Romeo Castellucci La vita nuova Da sin : Abdoulay Djire, Olivier Kalambayi Mutshita, Siegfried Eyidi Dikongo (di spalle), Mbaye Thiongane, Sedrick Amisi Matala Photo © Stephan Glagla

MAIN PROJECTS – Il calendario dell’Art Week di Bologna

Progetto speciale di ART CITY Bologna 2020 è un evento performativo di assoluto rilievo in ambito nazionale e internazionale: la presentazione in prima nazionale de La Vita nuova, l’ultimo lavoro di Romeo Castellucci, regista teatrale, autore, artista visivo, insignito del Leone d’Oro alla carriera per il Teatro dalla Biennale di Venezia nel 2013, della laurea ad honorem in Discipline della Musica e del Teatro da Alma Mater Studiorum Università di Bologna nel 2015, premiato con l’Oscar della lirica 2018-19 (miglior spettacolo, miglior regista e miglior scenografo) per la Salome prodotta dal Festival di Salisburgo.

La performance sarà visibile venerdì 24 e sabato 25 gennaio 2020 alle h 19.00 e h 21.00, per un totale complessivo di quattro repliche, negli spazi di DumBO, l’area nata da un progetto di rigenerazione urbana condivisa dell’ex scalo ferroviario Ravone, in via Camillo Casarini 19 a Bologna, che per la prima volta entra nella mappa dei luoghi di ART CITY Bologna.

Lo spettacolo – che ha debuttato nel 2018 al Kanal – Centre Pompidou (Brussels) ed è stato ospite di diversi Festival europei tra cui Wiener Festwochen di Vienna, Hellenic Festival di Atene, Passage Festival organizzato da Helsingør Teater e il Festival d’Automne à Paris – celebra il desiderio radicale di dare vita all’arte per quello è, ovvero l’umano, traendo ispirazione da Lo spirito dell’Utopia di Ernst Bloch. Il saggio, scritto in piena guerra mondiale tra il 1915 e il 1917 e rivisto in parte nel 1923, è un classico del pensiero filosofico contemporaneo e si muove nella dimensione utopica del pensiero, delineando una “ontologia del non ancora”.

Nel segno della capacità di fare rete tra le realtà culturali bolognesi, nazionali e internazionali, che da sempre caratterizza l’impostazione degli eventi di ART CITY Bologna, il progetto si realizza in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione; produzione esecutiva di Socìetas in coproduzione con Bozar, Center For Fine Arts (Brussel), Kanal – Centre Pompidou (Brussels), La Villette (Paris) e in collaborazione con V-A-C Foundation. L’attività di Socìetas è sostenuta dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Emilia-Romagna e Comune di Cesena.

L’ingresso è gratuito, su prenotazione obbligatoria.
Per motivi organizzativi, la partecipazione è consentita a un numero limitato di spettatori.

Venerdì 17 gennaio
Seguendo il serrato calendario della settimana dell’arte in avvicinamento all’apertura di Arte Fiera venerdì 24 gennaio, il punto di partenza è previsto per venerdì 17 gennaio alle ore 18.30 con l’inaugurazione a Villa delle Rose di Muntadas. Interconnessioni, prima mostra antologica di Antoni Muntadas in un’istituzione museale italiana, promossa da MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna in collaborazione con Artium, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo di Vitoria-Gasteiz, Álava, a cura di Lorenzo Balbi e Cecilia Guida. Il titolo del progetto espositivo si riferisce a una frase del teorico dell’architettura Mark Wigley che definisce l’artista come “una città, piuttosto che una persona, una rete di spazi di scambio che opera per lunghi periodi, piuttosto che un individuo”, evidenziando il carattere di viaggiatore nomade e instancabile networker che ha contraddistinto la ricerca dell’artista di origine spagnola nel corso della sua lunga carriera.

