Il buio mi accoglie mentre entro in una vasta sala longitudinale ove di fronte a me spicca lo scheletro di una grande costruzione gialla di cui scorgo il contenuto grazie alle travi portanti a vista. Mi avvicino ed osservo i pochi affetti che costituiscono il nido di una probabile relazione: a terra una serie di cinte nere legate assieme è illuminata da una serie di neon di forma irregolare – è White Out (2019), opera che mette in discussione l’eredità del tardo modernismo e la sua aderenza ai metodi di produzione industriale tra cui la standardizzazione degli elementi creati in serie – mentre in un’altra stanza s’intravede un quadro raffigurante un uomo. Al piano superiore un arto, di chiaro genere maschile, con un pugno serrato, sinonimo di fermezza, domina il tutto collegandosi così al resto della narrazione visiva. Più in là la serie fotografica Italian Homes (2019) fa contraltare alla tipica casa in stile californiano: immagini ritraenti villette bifamiliari dal sapore borghese costruite in serie tra gli anni ’60 e ’70, di cui una parte furono realizzate all’interno dello stesso spazio espositivo, ma successivamente modificate dai loro proprietari. Unico legame tra le due opere è Structural Psychodrana #4 (2019): una rampa di scale in cemento da cui spuntano una serie di lucchetti. Quest’ultimi, simbolo kitsch del romanticismo in luoghi urbani, contrastano apertamente con il grezzo materiale impiegato evidenziandone l’incompiutezza.
Con As Walls Keep Shifting, a cura di Nicola Ricciardi con Samuele Piazza presso le OGR di Torino, Monica Bonvicini ci mette di fronte alle tematiche dell’identità sessuale, del transgender, delle imposizioni della società tradizionale facendoci riflettere in maniera critica sulle trasformazioni che si sono attuate nel corso del tempo all’interno della collettività mondiale. Accanto a ciò ritorna imperante l’interesse dell’artista verso l’architettura, la sua storia e la sua memoria, le regole e le abitudini comandate denunciando l’impossibilità di eliminare attraverso l’omologazione l’individualità e la singolarità della vita pratica. Non a caso il titolo della personale è tratto da una frase di House of Leaves di Mark Z. Danielewski, romanzo che offre una potente immagine metaforica del rapporto con l’ambiente costruito, tematica utilizzata dall’artista veneziana da ben vent’anni come punto di partenza delle sue installazioni, sculture, video e fotografie. Altro spunto letterale sul tema della domesticità è ripreso da The Collected Stories of Diane Williams che riporta l’attenzione verso il ritorno in periferia, nelle aree rurale, nei luoghi d’origine considerati come unica soluzione per superare le attuali bolle economiche, sociali e politiche e sconfiggere la frammentazione della società.
Un intervento su larga scala all’interno di un sito espositivo di forte impatto in cui l’osservatore è totalmente coinvolto sia emotivamente sia visivamente, per via dell’impego di luci teatrali e del vuoto lasciato dall’intelaiatura dell’edificio, col fine di immetterlo in prima persona davanti alle problematiche suggerite.
Monica Bonvicini: As Walls Keep Shifting
a cura di Nicola Ricciardi con Samuele Piazza
dal 31 ottobre 2019 al 09 febraio 2020
OGR | Officine Grandi Riparazioni
Corso Castelfidardo, 22 – 10128 – Torino
orario: dal giovedì alla domenica dalle 11:00 alle 19:00.
ingresso a pagamento
tel: +39 011 0247108
sito: http://www.ogrtorino.it/