meno di tornare laddove, finalmente, l’opera, restaurata dalla Buildings s.r.l. di Roberto e Carmine Lombardi, fa ora capolino tra flussi d’acqua, verde di piante ultradecennali e pietre che contraddistinguono il paese. All’emozione personale si è affiancato il fascino della riscoperta, di radici familiari, certo, ma anche di insegnamenti che Antonio Del Donno aveva saputo trasmettermi: non assuefarsi mai allo scorrere del tempo e degli accadimenti senza interrogarsi su ciò che fluisce attorno a noi.

Non siate conformati a questo mondo

Antonio Del Donno, Non siate conformati a questo mondo, Collezione Eredi Del Donno

Ed è così che, osservando l’opera permanente e quelle provenienti da collezioni private, esposte in una preziosa mostra a latere, l’abitare questo nostro mondo si rivela, nuovamente, una sorta di ritualità, come Antonio Del Donno asseriva, una dimensione essenziale per la fisicità con cui è necessario fare i conti, per non sprofondare dunque, per non perdere di vista ciò che si lega all’anima. Comprendere questa dimensione, attraverso l’azione – intellegibile o sensibile – è come fare un volo indietro e un balzo in avanti; perché, qualsiasi cosa ci riguarda, è legata profondamente a Κρόνος, Kαιρος e Aἰών, quali elementi fondanti il concetto di Tempo, anche se la Bellezza tenta affannosamente di travalicare simili barriere.

Ogni lavoro che reca la firma di Antonio Del Donno definisce e delinea nuove intuizioni, rinnovate senza sosta, doni di umile sapienza che sanno guardare al futuro.

La firma di Antonio Del Donno sull’opera restaurata per Morcone

Antonio Del Donno
Morcone (Bn) Parco Tommaso Lombardi
Opera permanente

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.