Antoni Muntadas, Mirar Ver Percibir, 2009
Veduta di allestimento presso Galería Joan Prats
Arco XVIII, Feria Internacional de Arte Contemporáneo, Madrid, Spain 2009

Sabato 18 gennaio
A proposito di architettura, si è formato in questo ambito l’artista, performer e designer Nicola Toffolini che nelle sale del Museo di Palazzo Poggi presenta Un perenne stato del presente fossile, un progetto a cura di Lorenzo Balbi e in collaborazione con SMA – Sistema di Ateneo Alma Mater Studiorum Università di Bologna, che si compone di due opere installative e una serie di disegni in dialogo con il fondo storico della biblioteca. L’inaugurazione si svolge sabato 18 gennaio alle ore 17.30 con un intervento performativo di Eva Geat, ideatrice con Toffolini di COSMESI, gruppo di ricerca teatrale fondato nel 2011 con l’idea di partire dallo spazio come architettura autonoma da costruire e agire. Non oggetti, non sculture, le installazioni sono concepite come “opere-dispositivo” dischiuse dall’apertura di quattro ante che svelano la pittura racchiusa al loro interno: un altrove inafferrabile, generato da pennellature e stratificazioni di colore, dove l’uomo è ormai superfluo. Congegni semiotici capaci di sintetizzare la complessità del reale attraverso crasi formali inconsuete, anche i disegni in mostra dialogano con uno spazio e un tempo altro, in cui giganteschi moloch ci osservano, in contrasto formale e cromatico con l’arido paesaggio disegnativo che li accoglie.

Nicola Toffolini, dalla serie Erosione, 2019

Nell’omonimo spazio a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, l’Associazione Kappanoun alle ore 16.00 apre Un’altra pietra, personale di Jimmie Durham, vincitore nel 2019 del Leone d’Oro alla carriera per l’arte conferito dalla Biennale di Venezia. In mostra una selezione di opere provenienti da collezioni private italiane, che pongono in particolare l’accento sul lungo sodalizio dell’artista statunitense con la materia della pietra, avviato quando, detenuto nel carcere di Yokohama in Giappone, fu chiamato a spaccar massi per scontare la sua pena. Nel tentativo di costruire un’altra storia del pensiero, più libera e poetica di quella raccontata dalla storia della civiltà, Durham usa questa materia come atto puro per liberare vitalismo primigenio e suggerire insolite narrazioni.

Jimmie Durham, Prehistorical stone tool, 2004
Superficie di legno dipinta e pietra, cm 85 x 75

Negli spazi espositivi di via delle Donzelle, alle ore 18.00 la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna inaugura la collettiva 3 Body Configurations, a cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati, con un’accurata selezione di opere fotografiche di Claude Cahun, visibili per la prima volta in Italia, immagini di Valie Export e una riproposizione di opere degli anni Novanta di Ottonella Mocellin, ristampate per l’occasione. Partendo dal rapporto del corpo dell’artista che agisce nello spazio pubblico e privato, l’esposizione si presenta come la possibilità di approfondire un ambito della storia dell’arte del ‘900 ampiamente caratterizzata dall’uso dei dispositivi extra artistici quali il corpo, la fotografia e la performance attraverso tre testimonianze imprescindibili delle principali Avanguardie del XX secolo.

Eulalia Valldosera, Mothership, 2019 Video still
Courtesy l’artista ©Eulalia Valldosera

Domenica 19 gennaio
L’Oratorio di San Filippo Neri ospita l’intervento site-specific di Eulalia Valldosera dal titolo Nave Nodriza, promosso da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con Studio Trisorio, a cura di Maura Pozzati (inaugurazione ore 17.00). L’installazione multidisciplinare, ispirata e concepita per uno spazio inizialmente progettato per il culto, ci fa entrare in profondità nella dinamica del lavoro di questa artista spagnola: il linguaggio di luce e ombra, riflesso e proiezione. Mostrando sempre il suo trucco, includendo nell’immagine finale i dispositivi che di solito vengono nascosti dietro le quinte per creare un momentum magico, possiamo sperimentare una sorta di archeologia mediatica dalla quale estrarre le metafore della nostra psiche collettiva. Scenari immersivi che fungono da spazi psicologici attraverso il linguaggio della luce artificiale e, recentemente, della luce solare catturata in quelli che l’artista definisce micro-video e fotografie, dove interagisce con ciò che chiama entità naturali.

