ABITARE L’EMERGENZA. Immagine e responsabilità sociale

Nell’ambito del Festival Architettura 2023, che riunisce diversi Ordini degli Architetti d’Italia sotto l’egida del tema CARA CASA, a Bologna l’indagine sull’Abitare l’emergenza, si riflette nei progetti fotografici di Alessandro Imbriaco, Allegra Martin, Luca Capuano e Silvia Camporesi, in un luogo d’eccezione. il Padiglione Esprit Nouveau. Fino al 30 aprile.

Cosa voglia dire ‘Abitare l’emergenza’ è un tema tutt’altro che semplice da affrontare ed è quanto si è chiesto l’Ordine degli Architetti BolognaArchibo – diretto da Marco Filippucci, attraverso una serie di riflessioni condivise che, nell’ambito di CARA CASA: Il festival itinerante sull’abitare tra Milano, Genova, Venezia e Bologna ha delineato un solco analitico profondo. All’interno del ricco programma di talks, convegni e visite guidate – che ha trovato luogo nell’iconico Padiglione dell’Esprit Nouveau, ricostruzione fedelissima di quello espositivo temporaneo progettato da Le Corbusier e Pierre Jeanneret in occasione dell’Exposition International des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi del 1925 – il tema è stato affrontato anche attraverso l’Arte ed una mostra fotografica, strumento d’indagine prezioso e necessario a comprendere, attraverso l’immagine, dettagli altrimenti non rilevabili sulla questione, ponendo al centro del dialogo l’osservatore e la realtà.

ABITARE L’EMERGENZA. Immagine e responsabilità sociale. Credits Marco Loi

Il progetto espositivo “ABITARE L’EMERGENZA. Immagine e responsabilità sociale” a cura dell’Ordine degli Architetti di Bologna in collaborazione con Azzurra Immediato, ha modo di generare, sino al 30 aprile, negli spazi iconici del Padiglione de L’Esprit Nouveau di Bologna, “una mappatura, a firma di Silvia Camporesi, Luca Capuano, Allegra Martin e Alessandro Imbriaco, in grado di indagare secondo abbecedari plurimi, quanto e-merge dalla condizione dell’abitare emergenziale, riflessione e scrittura fotografica di un modus vivendi imprevisto ma forse non imprevedibile.”

In tal maniera, i quattro artisti si sono trasformati in interpreti e traduttori di un focus attuale, portando in scena quella che è senza dubbio una analisi profonda che ha radici storiche e collettive e che ha trovato nello sguardo principe della fotografia una direzione nuova da seguire per ragionare in termini di architettura per la collettività, “in chiave proto-progettuale e meta-reale, volano simbolico e funzionale”.

Azzurra Immediato, curatrice della mostra, ha scritto: ABITARE L’EMERGENZA. IMMAGINE E RESPONSABILITÀ SOCIALE non è semplicemente una mostra in un luogo emblema per la Storia dell’Architettura, è un racconto corale che imbriglia attraverso l’obiettivo fotografico i limiti e la non conforme poesia di ciò che chiede d’esser visto per non esser dimenticato. Non si tratta di uno sguardo compassionevole bensì di un atlante, fondante e fondativo, che dialoga in foggia differente con l’idea di una architettura eterna, di un diritto assodato, di un luogo, casa, sempre più miraggio che certezza. Ogni artista, nel proprio lungimirante indagare il mondo, ha reso atto scrittorio il fascino degli opposti, celato nella infinita serie di possibilità che solo una diarchia sa offrire; e sino a che, in quell’immenso mare di variabili, ci si ritrova ad esser non alla deriva, bensì con qualche consapevolezza in più, ecco che l’emergenza, solo così, può tramutarsi in opportunità, per una ri_edificazione del futuro.”

Il percorso, allestito con la supervisione di Tommaso Gavioli e affiancato dall’identità visuale di Marco Loi, che si dipana negli spazi del Padiglione lecorbuseriano prendere avvio con Silvia Camporesi e Planasia, un viaggio di memoria in cui passato e presente raccontano metaforicamente “qualcosa che non è più e che racconta, attraverso trame di vite esauste e relegate dalla società civile ad una prassi del fallimento, l’evocazione di un futuro cancellato” e raccontano quell’esperienza vissuta dall’artista sull’isola, a volte troppo lontana dalla realtà.

Silvia Camporesi, dal progetto Planasia, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna. 2023 Ph. Luca Capuano

Il percorso si fa più complesso, nel dialogo con lo spazio con le opere di Luca Capuano e Alessandro Imbriaco. Con A place to stay, – concesso in prestito dall’ICCD | Istituto centrale per il catalogo e la documentazione Imbriaco punta lo sguardo su una Roma ben diversa da quella che spesso la fotografia ha rintracciato: è una capitale costellata da insediamenti abusivi che sono allegoria del desiderio sociale di ‘casa’, delineando la relazione profonda e drammatica tra “desiderio architetturale e la necessità incombente di trovare riparo” mostrando l’emergenza labile di Roma, luogo dove la dignità appare senzatetto.

Alessandro Imbriaco, A place to stay, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna. 2023 Ph. Luca Capuano

L’emergenza trova nuova metafora nei lavori su commissione dell’Ordine degli Architetti di Bologna di Luca Capuano, il quale, in una ricerca a quattro mani con Camilla Casadei Maldini, “delinea una tessitura di confine a partire da Voyage data recording, arazzo che trasfigura i dati delle scatole nere di navi ONG del Mediterraneo volti a perimetrare quei confini invisibili ma creduti inviolabili di nuove odissee umane e sociali, in cui abitare è solo desiderio distante”.

