Artissima 24
The future will not wait for us ovvero Il futuro non ci aspetta, T293 - Roma, Numero Cromatico, 2023, fotografia di Daniele Molajoli

Numero Cromatico, l’arte connettiva (s)muove la memoria emozionale

THE FUTURE WILL NOT WAIT FOR US ovvero IL FUTURO NON CI ASPETTA è il titolo dell’ultimo progetto dei Numero Cromatico, collettivo artistico composto da ricercatori provenienti dal mondo delle arti visive e delle neuroscienze, esposto alla galleria T293 di Roma, fino al 24 febbraio 2023.

The future will not wait for us. The world we live in is still unexplored”, è il testo integrale generato da S.O.N.H. (Statements Of the New Humanity), Intelligenza Artificiale addestrata a scrivere testi sul futuro, da cui nasce il titolo della mostra del collettivo artistico Numero Cromatico. Il gruppo, la cui ricerca si fonda su un’impostazione interdisciplinare, rivolge il proprio sguardo ai più avanzati studi nell’ambito della percezione estetica: dalla neuroestetica all’estetica empirica, dalla psicologia sperimentale alla letteratura, dalle digital humanities alla comunicazione visiva.

L’inedito progetto, esposto alla galleria T293 di Roma, riflette su alcuni temi centrali della ricerca di questi ultimi anni del collettivo: la relazione tra naturale e artificiale, la costruzone di spazi arricchiti, l’attivazione di una relazione critica tra il fruitore e l’opera e tra il fruitore e il proprio mondo interiore. Tulipani è il titolo del nuovo corpus di opere, una monumentale installazione proposta e allestita nello spazio romano tramite cui generare e sperimentare differenti approcci percettivi e suggestioni multisensoriali. L’ausilio degli algoritmi e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nella creazione di intrecci visivi tra testo e immagine, composti da tessere delle tradizionali tende antimosca, schiudono una porta di accesso a una dimensione parallela; i Tulipani risultano ‘sipari’ concettuali della neo-realtà. Il visitatore si trova ad esperire un territorio ibrido che lo spinge verso una sfera cognitiva inusuale che si attenziona su un passaggio essenziale, ovvero il processo. Il titolo stesso del percorso espositivo, The future will not wait for us, stimola inevitabilmente alcune considerazioni interessanti sul tema dello sviluppo creativo in termini di spazio, tempo e corpo; quest’ultimo inteso come ‘strumento’ di incarnazione-embodying dell’opera stessa. Difatti, mediante la corporeità avviene l’attraversamento spazio-temporale, il lavoro si incorpora e si fa esperienziale, siamo e diveniamo l’opera al contempo. Tuttavia, un’ulteriore osservazione, a mio avviso pertinente, riguarda la consapevolezza del vissuto presente, laddove il futuro non si deve attendere, ma necessita di essere fatto. Ecco allora l’attivazione di una forza più profonda, del corpo nella sua totalità percettiva, cognitiva, intellettiva ed emotiva. Ed è allora che l’opera assume il valore necessario di un’indagine che supera il dispositivo istruito e programmato ad hoc e giunge a innescare il processo creativo, un nuovo paradigma connettivo che (s)muove la memoria emozionale. Il corpo che si relazione, nel senso verso e non verso il senso, è il tramite conoscitivo, il canale cenestetico che esperisce l’opera, facendo risuonare cosi, entro sentire, il sentimento estetico. Dunque, quel suono ventilato e vibrante suggerito dall’ondulare dei Tulipani, tende-passaggi concettualmente intesi, ci riporta indietro nel tempo, non al vecchio ma a un nuovo passato, riscritto attraverso l’emozione presente. È un rewind sensoriale che ci permette di disimparare e disabituarci per guardare e sentire, non con occhi nuovi, ma con ‘occhi ecologici’.

Pertanto, a seguito della fruizione delle opere e, con l’intento di generare altrettanti stimoli e approcci significativi al senso dell’Arte, con i Numero Cromatico ci siamo incontrati per affrontare ulteriori riflessioni. Il confronto ci ha condotti ad alcuni quesiti che, al di là delle puntuali risposte, ha posto in luce valide meditazioni riguardo il rapporto con il processo creativo e la connessione con l’azione a cui si lega l’attivazione delle emozioni, senza le quali il ricordo risulta labile, e la memoria stessa non sussiste.

Conversazione con Numero Cromatico

Partendo dall’opera nella sua rappresentazione visibile, immaginario collettivo, potete descrivere l’intuizione che ha portato alla tenda come stimolo della memoria personale. In che modo la decostruzione di un significato e la funzione collettiva è tradotta in un invito di intro subiettività, emozione incarnata? Perché la tenda? Da dove siete partiti?

