Tutela, Autonomia e Turismo sono le parole chiave, con uno sguardo fortemente rivolto al Futuro attraverso la promozione del contemporaneo e il sostegno alle industrie creative.
E’ stato presentato, nella sede istituzionale del Collegio Romano, il nuovo piano di riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo voluto dal ministro Franceschini. Il ministero si muove fondamentalmente su due direttrici, ovvero: l’esigenza di tutelare da un lato lo sterminato patrimonio storico artistico italiano, rafforzando le azioni in tal senso; e dall’altro l’intento di promuovere la creatività contemporanea e di rivolgere un deciso sguardo sul futuro, potenziando tutte le industrie creative che si occupano di linguaggi del presente. Come recita del resto già il titolo della giornata dedicata al lancio della riforma, che per chi si occupa di contemporaneo diventa molto interessante.
Ma andiamo nel dettaglio. Il piano di riorganizzazione del Ministero si presenta suddiviso in quattro assi fondamentali: turismo, tutela, autonomia e industrie creative.
La prima grande novità consiste nel rimettere al centro il turismo, e di riportarlo nell’alveo delle politiche della cultura.
Poi, un altro punto che balza subito all’occhio, e qualificante in modo significativo il secondo dicastero sotto Franceschini, è la prosecuzione con la prassi di selezionare tramite bando internazionale la nuova tornata di direttori a capo di 7 nuovi musei autonomi, ovvero: il Vittoriano e Palazzo Venezia a Roma, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, Palazzo Reale di Napoli, il Museo Nazionale di Matera e il Parco Archeologico di Sibari. C’è quindi la precisa volontà di proseguire nel solco di quella sorta di internazionalizzazione delle politiche della cultura e delle istituzioni culturali del nostro paese, che era stata già inaugurata nel corso del precedente mandato. Come avviene del resto per il reclutamento di molto del personale di alto livello da parte dei nostri omologhi europei; ricordiamo in tal senso la nomina meno di un mese fa di Chiara Parisi alla direzione del Centre Pompidou Metz; o di Caludia Ferrazzi nominata alla cultura nello staff del presidente Macron.
Proseguendo con l’analisi della Riforma, si evidenzia come integrare nuovamente il turismo nel ministero significa farlo diventare strategico. A tal fine è stata, infatti, prevista l’istituzione di una Direzione Generale specifica con il compito di attuare un progetto di scala nazionale, attraverso quella che potremmo definire una ri-centralizzazione del sistema, che però darà grande importanza alle Regioni e alla dimensione territoriale, con lo scopo di incrementare i flussi turistici e soprattutto governarli in modo intelligente.
La manovra è finalizzata dall’urgenza di decongestionare le città d’arte, per garantire loro tutela, e contestualmente favorire lo sviluppo di tutti quei territori attualmente periferici, ma dotati, al solito, come è consuetudine in Italia, di uno straordinario potenziale turistico, dato l’assoluto valore storico, artistico e culturale di significative macroaree del nostro paese, lasciate ancora oggi inspiegabilmente in ombra ed escluse dai grandi circuiti del turismo internazionale. I Segretari regionali nella riforma Franceschini diventeranno quindi i principali interlocutori del Ministero. Poi, sempre in una visione di tutela e salvaguardia, è la creazione della Direzione Generale per la Sicurezza del Patrimonio culturale. Al suo interno l’istituzione di due servizi dedicati alle emergenze e alle ricostruzioni in caso di eventi naturali catastrofici, di garantire maggiore sicurezza contro il trafugamento del materiale sensibile e delle opere, e contro gli incidenti o gli atti di manomissione.
Altro dato interessante che emerge da una prima lettura della riforma è la creazione della Sovrintendenza Nazionale per il Patrimonio Subacqueo. Questa importante istituzione avrà sede a Taranto, collegata con due sedi operative in due altre importantissime città di mare, ovvero: Venezia e Napoli, e si inserisce in un quadro ideale che ha al centro la storica e naturale vocazione del nostro territorio, attraversato da millenni di legami e scambi con i popoli che abitarono il Mediterraneo, e che vennero dal mare a edificare le nostre città. Il mare, quindi, protagonista del nostro patrimonio.
In una visione di raccordo fra centro e periferia viene potenziata la rete dei presidi territoriali attraverso la creazione di dieci nuove soprintendenze. Istituite, si legge, in base a parametri demografici e a dati oggettivi, insieme al ripristino delle commissioni regionali, hanno lo scopo di rendere ancora più strutturata la missione ministeriale di cura e tutela. Le nuove Soprintendenze per l’archeologia le belle arti e il paesaggio saranno 6, e saranno quelle di: Rieti, Viterbo e l’Etruria meridionale; Cosenza; Pavia, Monza e Brianza; Imperia e Savona; Ascoli Piceno, Fermo e Macerata; L’Aquila e Teramo. Mentre – altro dato importante per il meridione -, ci saranno tre nuove soprintendenze per il patrimonio archivistico e bibliotecario, tutte nel centro-sud, appunto: Umbria; Basilicata; e Campania. Che si uniranno a quella già precedentemente citata per il Patrimonio Subacqueo a Taranto.
Dopo questo excursus nella tutela, veniamo all’ultimo punto: il futuro. Ovvero potenziare l’interesse del paese la voce dell’Italia sul contemporaneo. Nel dettaglio questo si articola in due punti importanti, da un lato il rafforzamento della Direzione Generale Creatività Contemporanea nata sempre per volere dell’attuale ministro nel 2014, e dall’altra l’Istituto per la digitalizzazione del patrimonio: la Digital Library italiana. Con queste due direzioni il MiBACT si allinea all’esigenza di rivolgere al futuro parte della propria attenzione. Alla nuova Direzione Generale sono affidate le competenze in materia di rigenerazione urbana, periferie, con l’aggiunta delle diciture: industrie culturali e creative, fotografia, design e moda; mentre la Digital Library ha il compito di coordinare ogni iniziativa del MiBACT riguardante la digitalizzazione del patrimonio e a essa fanno riferimento i quattro istituti centrali del Ministero con competenze di catalogazione e ricerca in materia di archivi, biblioteche, catalogo e beni sonori. La Direzione sul Contemporaneo che ha già un cospicuo rapporto sul precedente operato – molto centrato sul lavoro di mappatura del patrimonio contemporaneo che pure ha oramai una sua consistenza, ingiustamente trascurata – oggi vede l’integrazione di alcuni asset importanti nel panorama degli interessi artistico culturali del nostro paese ovvero quelli legati all’industria del design e della moda; oltre al consolidamento delle pratiche di investimenti e finanziamento attraverso bandi specifici, declinati fra premi e percorsi di promozione delle arti, espressamente destinati alle imprese creative e alle industrie culturali. Il più importante dei quali è l’Italian Council che ha un fondo di 2.000.000 di euro. Importante come paragrafo aggiuntivo di questo discorso sul contemporaneo, e non solo, è fare un accenno al progetto sul Mecenatismo culturale, che viene promosso dal ministero proprio in questi giorni nella forma consolidata dell’Art Bonus. Le donazioni per la cultura è importante ricordare hanno un beneficio fiscale del 65%, e oltre a stimolare l’idea che tutti indistintamente possiamo essere mecenati, e che investire su ciò che è nostro significa fare del bene a se stessi, l’art bonus spinge in diverse forme a stimolare la pratica del mecenatismo culturale soprattutto e anche in un’ottica imprenditoriale che vale la pena ricordare. Investire nel patrimonio non è solo giusto, ma anche intelligente. Tutte le iniziative qui.
Seguiremo gli sviluppi della riforma e il funzionamento del nuovo assetto.