Non rimane che volare
Installation view, Non rimane che volare - generazioni a confronto 1988-1999. Credits foto di Davide D'Ambra, Courtesy Osservatorio Futura

Non rimane che volare | generazione a confronto 1988-1999

Non rimane che volare | generazione a confronto 1988-1999, il III volume del progetto di Francesca Disconzi e Federico Palumbo: Puglia.

Rimanendo momentaneamente all’interno dello stereotipo che suddivide l’Italia in due all’altezza di Roma, è lecito pensare che anche il mondo dell’arte sia più florido economicamente nella parte nord del Paese. Ciò però non significa che lo sia in maniera categorica anche a livello di qualità, criterio che permette invece di riconoscere potenziale in artisti originari di qualsiasi zona della penisola. Quello che è abbastanza difficile da giustificare, è il motivo per cui le opportunità non sono equamente distribuite e spesso ci si debba spostare per provare ad emergere.

Il progetto di Francesca Disconzi e Federico Palumbo è votato alle regioni mediterranee e giunge a Torino con il terzo volume dedicato alla Puglia, grazie anche alla collaborazione con Giuseppe Amedeo Arnesano.

«La forza del Sud è veramente quella di andarsene, cioè andarsene da sé, essere fuori di sé, dal di fuori; ho sempre detto che la terra di San Giuseppe da Copertino è il Sud […], quando veramente si hanno le gambe tagliate e non si può più che camminare, non rimane che volare e ogni tanto è possibile. E se questo miracolo è possibile è possibile soltanto a qualche santo una tantum nel Sud. Non ho altro da aggiungere […] gli altri non sono del Sud, nel Sud si vola».

Carmelo Bene

Questo terzo appuntamento scaturisce da una riflessione sulle parole di Carmelo Bene (riportate qui sopra), che elevano la necessità di migrazione a forza e capacità di riscattarsi pur di non affondare, virtù tipicamente meridionali. 

Non rimane che volare è il titolo della collettiva presentata all’interno dello spazio di Osservatorio Futura a Torino, nonché un’occasione per chiamare artisti pugliesi – o che con la Puglia hanno qualche legame – nati tra gli anni ’80 e ’90, e chiedere loro di dedicare un’opera alla propria terra, traendo ispirazione dalle proprie radici. Il risultato è un coro di voci trasmesse attraverso media diversi, intente a raccontare storie personali in chiave politica, sociologica, storica o semplicemente estetica. 

Una divisa militare di qualche decennio fa, a riposo in un angolo della stanza sul suo servomuto, racconta un vissuto pregno dei rumori e immagini di guerre lontane nel tempo. Con La divisa militare di mio padre è ancora buona, Nicola Guastamacchia, (Bari, 1990) ci mette di fronte all’inconfutabile verità che di sangue versato continueremo ad avere gli schermi pieni e che di fatto i conflitti non sono poi così distanti.

Secondo Gianni D’Urso (Latiano, BR 1988), invece, con un atto d’amore è possibile tradurre persino la funzione delle bombe Molotov, facendole diventare protagoniste di un cuore di vetro e benzina.

Perché oltre a mettere in pericolo noi uomini, l’odio – e ciò che ne consegue – ha inevitabilmente delle ripercussioni anche su ciò che ci circonda: una natura che già deve fare i conti con se stessa. Lorena Ortells (Putignano, BA 1998) presta particolare attenzione all’albero d’ulivo, spesso vittima del morbo della Xylella, che riproduce in porcellana e avvolge con una coperta isotermica per ricreare un gesto di compassione e cura verso uno degli emblemi della Puglia.

Un coro, dunque, che canta all’unisono strofe di brani diversi, il cui fil-rouge altro non è che il sentimento di appartenenza a un luogo.

Osservatorio Futura
via Carena, 20 Torino
Non rimane che volare | generazione a confronto 1988-1999
fino al 28 luglio, su appuntamento