Fairies
Vincenzo Pennacchi - Until 28.11.2020

Vincenzo Pennacchi – Fairies

Un mondo immaginario veicolato attraverso la fantasia di un artista, dove tutti quegli elementi che hanno abitato l’infanzia di tutti noi possono finalmente prendere vita.

Serrati come viti nel tessuto vegetale della terra patria, e come la vite tesi a propagarsi mediante torsioni oblique. Sono paradigmi visivi che, con volizione narrativa e imprudenza tecnica, per natura si srotolano in senso opposto al carattere impermanente dell’estetica diffusa: di questi ROMBERG, alla 35esima stagione, ricerca le tracce fossili, là dove l’atto di produrre arte ha cessato di essere competenza individuale volta a fornire le parole chiave di una attualità polimorfa e si è fatto unità periferica che aggrega enunciati impersonali nelle oscillazioni delle correnti globali.
Da un’idea di Italo Bergantini, affiancato da Daniele Zerbinati nella cura delle tre mostre personali in programma da settembre al mese di febbraio, nasce la rassegna Viti Parallele.

Testo “Fairies” che segue a cura di Lorenzo Pennacchi.
Mi risveglio nella selva. Assopito, brancolo nel buio tra le rovine di un regno che fu. Improvvisamente una gigantesca porta vetrata si staglia davanti a me. Varco la soglia. Mi trovo in un corridoio illuminato da due file laterali di candele, mentre la vista si appanna a ogni passo. Quando apro gli occhi, vedo il nulla.
«Sei arrivato, finalmente». Una voce rimbomba nelle orecchie, una figura compare nella testa. È avvolta in un turbante lungo tutto il corpo. «Chi sei?», chiedo senza parlare. «Io sono colui che vede oltre le cose. E tu sei qui per ricevere il mio dono». Subito dopo bacia la mia fronte, proiettandomi in un vortice di volti antropomorfici. «Chi sono queste persone?». «Sei tu, prima e dopo. Non dimenticarlo, qualunque cosa accada». Proferite quelle parole si dissolve, come un cavaliere al galoppo del suo destriero.
Riesco a destarmi, spalancando gli occhi. Le candele hanno lasciato il posto agli alberi. Vago tra l’erba folta, col sole battente sulla testa. Intorno, piccole strane creature vanno e vengono di continuo: alcune hanno ali sottili, altre lunghe barbe, altre ancora corna di capra. Sono sicuro di essere già stato in questo luogo, ma non avevo mai percepito niente di tutto ciò. «Ehi, viandante, da questa parte», mi sussurra una voce alle spalle. «Sono Rangely Tantritock, lo gnomo. Quanto a te, non ti ho mai visto. Cosa ci fai a Tat’elen?». «Tat’ cosa?», domando perplesso. «Tat’elen, il regno segreto». «Onestamente io…», biascico convulsamente. «Ho capito, sei uno di quelli che non sanno perché sono qui. Vieni nella mia dimora e ti racconterò la nostra storia». «Fammi strada».
Rangely vive in una minuscola casetta di legno, piena di cibarie e ottimo vino. Mi racconta del piccolo popolo, degli esseri fatati, del re maledetto, delle guerre laceranti del passato. «Da più di mille anni serviamo Oona. È lei la dominatrice del regno segreto. È a lei che dobbiamo la nostra gratitudine per la pace perenne». «Dove si trova?», chiedo mentre mi riempio il bicchiere. «Nella grotta mutevole. Ti ci porterò, così potrai prestare giuramento e diventare un abitante di Tat’elen». Ci mettiamo in cammino immediatamente. Man mano altri strani personaggi si palesano ai miei occhi. Adesso li riconosco: elfi, demoni, nani, giganti, tutte creature che ho sognato fin da bambino.
«Eccoci, siamo arrivati. Da qui non posso proseguire», sospira Rangely prima di dissolversi nel vento. Un’immensa caverna di specchi emerge dalle viscere della Terra, come fosse un fiore di vetro. Centinaia di spiritelli svolazzanti mi accolgono, sollevandomi dal terreno e conducendomi all’interno. «Benvenuto a Tat’elen, umano». Mi vedo proiettato sulle pareti della grotta da prospettive multiformi. «Sei al cospetto di Oona, la regina delle fate». Sono frammentato. «Da oggi abbandonerai la tua vecchia vita e ne abbraccerai una nuova». Mentre le dimensioni del mio corpo si riducono, un paio di fragili ali mi spuntano tra le scapole. «Sei un servitore del regno segreto adesso». Riflesso in un piccolo specchio laterale non mi riconosco più.
Prima di aprire gli occhi, ancora una volta.

I successivi appuntamenti, con Claudio Marini (6 dicembre 2020) e Giorgio Galli (7 febbraio 2021), saranno ugualmente accompagnati da un racconto inedito di Lorenzo Pennacchi.

Fino al 28.11.2020
Torre Baccari, Viale Le Corbusier 39, 04100 Latina
orari galleria: dal lunedì al sabato 16-19:30, mattina su appuntamento
T +39 0773 604788; M +39 334 7105049
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