Letizia Cariello
Gaggenau Scripta, "Vibrazioni" Letizia Cariello - LETIA. credits Francesca Piovesan

Vibrazioni. Letizia Cariello

Nel prestigioso showroom di Gaggenau DesignElementi Hub di Milano si è inaugurata la mostra personale di Letizia Cariello, Vibrazioni, aperta al pubblico da giovedì 9 novembre fino al 2 febbraio 2024.

L’esposizione è inserita nel progetto “Scripta?” a cura di Sabino Maria Frassà, per Gaggenau e Cramum, con il fine specifico di sondare il profondo legame tra materia, arte e scrittura.

Letia, nome d’arte assunto dal 2022, ha concentrato la sua ricerca sulla materializzazione del tempo in un prezioso lavoro che parte da oggetti quotidiani per tessere una molteplicità di relazioni che siano capaci di renderlo percepibile. La sua formazione è ampia: laureata in storia dell’arte e docente di Anatomia Artistica a Brera, ha un marcato interesse per la musica che è parte integrante della sua poetica. Il suono e il ritmo, nel linguaggio di Letia, sono, come nella cultura classica greca e latina, strettamente connessi allo spazio, alla proporzionalità degli ambienti, e possono essere misurati e visibili anche nella planimetria di un’abitazione. Le sue opere hanno un carattere meditativo, esistenziale e si concretizzano in varie forme: Calendari, Gates, ma anche performance, installazioni, foto ricamate, oggetti-libro, Red Threat che attraversano i materiali più diversi. I Calendari in cui le date, i mesi, i giorni definiscono l’inizio e la fine di una performance sono un fitto elenco di numeri e lettere scritti a mano con scalpello su marmo o pietra o, in alcuni casi, su tessuto impreziosito da inserti in foglia d’oro o bronzo. La predisposizione contemplativa dell’artista l’ha portata ad immaginare anche dei Gates costituiti di intrecci di lana che vogliono evocare connessioni con la dimensione del sé che si apparenta con le immagini mentali di Teresa d’Avila o Caterina da Siena, castelli interiori o celle, ovvero luoghi all’interno dei quali è possibile osservarsi e riflettere.

Da Gaggenau a Milano si è creata una particolare congiuntura tra i Gates e i chiodi usati per la realizzazione di una sorta di mandala intrecciato con filo blu fissato con chiodi a testa quadrata. La grande azienda tedesca prima di essere produttrice di forni, cucine, piani cottura di grande eleganza, realizzati da designer di eccellenza, edificò nel 1683 un mulino a martelli e una fucina per chiodi. La fonderia ai margini della Foresta Nera nei sogni di Ludwig Wilhelm von Baden ha mantenuto nel tempo una grande tradizione artigiana che ha condotto anche alla produzione di un prezioso ed esclusivo smalto blu – che trova delle connessioni con l’IKB di Klein – utilizzato per i forni. In questo processo storico si è inserita Letia che ha esposto dentro uno dei forni blu presentati nello showroom, uno dei suoi Calendari dish.

Le opere dell’artista visibili da Gaggenau effettivamente aprono un dialogo con l’altrove, rimandano ad altri mondi, ad altre culture, probabilmente evocate dalla circolarità dei Calendari in marmo o dai dish di ceramica in cui le date, i mesi, i giorni, evocano la sacralità del quotidiano. Certamente il titolo della mostra, “Vibrazioni”, è giustificato da questo cortocircuito memoriale, un percorso sulla ruota della storia in cui tutto si ripete, è ciclico, come un uroboro che ci ripropone il tema dell’eternità e il rapporto con il cosmo.