Lunedì 20 gennaio
Un’installazione site-specific coinvolge anche la Cappella di Santa Maria dei Carcerati a Palazzo Re Enzo, con un intervento di Ann Veronica Janssens promosso da Galleria Studio G7 in collaborazione con Galleria Alfonso Artiaco, Napoli. Tre specchi circolari creano una visione alternata tra cielo e terra, ribaltando la percezione dello spazio della Cappella. L’artista dà forma a uno scambio strategico di riflessi e di luci, rendendo manifeste le molteplici direzioni che lo sguardo può assumere confondendo i dettagli e i naturali percorsi visivi. In dialogo con l’architettura medievale dell’antica nicchia e con la pittura di David Tremlett che ne adorna il soffitto, il gesto di Janssens è leggero e rispettoso dell’ambiente che lo accoglie, eppure abile nel proporre una trasformazione radicale della sua fruizione. Un’azione semplice che racconta il tempo e il suo scorrere tra percorsi possibili e scenari inaspettati. In accordo con il timing delle luci di Palazzo d’Accursio, la Cappella, visibile solo dall’esterno, rimane illuminata dalle ore 10.00 all’1.00 fino al 20 marzo 2020.

Ann Veronica Janssens, Sansevero
Veduta dell’installazione presso il Museo Cappella Sansevero, Napoli, 2014
Courtesy l’artista e Galleria Alfonso Artiaco
Photo Marco Ghidelli
Alessandro Lupi
Seconds, 2011
Tecnica mista, legno, motori di orologi, controller, lampade wood, cm 210 x 210 x 40

Alle ore 17.00, nelle aree interne ed esterne allo Spazio Arte, CUBO Museo d’impresa del Gruppo Unipol inaugura quattro grandi installazioni site-specific di Alessandro Lupi, volte a indagare i paradigmi della visione e della percezione, dello spazio e del tempo. Le sue opere immersive e coinvolgenti diventano una sorta di alter- ego critico della società cui si rivolgono, stimolando il pubblico a compiere un percorso di scoperta e sorpresa, percezione e immaginazione, interazione e contemplazione. Il titolo stesso, ONE, TOO, FREE. Specchi, ombre, visioni gioca con le parole, sdoppia il loro significato attraverso l’ambiguità del rapporto tra pronuncia e scrittura, evidenziando la ricchezza iconica e semantica delle opere di Lupi, il cui processo creativo si compie attraverso una continua interazione tra elementi opposti, a partire dalla luce, naturale e artificiale, sperimentata nell’arco completo delle sue gradazioni. La curatela è di Ilaria Bignotti con il contributo di Federica Patti per il Public Program della rassegna das.03 dialoghi artistici entro cui il progetto espositivo rientra.

Sissi
ONme, 2015
Foto da Archivio Addosso 1995 – in progress Bologna, Museo Civico Archeologico, Gipsoteca Photo Alessandro Trapezio

Martedì 21 gennaio
Nella giornata di martedì 21 gennaio apre alle ore 11.00 Vestimenti, progetto installativo di Sissi pensato appositamente per lo spazio di Palazzo Bentivoglio, a cura di Antonio Grulli. L’artista bolognese espone un’ampia selezione di sculture-abito che, sul finire degli anni Novanta, l’hanno segnalata come uno delle più luminose esponenti dell’arte in Italia. Sabato 26 gennaio, dalle ore 14.30 alle 16.30, una performance permette di sottolineare come queste opere siano legate alla nostra vita di tutti i giorni. Al termine, segue la presentazione dell’omonima pubblicazione uscita per Corraini Edizioni, con testi di Mariuccia Casadio, Antonio Grulli e un dialogo di Sissi con l’artista Christian Holstad.

Antonello Ghezzi, Via libera per volare, 2019
Installazione con materiali vari, cm 26 x 20 x 73

Alle ore 17.30 inaugura Via libera per volare, un progetto di Antonello Ghezzi con la partecipazione di Luigi Mainolfi che rende omaggio al grande poeta Gianni Rodari, nel centenario della nascita. Ispirandosi al racconto Il semaforo blu, gli artisti realizzano una serie di installazioni in diversi punti del centro di Bologna in cui vengono collocati iconici semafori che diffondono luce blu. È il loro “via libera per volare”, un’esortazione a sognare. Il progetto prevede il suo culmine presso il Museo Davia Bargellini dove semafori, luci e specchi danno vita a opere site-specific in dialogo con la collezione permanente e con l’opera di Luigi Mainolfi intitolata Per quelli che volano. Curato da Manuela Valentini e Olivia Spatola, il progetto è promosso da Associazione Legati al Filo APS in collaborazione con Silvia Evangelisti, Chiara Belliti e ME Vannucci, Pistoia.

