Per Barclay La luce nell'ombra installation view - Galleria Giorgio Persano, 2022 Courtesy l'Artista e Galleria Giorgio Persano Photo Nicola Morittu

Per Barclay – Driant Zeneli

Ancora pochi giorni per visitare la mostra La luce nell’ombra di Per Barclay da Giorgio Persano a Torino, nello spazio espositivo sito al primo piano dello storico Palazzo di Scaglia di Verrua di via Stampatori.

Per Barclay (Oslo, Norvegia, 1955), che collabora con la galleria Giorgio Persano dai primi anni Novanta, per questa occasione ha presentato delle opere che ruotano attorno al concetto di casa, un archetipo che fa riferimento al dualismo del tempo e dello spazio.

La prima opera che accoglie il visitatore è una scultura in metallo di una casetta, di quella stessa classica forma disegnata dai bambini, ma in cui si vedono solo le strutture portanti perché le mura ed il tetto sembrano staccarsi come per esplodere, in un equilibrio perfetto che lascia intravedere l’interno, ma allo stesso tempo lo protegge.

La mostra prosegue con due grandi installazioni che dominano lo spazio, messe come a confronto. La prima è stata realizzata nel 1992 ed è una grande costruzione sospesa ed ancorata al muro. Anche in questo caso è inevitabile il rimando alla forma riconoscibile della casa, ma all’interno di essa non vi è nessun elemento che possa darci un riferimento della sua funzione abitativa. Si vedono solo le strutture fondamentali per tenerla in piedi, mentre lo spazio non è altro che un contenitore di luce. Le lampadine sono l’unico elemento che mostra come il tempo sia trascorso, infatti le originali alogene sono state sostituite con dei neon.

Lo sguardo poi si sposta al centro della stanza in cui l’opera inedita Senza titolo (2022) continua il dialogo sull’archetipo della casa. L’imponente installazione è composta da due distinte strutture in vetro e ferro poste sopra dei mattoni di cemento, all’interno delle quali è posizionato un tamburo, differente solo per il colore. Anche qui troviamo un dualismo dapprima solo cromatico (chiaro/scuro), che poi si manifesta anche con il suono. Ogni strumento musicale, azionato meccanicamente, scandisce il tempo in ordine. Il suono proviene dall’interno delle costruzioni e si propaga imponente nello spazio mantenendo l’equilibrio tra la fragilità delle pareti vitree e la struttura del metallo, ricordando però come il tempo stia scorrendo, seppur lento. L’immaginario della casa diventa uno spazio assoluto, una proiezione di luoghi mentali dentro i quali gli spettatori possono riversare le proprie memorie.
Infine una sequenza di fotografie continua il racconto del tempo e dello spazio all’interno di una costruzione, questa volta reale. Per Barclay ama riempire di liquido le stanze, come dei contenitori che giocano sulla simbologia del doppio. In questa serie ha utilizzato un capanno degli attrezzi colmo di acqua e, attraverso un gioco di luce e diaframma, ha fotografato il riflesso sull’acqua dell’unica finestra in nove momenti differenti della giornata, annullando il confine tra ciò che è dentro e ciò che è fuori lo spazio.

I concetti di spazio e tempo si ritrovano anche nella personale How deep can a dragonfly swim under the ocean? di Driant Zeneli (Shkoder, Albania, 1983), allestita negli spazi al piano terra della galleria, all’interno del cortile. La mostra, la prima collaborazione dell’artista con la galleria Persano, è composta da un cortometraggio incentrato sulla storia di Rilond Risto, un giovane albanese che, condannato a 21 anni per omicidio, ha creato degli insetti robot per sfuggire all’oppressione della prigione. Il video è stato girato nella Piramide di Tirana, un edificio monumentale costruito nel 1988 come mausoleo celebrativo del dittatore Enver Hoxha. La struttura con le sue colonne imponenti sembra quasi una piovra che tiene prigioniera la libellula, la quale riesce a sbattere le ali senza però poter volare via.