Luca Capuano, Camilla Casadei Maldini, dal progetto Voyage Data Recording, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna. 2023 Ph. Luca Capuano

Un avanzare che rimanda alle opere di un secondo progetto, Residence Futuro, che narra, attraverso la metafora narrativa dell’immagine, di un hotel, ormai fallito, trasformatosi in centro d’accoglienza per rifugiati di guerra, assumendo simbolicamente nuova identità, raccontata da Capuano e dalla Casadei Maldini nell’indagine del limite – abissale – tra il prima e il dopo.

Luca Capuano, Camilla Casadei Maldini, dal progetto Residence Futuro, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna. 2023 Ph. Luca Capuano

Il viaggio in questa ‘architettura per immagini’ continua spostandosi al piano superiore del Padiglione dove si reincontra Imbriaco, con la forza delle sue immagini su Roma e Luca Capuano con Archivio storico Librino, “un passato mai divenuto futuro, incursione nel progetto di Kenzo Tange ideato per il quartiere catanese di Librino, sulla spinta internazionalista del tempo in cui Catania era considerata la città polare per il Sud”. In un rimando alla visione di Tange – le ‘sue’ torri di Bologna sono a pochi battiti di ciglia da qui – ogni immagine restituisce una nuova forma di archivio, una memoria dell’abitare che nel reale si è trasformata in altro rispetto all’utopia progettuale.

Capuano, nella propria indagine, si è interrogato ancora, ma diversamente, su come la progettualità si scontri o incontri con la società e soprattutto con i limiti che essa impone, a partire, ad esempio dalle paure collettiva. E’ il caso delle opere appartenenti ad Anderson Shelters, – i bunker ideati in Inghilterra durante la II Guerra Mondiale, per le famiglia meno abbienti, come riparo dai raid, da costruire in modalità fai da te, nelle proprietà private – Il dramma e le paure della comunità dell’abitare l’emergenza hanno offerto all’artista il modo di riflettere allegoricamente sulla trasformazione che si attua in una società, a partire dalle forme dell’abitare. In mostra Capuano ha portato le vere istruzioni del kit inglese dell’epoca di Churchill ed un modellino in scala costruito in studio, tangibile emersione di termini inconsci.

Luca Capuano, dal progetto Anderson Shelters, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna. 2023. Ph courtesy l’artista

Ad emergere, nelle situazioni d’allarme sono anche le scansioni temporali, il prima e il dopo che mutano, spesso repentinamente. “E se, invece, l’architettura dovesse rispondere anche di un trascorrere temporale che non le appartiene per statuto ma che, al contrario, le si affibbia per differenti motivi? Attendere è una questione emergenziale?” A rispondere a tale quesito è Allegra Martin con L’Attesa, un progetto realizzato a L’Aquila a pochi anni dal terremoto del 2009. L’artista racconta una comunità sospesa, per la quale attendere è significato affidarsi all’ignoto, un ignoto tra ricordo e speranza, che Allegra Martin ha distribuito nel Padiglione ‘popolando’ di nuova memoria i prototipi originali del mobilio dell’Esprit Nouveau, quasi fosse uno scrigno salvifico.
 

Allegra Martin, dal progetto L’Attesa, Padiglione Esprit Nouveau, Bologna, 2023. Ph. Luca Capuano

 

Se tutto si fa emergenza, dunque, diviene normalità? Il rischio è molto alto ed è per questo che il medium fotografico, l’indagine degli artisti si rivela essenziale per porsi come parallelo di indagine in ambiti lontani dall’arte ma vicini alla riflessione progettuale, urbanistica, politica e storica. Lo svelamento compiuto dalla Camporesi, dalla Martin, da Capuano e da Imbriaco si fa portatore di un affioramento nel reale di una emergenza collettiva, priva di confini ma che riguarda tutti noi: la fotografia scrive questa mappa dalla quale non ci si può sottrarre.

La mostra, giunge ai suoi ultimi giorni di apertura, sino al 30 Aprile ed parte del Festival Cara Casa promosso dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano (capofila) con Ordine Architetti Bologna, Fondazione Ordine Architetti Di Genova, Università degli Studi di Genova, Fondazione Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Venezia, Fondazione Housing Sociale, AmbienteAcqua APS. I partners internazionali sono Association urbaMonde e European Federation for Living.

CARA CASA è tra i vincitori dell’avviso pubblicoFestival Architettura – II edizione promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

ABITARE L’EMERGENZA. Immagine e responsabilità sociale
a cura dell’Ordine degli Architetti di Bologna e Azzurra Immediato
15 – 30 aprile 2023
Padiglione de L’Esprit Nouveau, Piazza della Costituzione 11
Bologna
16.30 – 19.30
ingresso gratuito

Roberto Sala

Editore, graphic designer e fotografo d’arte, dal 2012 è docente di Metodi e tecniche dell'arte-terapia presso l'Accademia di Brera nel corso di laurea specialistica di Teorie e pratiche della terapeutica artistica. Direttore della casa editrice Sala Editori specializzata in pubblicazioni d’arte e architettura, affianca alla professione di editore quella di grafico, seguendo in tempi recenti l’immagine coordinata delle più importanti manifestazioni culturali della città di Pescara fra le quali si segnalano: Funambolika e Pescara Jazz. Dal 1992 è Art Director della Rivista Segno per la quale dal 1976 ha ricoperto diversi ruoli e incarichi. Dal 2019 è Direttore Editoriale di Segnonline per il quale traccia la linea politica e di sviluppo del periodico. roberto@segnonline.it