Donatella Lombardo
Partitura 15 – Di Chiara Anita – Cantu di carritteri , 2016
Cucito e stampa digitale su stoffa, plexiglas, poliuretano espanso, fuselli, spilli, cm 45,5 x 20 x 11,5 ca Courtesy l’artista

Dalle ore 18.30 lo Spazio mostre temporanee del Museo internazionale e biblioteca della musica accoglie Partiture Mute. Note a margine, tappa più recente della lunga ricerca che Donatella Lombardo ha condotto su compositrici vissute in diverse epoche, dal XII al XX secolo, ancora poco note eppure di riconosciuto talento. Su alcuni stralci delle loro partiture l’artista è intervenuta con una personale riscrittura fatta di leggere trame di fili colorati avvolti su spilli e fuselli, interpretandone in chiave spaziale ritmi, cromie, intensità. In questa esecuzione anomala, affidata agli strumenti artigianali del ricamo anziché a quelli musicali, emerge un’alterità sapiente quanto disconosciuta, capace di affermarsi con discrezione nelle stanze del museo, di cui integra il percorso come un puntuale contrappunto storico, valorizzando i contributi di compositrici come, per citarne solo alcune, HiIdegard von Bingen, MaddaIena CasuIana, Francesca Caccini, Barbara Strozzi, IsabeIIa Leonarda, EIisabeth Jacquet de La Guerre, Fanny Hensel, Anna Bon. Curato da Uliana Zanetti, l’intervento è promosso in collaborazione con Galleria Spazio Testoni di Bologna e la consulenza scientifica di Anna Rosa Vannoni (Conservatorio di Musica G.B. Martini di BoIogna) e Dario Lo Cicero (Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo, Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica).

In contemporanea, alle ore 18.30, nel Salone Banca di Bologna di Palazzo de’ Toschi apre al pubblico la collettiva Le realtà ordinarie con opere di Helene Appel, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Andrew Grassie, Clive Hodgson, Maria Morganti, Carol Rhodes, Salvo, Michele Tocca, Patricia Treib, Phoebe Unwin e Rezi van Lankveld. L’indagine espositiva, promossa da Banca di Bologna con la curatela di Davide Ferri, si focalizza su alcuni aspetti della figurazione del nostro tempo. A partire da un’idea di rappresentazione dell’ordinario in pittura, il progetto prova a tracciare i contorni di un territorio poroso e potenzialmente molto ampio: all’interno vi sono inclusi quadri di genere (o ambigui, frammentari tentativi di aderire al quadro di genere), e dipinti più ibridi, quando non proprio astratti, che partono da piccole epifanie, dall’osservazione di fenomeni e accadimenti minimi e quotidiani.

Mercoledì 22 gennaio
Mercoledì 22 gennaio è il giorno dedicato all’apertura di iniziative promosse in due sedi dell’Area Arte Moderna e Contemporanea | Istituzione Bologna Musei.
Nella sala centrale di Casa Morandi, inaugura alle ore 17.00 il progetto monografico di Francesca Ferreri dal titolo Gaussiana, a cura di Lorenzo Balbi. Il lavoro, inserito nel solco di una ricerca più ampia, rintraccia nell’intreccio tra restauro e algoritmi matematici spunti poetici per un approccio scultoreo che si pone, sullo sfondo, il problema dell’incognita. I tre elementi della scultura, che prendono vita lungo un asse longitudinale, nonostante la linearità e la struttura modulare, mostrano evidenti sconfinamenti nell’organico: la leggera carta che essi sorreggono – punteggiata di scritture asemiche, a metà fra espressioni matematiche e notazioni coreografiche – suggerisce, pur nella sua esilità, il senso dell’opera.

Seguono alle ore 18.30 tre aperture in contemporanea nella sede di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Nella Sala delle Ciminiere la collettiva AGAINandAGAINandAGAINand, a cura di Lorenzo Balbi, esplora il tema della ripetizione (loop) nella società di oggi, analizzandolo attraverso la ricerca di alcuni tra i più noti artisti contemporanei provenienti da differenti parti del mondo: Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner e Apichatpong Weerasethakul. Il progetto espositivo si sviluppa seguendo diversi approcci: uno sociologico, che guarda all’impatto delle nuove tecnologie e dei nuovi sistemi di organizzazione del lavoro sulla vita psicologica e fisica dell’essere umano; uno filosofico e religioso, che prende ispirazione da forme di conoscenza e di credenza basate sull’olismo, sulla reincarnazione e sulla ciclicità temporale e infine uno ecologico, che propone nuovi modelli di produzione e consumo basati su una rinnovata coscienza della cultura rurale.
Al primo piano del museo, viene presentato il progetto di riallestimento della prima sala della collezione permanente intorno a una delle opere più conosciute e ricercate qui esposte: Funerali di Togliat di Renato Guttuso. Figurabilità. Pittura a Roma negli anni Sessanta, questo il titolo dell’esposizione composta da Uliana Zanetti e Barbara Secci, documenta l’emergere di una giovane generazione di pittori nella Roma degli anni Sessanta, in dialogo con le ricerche artistiche e le posizioni politiche di Guttuso, ritenuto il più autorevole pittore figurativo italiano dell’epoca. In mostra opere di Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Renato Guttuso, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Titina Maselli, Mario Schifano, Cesare Tacchi e Giuseppe Uncini.

