Sebastião Salgado | Altre Americhe

Un grande progetto quello del fotografo brasiliano Sebastião Salgado, le cui opere saranno esposte al Castello Aragonese di Otranto fino al 2 novembre. L’occhio esperto di Salgado, ancora una volta, dimostra di essere capace di cogliere l’essenza vera di una cultura diversa dalla nostra.

Una mostra finora inedita in Italia, Altre Americhe è il primo grande progetto fotografico realizzato da Sebastião Salgado, quando dopo anni di vita in Europa, decise di tornare a conoscere e riconoscere la sua terra, il Brasile e l’American Latina.

Munito di una macchina fotografica, nei numerosi viaggi compiuti tra il 1977 e il 1984, ha percorso un intero continente cercando di cogliere, nel suo bianco e nero pastoso e teatrale, l’essenza di una terra e la ragione di una lunga tradizione culturale. Il risultato è un corpus di immagini di grande forza che evoca il valore di un continente, la sua economia, la sua religiosità e la persistenza delle culture contadine e indiane.

“Quando ho cominciato questo lavoro, nel 1977, […] il mio unico desiderio era ritornare a casa mia, in quella amata America Latina […]. Armato di tutto un arsenale di chimere, decisi di tuffarmi nel cuore di quell’universo irreale, di queste Americhe latine così misteriose, sofferenti, eroiche e piene di nobiltà. Questo lavoro durò sette anni, o piuttosto sette secoli, per me, perché tornavo indietro nel tempo”.

L’intensità delle fotografie in bianco e nero, la loro potenza plastica, hanno confermato per il mondo intero la nascita di un grande fotografo e un narratore del nostro tempo: Sebastião Salgado.

Come ha detto Alan Riding, del New York Times, “Le fotografie di Salgado catturano di volta in volta la luce e l’oscurità del cielo e dell’esistenza, la tenerezza e il sentimento che coesistono con la durezza e la crudeltà. Salgado è andato a cercare un angolo dimenticato delle Americhe, erigendolo a prisma attraverso il quale può essere osservato il continente nel suo complesso. […] Salgado è il creatore di un archivio, il custode di un mondo, di cui celebra l’isolamento. Così facendo, mira a suscitare emozioni problematiche e contraddittorie. E anche in questo caso, ci riesce in pieno”.

La mostra è accompagnata da un libro pubblicato da Contrasto.


Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la agenzia Amzonas Images, Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri. Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo, (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in 7 diverse città italiane). Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo Mondo, in due libri di grande successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino. (Contrasto, 2000). Grandi mostre itineranti (A Roma alle Scuderie del Quirinale e poi a Milano all’Arengario di Palazzo Reale) accompagnano anche in questo caso l’uscita dei libri. Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès. Genesi inizia come progetto nel 2003 e dopo nove anni di lavoro viene presentato in tutto il mondo. Nel 2021 presenta per la prima volta la mostra Amazônia, il suo grande progetto successivo a Genesi.


Sebastião Salgado

ALTRE AMERICHE

Dal 20 maggio al 2 novembre 2022

Castello Aragonese di Otranto

A cura di Lélia Wanick Salgado

Organizzazione di Contrasto e Mostrelab
coordinamento di Lorenzo Madaro