A SUD Fondazione Zimei Foto ©massimocamplone

A SUD – A Pescara il nuovo spazio promosso dalla Fondazione Zimei

Dal 12 giugno al 12 settembre, lo spazio A SUD presenta nella mostra d’apertura un dialogo tra i lavori di Adriano Costa, Enzo Cucchi, Flavio Favelli, Andreas Ragnar Kassapis e Renato Leotta.

Le ricerche di questi artisti invitati ad esporre si accordano con la filosofia che muove la creazione di questo progetto, nato da un’idea di Sabrina Zimei e Massimiliano Scuderi, curatore anche della mostra.
A SUD è luogo, come si legge anche nel manifesto, che nasce per un’irrequietezza, per un moto di libertà e da una volontà d’indipendenza, è un atteggiamento che riflette la necessità di un punto di vista autonomo. In questo spazio orientato a sud si concretizza da subito uno sguardo “prolungato” e di grande respiro, che si rivolge al cambiamento per coglierne spostamenti, unicità e molteplicità. È un pensiero meridiano, uno stato mentale che rivendica l’autonomia dal pensiero moderno per poter andare al di là di un confine, leggendolo non come limite che ci ferma, bensì come punto di contatto con ciò che c’è oltre.

Renato Leotta occupa il centro dello spazio con un’installazione poetica, un ermetico arcipelago di solidi minimali, ricoperti di polvere nerissima presa dall’ultima eruzione dell’Etna. È un manto nero che scandisce l’area creando un recito sacro, specchio del cielo e della sua pioggia materica.
Sulla parete lunga Flavio Favelli recupera il mondo e la cultura di un passato quotidiano, assembla oggetti preesistenti a noi familiari, e li trasforma in riflessioni sugli eventi contemporanei entrati nella memoria. All’interno della mostra i suoi neon compongono parole inventate o reali, togliendo e rimescolando lettere e immagini. In questo modo esse assumono una nuova relazione con la storia e i suoi avvenimenti, e anche rispetto al concetto stesso di sud. Nell’ingresso del palazzo invece, attraverso un intervento site specific, tropicalizza un paesaggio canadese con alcune immagini dell’Etna in eruzione, che si sovrappongono tra loro in un gioco cromatico.

Le opere di Enzo Cucchi sono emblemi del suo linguaggio, un’iconografia che prende i simboli delle tradizioni artistiche e li presenta per spiazzare lo spettatore. Sono delle visioni in cui l’individuo fronteggia se stesso e le sue pulsioni in una dimensione ribaltata, come la sacralità della madonna di bronzo in cui la coda del gatto solleva la veste, o nel dettaglio anatomico di una scultura antica, interpretato con un inserto esterno e una palette colori sgargiante.

Adriano Costa parte invece dalla quotidianità e da oggetti comuni, tessuti e frammenti materici che vengono traslati da un ambito domestico ad uno di forza espressiva, attraverso l’utilizzo di una gestualità pittorica molto fisica, che lo conduce a ottenere l’opera finale.
Andreas Ragnar Kassapis è un artista che vive nell’ossessione della relazione con gli oggetti, perché utilizza la ripetizione e la contemplazione per studiarne il rapporto reciproco e quello con l’uomo, come Giorgio Morandi. Il suo obiettivo ultimo è quello di arrivare a scoprirne gli aspetti più reconditi, eliminando il filtro che esiste tra individuo e oggetto, per una percezione della realtà esclusivamente sensibile, consapevole che sia però un’utopia. La mostra, tuttavia, presenta un’opera che va oltre le sue capacità pittoriche e ne trae spunto, perché in One Filter Time (2021) si realizza un incontro fra il suo lavoro di sound designer e una serie di fotografie scattate da lui ad Atene. Inevitabilmente anche qui traspare questa sua urgenza di scavare in modo profondo il rapporto uomo-oggetto, e come avviene lo scambio dall’uno all’altro. 

Grazie ai lavori dei cinque artisti l’esposizione riesce a coniugare con chiarezza le ricerche di ognuno con il filone in cui lo spazio stesso vuole inserirsi, fornendo al visitatore il punto di partenza per una riflessione sul concetto di SUD, inteso non come luogo geografico ma come clima più ampio, in cui affluisce un insieme di riferimenti culturali.

A SUD è uno spazio libero a metà tra la galleria e lo spazio di ricerca, che legge e rielabora diversi input, la volontà è quella di seguire ciò che accade e si presenta, ma sempre in un’ottica relazionale. A SUD vuole costruire una piattaforma ed una comunità di condivisione aperta con gli artisti, elemento fondante per realizzare progetti efficaci e contenuti di senso.