Alberto Nacci, MEDLEY frame 1186- 300dpi-160x90

Alberto Nacci: Frames 

ADI Design Museum di Milano ha inaugurato da pochi giorni la mostra di Alberto Nacci “FRAMES” che rimarrà aperta al pubblico sino al 3 giugno 2023. Tratta da una serie di venti cortometraggi musicali in bianco e nero dal titolo “Body&Sound”, realizzati da Nacci tra il 2014 e il 2022 e premiati in numerosi festival internazionali, “Frames” vuole restituire in venti fermi-immagine – uno per ogni docufilm – la profonda relazione mentale e corporea che esiste fra il musicista e il suo strumento.

27 i musicisti jazz, classici, contemporanei e vocalist con i quali Alberto Nacci ha collaborato per la realizzazione dei docufilm dai quali nasce la mostra “FRAMES”: Paolo Fresu (tromba), Claudio Fasoli (sax soprano), Andrea Dulbecco (vibrafono), Israel Varela (pianoforte, batteria e voce), Karen Lugo e Cristina Benitez (flamenco), Francesco D’Orazio (violino elettrico 5 corde), Francesco Abbrescia (live electronics), Daniele Di Bonaventura (bandoneon), Livio Gianola (chitarra flamenco 8 corde), Emanuela Battigelli (arpa), Gabriella Mazza (voce), Marco Gamba (contrabbasso), Claudio Angeleri e Marco Giovanetti (pianoforte), Andrea Andreoli (trombone), Giulio Visibelli (sax tenore), Alessandra Doninelli (violoncello), Stefano Bertoli e Francesco D’Auria (batteria), Sergio Arturo Calonego (chitarra acustica), Paola Milzani, Elena Biagioni, Simona Zambetti e Caterina Comeglio (voci a cappella).

Osservando i Frames di Alberto Nacci si coglie la profonda relazione mentale e corporea che nasce tra il musicista e il suo strumento, così come ritmi che spesso esprimono legami ancestrali, tribali, con quella che è la musica all’origine della sua storia. Basti pensare ai fermi immagine che mostrano la batteria e le percussioni. Inoltre, si percepisce continuamente quella che è la relazione gestuale con lo strumento. Infatti, il gesto creativo del musicista si trasforma in gesto sonoro che genera l’emozione in chi ascolta. 

L’artista vuole narrare attraverso i suoi cortometraggi il rapporto tra il musicista e il suo strumento, per creare immagini dinamiche simili a una coreografia. I Frames in mostra, stampati in grande formato 160×90, si concentrano non soltanto sui moti e sui movimenti dei dispositivi, ma anche sulle azioni e sui gesti del musicista, che vive il suo personale rapporto con lo strumento con un coinvolgimento di tutto il corpo, portando Alberto Nacci a lavorare anche sulla sfera del pensiero, delle emozioni e della psicologia. Ecco che allora non si vedranno più solo movimenti delle dita o dei piedi, ma dei veri e propri movimenti dell’anima. L’artista, quindi, arriva a mostrare al pubblico quella che è la relazione più intima e profonda che si genera tra lo strumento e il musicista.

 I film musicali sono stati registrati e girati nello studio di Alberto Nacci durante lunghissime e intense sessioni in cui la concentrazione è sempre stata altissima, a tal punto che qualche musicista le ha definite quasi delle “sedute psicanalitiche”. 

Altra tematica estremamente sottile ma altrettanto potente che si percepisce osservando i Frames in mostra è quella della voce, la voce come strumento musicale. Essa è parte stessa dell’uomo, generata dalla conformazione del suo corpo, sviluppata all’origine dei tempi. Non c’è nessuna mediazione con il suono, nessuno strumento se non il proprio corpo. Per Alberto Nacci l’uso della voce, esteso anche all’uso di tutti gli strumenti a fiato, ha a che fare in modo molto stretto con il respiro dell’anima. 

L’atmosfera percepibile osservando i suoi Frames è sempre intimista, un’atmosfera in cui il musicista possa sentirsi da solo, per cercare di rimanere concentrato sulla musica, proprio come farebbe sul palco.

Ecco che lo strumento diventa il prolungamento del sé. Si percepisce come il musicista, suonando, metta a nudo la sua anima, il suo pensiero e l’emozione che Alberto Nacci riesce a catturare e a trasformare in arte visiva. 

La mostra si trova al piano-1 dell’ADI Design Museum di Milano e appare come una nuova frontiera del design, in cui la matrice è fatta di luce. Il direttore stesso del museo, riflettendo sui lavori di Alberto Nacci, ha dichiarato che appaiono dei “disegni formati dalla luce e dal suono”.

Sono state registrate oltre due ore di musica e questi cortometraggi messi tutti insieme, sono circa centottanta mila Frames. La mostra ne contiene venti, stampati in grande formato cm 160×90. Nel catalogo ce ne sono sessanta. I visitatori della mostra possono scegliere i cortometraggi che preferiscono all’interno di una delle due sale adibite alla mostra. 

Alberto Nacci, nei suoi lavori non usa solo il bianco e nero ma ci sono anche delle eccezioni, dei Frames colorati. Infatti, ci sono due cortometraggi, in cui i musicisti (Paolo Fresu e Francesco D’Orazio) utilizzano l’elettronica e sono illuminati dal rosso, dal giallo dei led luminosi. Il resto è tutto pervaso dal bianco e da un nero profondissimo che mostrano una percezione della realtà che ci permette di entrare più velocemente in contatto con i nostri pensieri, le nostre emozioni. Il colore tende a distrarre e Alberto Nacci predilige una musica diretta, vera, sincera e priva di decorazioni e forzature, una musica che arriva direttamente al cuore dell’anima. 

Alberto Nacci – filmaker