The Student Hotel – Bologna ‘comes and meets the world’

TSH apre la sua nuova sede in città, proponendo il format olandese in un quartiere in piena rinascita

‘May the student in you live forever’ è il claim afferente alla filosofia, o meglio a quella che è definita ‘The Student Hotel Experience’, anche per l’opening bolognese dell’hotel concepito e nato ad Amsterdam grazie a Charlie MacGregor. Si sa che al mondo dell’arte la parola ‘experience’ evoca non già e non solo evoluzioni e ricorsi percettivi, quanto anche effimere operazioni commerciali vestite da mostre spettacolari, ragion per la quale, quando questo termine appare ai nostri occhi, a lettere cubitali, facciamo un passo indietro e osserviamo bene.

The Student Hotel si presenta come un non-luogo eterogeneo, non semplicemente un albergo, non solo uno studentato, ma uno spazio che contiene ambienti di co-working, co-living, dove si può fluidamente passare da angoli gaming a sale da the e caffetterie, strizzando l’occhio alla palestra, alle sale conferenze e a quella che diventerà la pool area all’interno di una corte che rivede le funzioni della stessa in una città di architetture rinascimentali che hanno fatto la storia. TSH è tutto questo e, come afferma il direttore, Michael Giuliano, la nuovissima sede felsinea “è un hotel 4 stelle che va oltre il classico concept di accoglienza turistica e lo ibrida verso un modello più al passo con la fluidità del tempo presente e delle persone che lo vivono. Il risultato è un ambiente in grado di ospitare studenti, freelance e viaggiatori: un melting pot di persone diverse accomunate da uno spirito giovanile, curioso e aperto. A loro offriamo un playground di servizi – camere di design, Collab, zone studio, rete Wi-Fi superveloce, workshop e corsi di cucina – che permettono di soggiornare, lavorare, studiare e divertirsi, tutto sotto lo stesso tetto”. Entrando si ha come l’impressione di varcare una sorta di invisibile linea di confine mitteleuropea per addentrarsi nella dimensione che molti amici ‘in Erasmus’ nei nostri anni d’università ci raccontavano in maniera entusiasta. Ma a Bologna tutto ha un’altra eco. La città emiliana, la stessa in cui è nata la prima Università del mondo occidentale, A.D. 1088, oggi ridefinisce la funzione di ‘ospitalità’ in un quartiere come la Bolognina, quartiere storico del ‘fare’, luogo dalle mille memorie, quelle partigiane, quelle della costruzione del volto moderno della città, quello che svetta verso Nord e che conserva il DC-9 della Strage di Ustica, in un museo dedicato e alla cui memoria continua a dar vita l’opera di Christian Boltanski. La Bolognina è il quartiere che, superato il Ponte sulla ferrovia, accoglie il memoriale della Shoah e dove, nel 1989 ci fu la ‘Svolta della Bolognina” del PCI per mano di Achille Occhetto, ed ancora dove la comunità Cinese, da decenni, ha trovato la sua armonia, insieme con altre essenza etniche, all’ombra della grande cupola salesiana del Sacro Cuore, di fronte ad opere dei più noti street artist e accanto alla dinamiche degli storici centri sociali della città, in strade dove, pochi metri più accanto, è sorta la nuova stazione dell’alta velocità e la nuova avveniristica sede del Comune. Proprio dirimpetto all’edificio vitreo nuova sede civica di Bologna, si colloca The Student Hotel, in quello che era uno spazio ex Telecom, poi sgomberato da famiglie che lo occupavano, nel 2015, tra manifestazioni e proteste di collettivi.

Oggi, The Student Hotel ha aperto quasi a pieno ritmo: 361 camere, 26mila metri quadri, uniti a quegli spazi comuni e fluidi di cui già accennato che mirano a consolidarsi in una Bolognina dall’anima forte, pronta a guardare al futuro senza, però, rinunciare alla sua vera natura, disertando, dunque, quella volontà sovranazionale che anima il concetto di gentrification. Senza parlare di ‘riqualificazione’, TSH arriva in città in un momento piuttosto particolare ma, ciononostante, registra già una buona risposta, in special modo dagli studenti, per lo più stranieri, ospiti nella struttura, e da parte di associazioni e società alla ricerca di un luogo dove creare la propria sede di lavoro. A breve, invece, come già accade nelle altre sedi internazionali e italiane, TSH ospiterà anche viaggiatori, come un vero hotel, spinti dalla volontà di sostare in luogo strategico dal punto di vista topografico e con la possibilità di condividere l’esperienza bolognese con studenti, residenti, start upper e creativi, in memoria futuribile di quanto accadeva già dal Trecento, proprio a Bologna. E ci sarà spazio per eventi, mostre, concerti, colazioni, aperitivi e molto altro.

Ciò che, da subito, piace e colpisce di TSH Bologna è il suo inserimento nel contesto urbano ed architettonico preesistente. “Abbiamo voluto mantenere la volumetria industriale originale, rigenerandola e modellandone gli spazi interni”, asserisce Matteo Fantoni, fondatore di Matteo Fantoni Studio, autore del progetto architettonico e del concept; una modellazione che si rispecchia in quanto definito “La sovrapposizione ed estensione dei volumi, sospesi in copertura” tale da creare “un dialogo tra vecchio e nuovo sostenibile ampliando il significato rigenerativo del progetto”. Un progetto, TSH, nato come una sfida, senza dubbio, anche per il fatto di esser sorto in un’area della città in completa trasformazione da più d’un decennio, e che, come tale, è stata colta, come afferma anche Francesco Conserva partner di Open Project, responsabile del progetto definitivo, esecutivo e della direzione lavori: “Abbiamo, sin da subito, intuito la forza innovativa” che ha dato modo di “trasformare un edificio dismesso, sul quale Open Project lavorava già da anni, in un volano per la rigenerazione di un quadrante della città di Bologna, con un occhio attento alla sostenibilità ambientale, alla contestualizzazione e all’inclusione”.

A stupire è, però, l’interno, caratterizzato da un design new industrial, vicino all’estetica nord europea con tocchi di urban art affidati allo street artist Never2501. La cura di questa parte progettuale assegnata a Rizoma Architetture di Bologna, contribuisce a generare un effetto commisto di cromie e dettagli, tale da rendere The Student Hotel Bologna quel che Giovanni Franceschelli, fondatore e senior architect di Rizoma, ha prospettato come “un magnete urbano, un luogo identitario in una città che già da anni ha avviato un processo di internazionalizzazione”.

Già perché “come and meet the world” è un altro dei concetti della filosofia su cui si incentra TSH, nel solco dell’urban style e dell’all inclusive. Un sogno ad occhi aperti? Certamente una prospettiva inusuale per alcune nostre latitudini, con cui dobbiamo imparare a fare i conti per comprendere appieno alcune dinamiche metropolitane che caratterizzano altre città d’oltre confine da quasi vent’anni. Cosa dobbiamo aspettarci dallo Student Hotel di Bologna? Lasciarci stupire, innanzitutto. Liberarci dai pregiudizi futili e provinciali, perché altrimenti è inutile sognare ad occhi aperti ciò che accade ‘fuori porta’ – idea che a Bologna vale doppio – se poi non siamo pronti alla ricodificazione delle nostre comfort zones… e se TSH dovesse anche aprire gli occhi sul grande problema degli affitti agli studenti – spesso irregolari, come pure i famigerati affittacamere improvvisati – ben venga il nuovo che arriva dal Nord, come ci insegna l’arte del Seicento, nel solco di una nuova condivisione.

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THE STUDENT HOTEL BOLOGNA
Via Aristotile Fioravanti, 27
Bologna

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.