Le opere presenti in mostra fanno parte della serie Tulipani (2022 – ongoing), opere su cui lavoriamo dallo scorso anno ma che mostriamo per la prima volta al pubblico in questa occasione. Queste opere proseguono la ricerca che stiamo portando avanti negli ultimi anni, che vede al centro i nostri principi estetici (abbiamo pubblicato un testo al riguardo) e alcune questioni formali per noi importanti: la produzione di opere il cui contenuto è generato attraverso algoritmi creati appositamente e intelligenze artificiali istruite ad hoc; lo studio di materiali che attivano una relazione sinestetica con lo spettatore; l’utilizzo di tecniche di realizzazione delle opere che hanno lo scopo di attivare meccanismi percettivi più profondi; la ricerca di un equilibrio tra naturale e artificiale. Le opere sono fatte con le tessere delle tradizionali tende antimosca e quindi legate alla tradizione italiana, soprattutto del sud Italia. Lo stampo della singola tessera presenta un tulipano, da qui il titolo della serie. Per noi sono dei grandi sipari, degli attraversamenti, infatti in mostra al centro della sala si erge un grande stangone teatrale al quale sono agganciate due grandi opere: un invito per il pubblico a toccare, attraversare, usare le opere. Le opere presentano testi e disegni, ma il nostro scopo non era realizzare delle opere visive con elementi testuali, ma piuttosto dei dispositivi con diverse possibilità di fruizione. Infatti la mostra suggerisce al pubblico di muoversi nello spazio. Avvicinandosi alle opere si scorgono delle caratteristiche più astratte, il colore, la trama, mentre allontanandosi e da specifici punti di vista si riescono ad apprezzare i testi e i disegni.

Arte come embodiment? Quanta importanza riveste il movimento e il rapporto corpo-spazio-tempo per fare esperienza dell’arte e sentire chiaramente se stessi?

La relazione con l’arte è sempre un’esperienza incorporata. La mente, e di conseguenza il corpo, si muovono verso l’opera e viceversa. Grazie alla letteratura neuroscientifica, sappiamo che la fruizione dell’opera d’arte implica non solo la partecipazione di più sensi, ma anche di diversi meccanismi percettivi. Il fruitore nell’incontro con l’opera d’arte, attiva la visione, il sistema motorio e i circuiti legati alla nostra capacità di provare emozioni. Questo significa che seppure l’opera rimanda al pubblico informazioni e affordance, dall’altra parte il cervello di ognuno mette in campo un’attività cognitiva e precognitiva di risposta, interpretazione e azione su di essa. Uno degli scopi dell’arte, a nostro avviso, dovrebbe essere quello di attivare nel fruitore movimenti fisici e mentali alla scoperta di ciò che abbiamo intorno, ma anche di ciò che di più nascosto si trova dentro di noi. Per questo motivo le nostre opere non vogliono esprimere alcun significato, ma risultare degli stimoli aperti e interpretabili in maniera diversa da persona a persona, ma anche nel corso del tempo.

Dopo diverse settimane dall’inaugurazione del progetto THE FUTURE WILL NOT WAIT FOR US ovvero IL FUTURO NON CI ASPETTA, e altrettanti feedback che vi sono arrivati dai visitatori, è rilevante a mio avviso il tema della restituzione. A riguardo, cosa sVela la vostra opera in chi la fruisce, che risonanza ha?

La mostra ha lo scopo di attivare “risonanze” diverse e diversificate da persona a persona, uno strumento per mettere in discussione memorie personali, convinzioni, ma anche per interagire con l’arte in una maniera inconsueta. Le opere invitano il pubblico a muoversi nello spazio: avvicinandoti puoi apprezzare caratteristiche più astratte, il colore, la trama, e il movimento; allontanandoti e da specifici punti di vista si definiscono allo sguardo i testi e i disegni, oltre a sentire il suono che le opere generano nello spazio. Volevamo dare all’intera mostra uno statuto mutevole, attivando movimento fisico, mentale e percettivo. 

In definitiva, quella proposta dai Numero Cromatico è sì una mostra, una museale installazione, un’immagine e un progetto ma è, soprattutto, un invito alla esplorazione di un multiverso interno, all’interazione soggettiva e intersoggettiva e all’azione per (s)muovere e (s)velare nuovi territori percettivi, cognitivi, estetici e sentimentali. D’altronde, l’arte come la vita va sentita e vissuta totalmente. The future will not wait for us…il futuro è ora, il presente che bisogna fare.

Numero Cromatico. The future will not wait for us Fino al 24 febbraio 2023

T293
via Ripense, 6 – 00153 Roma
+39 0689825614 info@t293.it

×