Tre Coins nella Fountain

Tre Coins nella Fountain. Andrea Lanini, Cesare Pietroiusti, Pasquale Polidori

Con la performance Tre Coins nella Fountain gli artisti Andrea Lanini, Cesare Pietroiusti e Pasquale Polidori rispondono alla necessità manifestata da Spazio Taverna (Roma), sotto la direzione artistica di Ludovico Pratesi e la curatela di Marco Bassan, di addivenire a un’arte intesa come pratica esperienziale totalizzante, fluida e capace di condurre lo spettatore in una narrazione critica e riflessiva.

Lunedì 8 febbraio 2021 i tre artisti, in collaborazione con Mauro Giovanni Piccinini e con la curatela di Carolina Latour, hanno proposto la performance meta-teatrale, Tre Coins nella Fountain, utilizzando un linguaggio ibrido di parole, immagini e gestualità, e muovendosi tra diversi livelli di interpretazione lessicale.

La Fontana di Duchamp è protagonista assoluta del dialogo a tre voci, ma è anche occasione di una più ampia discussione che porta in scena una concatenata rimediazione di opera e pensiero. È il titolo stesso dell’evento, diretto rimando al film Three Coins in the Fountain del regista Jean Negulesco, a suggerirne la complessità e la natura polisemica racchiudendo in poche parole le diverse linee di narrazione e i riferimenti generati dall’interconnessione di varie esperienze artistiche. La letterale interpretazione richiama un atto dell’irrazionale, una realtà nel limbo; se coins indica le monete, il verbo to coin racchiude anche il significato di creare; le tre monete sono la triplice creazione artistica, la triplice narrazione; la Fountain cui ci riferiamo è in questo caso l’opera iconica di Marcel Duchamp pur alludendo inevitabilmente a un sistema molto più ampio di immagini.  

Gli interventi degli artisti si alternano vicendevolmente muovendo da prospettive differenti, ma sempre confluendo in una esclusiva trattazione che diventa sempre più articolata e carica di molteplici sfumature di senso.

Andrea Lanini, Tre Coins nella Fountain

Accompagnandosi con un’operazione grafica di connessioni tra immagini, Andrea Lanini mette in relazione laFountain con la Fontana di Trevi mediata dallo sguardo di Federico Fellini e riconsegnata ne La Dolce Vita. Risulta così evidente il ciclico e reciproco interpellarsi e interrogarsi delle opere, e l’umano desiderio di rileggerle per crearne un’immagine sempre rinnovata. Qualunque opera può dunque essere “girata”, tanto secondo un’accezione tipicamente cinematografica quanto nel suo significato più immediato di ribaltamento fisico, prospettico o di senso, come accade per l’orinatoio che diventa la nota Fontana.

Cesare Pietroiusti, Tre Coins nella Fountain

Nell’analisi di Cesare Pietroiusti, il corpo è letto come complesso sistema le cui funzioni biologiche, e soprattutto il linguaggio, sono frutto di una concatenazione di attività, azioni e reazioni meccaniche paragonabili a quelle di un sistema idraulico, sistema dunque simile a quello di cui, in origine, l’orinatoio-Fontana faceva parte. Violentemente scisso dal suo originario apparato, è corpo inerte, incapace di agire, esso diventa pertanto resto, feticcio; è il linguaggio a consentire il reinserimento del frammento in un nuovo organismo, esercitando e attuando dunque un’azione di reversibilità della morte.

Pasquale Polidori, Tre Coins nella Fountain

Pasquale Polidori svela la complessità di significati e rimandi possibili della parola, sottolineandone il potere produttivo e allusivo; l’ambiguità nella comunicazione artistica si rivela proprietà affascinante e ammaliante, e Duchamp, abile nel costruire tale indeterminatezza, la esercita come strumento creativo. Il processo di mitizzazione della sua Fountain è anche esito della nostalgia generata celando l’opera originale del 1917 e dunque creando una mancanza colmata attraverso le parole che ne costituiscono il suo più solido piedistallo. 

È inevitabile notare quanto, nonostante la Fontana di Duchamp sia fulcro di una complessa narrazione, siano proprio il linguaggio e la comunicazione gli altri, se non i principali, indiscutibili protagonisti dell’azione; testimoniando una natura complessa e stratificata, in cui realtà differenti coesistono senza annullarsi, i tre artisti ne svelano infinite possibilità di decodificazione attraverso una narrazione potenzialmente inesauribile e sempre rinnovabile.