Arte e natura – lo sappiamo – è un binomio caro alla storia dell’arte, da secoli tema di grande attrazione per gli artisti e fonte d’ispirazione nella progettazione e ridefinizione di spazi ambientali, di luoghi del vivere e del paesaggio. Proprio quest’ultimo – citando Rosario Assunto – definisce i propri contorni in quella che il grande filosofo precisava come “coscienza estetica concomitante”, intendendo con ciò un paesaggio plasmato dall’uomo che, sebbene percepito come naturale, attraverso i segni della cultura esalta la sua stessa vocazione formale. Todi, così come gran parte della regione Umbria, nel conservare un’aurea poetica e spirituale e molto meno assoggettata alla politica della “costituzione cemento” (Settis), mantiene una sorta di ordinamento spaziale che ferma nel tempo la relazione uomo-natura, originando una specie di struttura che, sempre Rosario Assunto, avrebbe definito con la parola giardino. Siamo certi che oggi il filosofo avrebbe apprezzato con grande piacere Il Parco di Beverly Pepper perché, dovessimo descriverlo tenendo conto dei suoi studi esso apparirebbe come un tangibile esempio di armonico giardino dove, estetica ed etica dialogano con commisurata simmetria.
La storia dell’artista originaria di Brooklyn è nota. Del suo approdo in Italia negli anni cinquanta si ricordano le frequentazioni con gli artisti Achille Perilli, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Giulio Turcato (Gruppo Forma1), ma soprattutto la partecipazione nel 1962 a Sculture nella città, curata da Giovanni Carandente, che trasforma Spoleto in una “Città Museo”. Per la prima volta qui parliamo di vere e proprie opere d’arte all’aperto e non più di monumenti, inaugurando con tale esperienza un nuovo e inesplorato rapporto dell’opera con la realtà. Questa partecipazione è nodale nella ricerca di Beverly Pepper che da questo momento in poi si vota totalmente all’arte di forgiare e modellare il metallo. Tralasciando le esperienze internazionali – troppo numerose per essere citate tutte – ricordiamo la partecipazione nel 1972 alla 34. Biennale di Venezia, anno in cui si trasferisce definitivamente a Todi per non lasciarla mai più e amarla incommensurabilmente fino ad oggi. I doni dell’artista alla città negli anni sono stati innumerevoli ma probabilmente è proprio il progetto del Parco quello più intenso e pregnante fra tutti e che, in un certo senso, rappresenta – se così vogliamo dire – il completamento armonico del grande “giardino” tuderte.
Sono venti le opere collocate in modo permanente e dislocate dal Parco della Rocca lungo il pendio della collina, giungendo fino al rinascimentale Tempio di Santa Maria della Consolazione. Venti opere esemplari dello stile e dei diversi periodi di produzione dell’artista fra le quali spiccano Embrance dei primi anni sessanta, icona degli esordi della carriera di Pepper e affine a quella creata per Sculture nella città a Spoleto l’anno precedente, e La Bestia del 1965 e Ingresso del 1967 che mostrano il suo tendere verso poetiche più astratte e minimaliste. Il Parco si ritma poi con una serie di sculture peculiari il decennio settanta: Camposect, Trevignano, Double Pyramid, Split Pyramid, Exodus, Trinità, Councile Omega. Tutte opere che rappresentano il gusto per materiali industriali, per l’acciaio, per le forme geometriche, triangoli e piramidi in particolare, ma anche il definitivo interesse dell’artista per il paesaggio.
Balzando agli anni novanta, in ingresso al Parco dal Tempio di Santa Maria della Consolazione, s’impone allo sguardo San Martino Altars, una coppia di sculture dalle forme d’ispirazione industriale simultaneamente capaci di riflettere sensazioni ataviche e attuali. Sensazioni che ritornano in Maia Toltec, due monumentali sculture verticali dalle fattezze totemiche che riorganizzano nella forma dell’obelisco e nell’incontro fra il ferro e il legno scolpito, un connubio profondo uomo-natura. Penetrando il nuovo millennio vediamo Activated Presence, esempio dell’interesse della Pepper verso la pietra che, anche in questo caso, grazie al particolare intaglio rimanda a dimensioni di origini arcaiche che si rintracciano, con grande suggestione d’insieme nelle imponenti The Todi Columns collocate al centro del Parco della Rocca, replica dell’originario progetto degli anni settanta, oggi visibile presso lo Spazio Thetys all’Arsenale di Venezia.
Mi preme in conclusione sollecitare e indurre il lettore a una meditazione sulla forma tanto quella dell’arte quanto della natura. Riprendendo l’iniziale riflessione di Assunto ecco che l’affermazione: “Nell’arte […] godiamo non la natura, ma la semplice bellezza di cui la natura è bella per la contemplazione, una bellezza astratta da ogni materiale attrattiva della natura; mentre nella natura questa stessa bellezza la godiamo in modo diverso che nell’arte: in unpiacere contemplativo che accompagna l’interesse per la realtà, in quanto oggetto di utilitaria fruizione”, (R. Assunto, Il paesaggio e l’estetica, Giannini ed., Napoli, 1973, vol. 2°, p. 316) a distanza di tempo assume un significato altro, nuovo e rinnovato che – se vogliamo – nel Parco di Beverly Pepper finalmente vede e trova una concretezza visibile e tangibile. Non più teoria ma realtà. Camminando, percorrendo il sentiero che conduce dall’alto al basso della città e viceversa, la relazione formale che lega in un abbraccio idilliaco i fusti degli alberi alle Columns, le panchine – sculture in pietra serena (lunette) inglobate negli spiazzi lungo il percorso, rivelano, in un certo senso, proprio quella bellezza che nell’arte “è semplice bellezza di cui la natura è bella per la contemplazione”; quella bellezza che nella natura “accompagna l’interesse per la realtà”.
La nostra epoca, più che mai, ha bisogno di vivere questa relazione fra arte e natura. Rinunciare all’una o all’altra significherebbe abdicare definitivamente dalla bellezza e ciò, Beverly Pepper, con questo dono del Parco ci chiede di non farlo, ci chiede di reclamare bellezza.
Il Parco ha il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali, Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, Regione Umbria, FAI Umbria, Provincia di Perugia, Camera di Commercio di Perugia, Accademia delle Belle Arti di Perugia, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Todi per l’Arte. Il Parco, inaugurato lo scorso 14 settembre è stato realizzato grazie al coinvolgimento della Fondazione Progetti Beverly Pepper, dell’Amministrazione Comunale che ne ha finanziato la realizzazione, della Regione Umbria e della Comunità Europea, grazie ai contributi di Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e le sponsorizzazioni tecniche di Giulio e Mauro Borgia, Cantina Lugarotti, Cantine Roccafiore, Iron, Luccioli Arch Studio, Tecnogru, Visioni Future, 1000e20 Onethousandevents Production. La guida del Parco è accompagnata da un testo di Joseph Antenucci Becherer – University of Notre Dame.