Giosetta Fioroni
Autoritratto a nove anni, 1966
Matita, colore alluminio e smalto bianco su tela, cm 80,5 x 180,5 x 2

Gli spazi della collezione MAMbo accolgono inoltre l’installazione Ossi di Claudia Losi, artista italiana dal forte profilo internazionale, che si contraddistingue non solo per la qualità espressiva della propria ricerca, ma anche per l’eterogeneità delle pratiche artistiche e delle tecniche utilizzate, oltre che per le implicazioni poetiche, sociali e paesaggistiche. L’intervento, in collaborazione con il Museo Carlo Zauli e a cura di Matteo Zauli, si pone come nuovo capitolo di un ciclo di lavori su un tema ricorrente: Ossi, ovvero un gruppo di sculture a forma di costole di balena, richiama non solo il mistero profondo e l’aurea mistica che il grande cetaceo porta con sé, ma anche una riflessione profonda su storia e natura e, per deduzione, tra natura e scultura.

Giovedì 23 gennaio
Il calendario di ART CITY Bologna prosegue giovedì 23 gennaio alle ore 19.00 con l’inaugurazione del progetto Damage | Control, esordio monografico in un’istituzione pubblica italiana per l’artista e filmaker finlandese Mika Taanila. Negli spazi del Padiglione de l’Esprit Nouveau è visibile una selezione di lavori incentrati sulla relazione tra uomo, ambiente e tecnologia, in un continuo dialogo tra passato e futuro (inaugurazione alle ore 19.00). La sua ricerca interdisciplinare spazia dall’ambito ecologico alla cibernetica, dalla robotica alle sperimentazioni musicali. Con videoinstallazioni, film, collage e opere fotografiche l’artista indaga le modalità in cui i dispositivi tecnologici hanno ridefinito il mediascape e le modalità della visione. Il progetto, a cura di Lorenza Pignatti, è promosso da MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con FRAME (Finland), Associazione Culturale Stoff, e con il patrocinio dell’Ambasciata di Finlandia in Italia.

Dopo una serie di tappe internazionali, alle ore 20.30 debutta in Italia, nello spazio sotterraneo della Hall Alta Velocità della Stazione Bologna Centrale, Morestalgia, installazione di Riccardo Benassi a cura di Xing/Live Arts Week IX, realizzata grazie al sostegno di Italian Council (5° edizione 2019), in collaborazione con Ferrovie dello Stato Italiane e Grandi Stazioni Retail. Il progetto nasce da un lavoro di ricerca teorica sul sentimento della nostalgia e sulle sue implicazioni sociali alla luce dell’ingresso di internet nelle nostre vite. Morestalgia è un ambiente composto da testo, suono e oggetti che ha come cuore pulsante uno schermo led penetrabile dal corpo umano. In forma di tecno-tenda, l’opera multimediale e polisensoriale affronta il tema del display nel contesto abitativo, urbanistico, infrastrutturale e comportamentale, partendo da un’analisi che pone al centro il soggetto e le sue interrelazioni. L’installazione è aperta a passeggeri e visitatori fino al 27 gennaio come anticipazione di Live Arts Week IX, appuntamento tra arte e liveness in programma dal 26 marzo al 4 aprile 2020.

Venerdì 24 gennaio
Entrando nel vivo del programma dell’Art Weekend, venerdì 24 gennaio, dalle ore 10.00, lo Spazio Carbonesi ospita Circular view, un progetto fotografico di Silvia Camporesi commissionato da Gruppo Hera. La mostra, promossa da Hera S.p.A. e curata da Carlo Sala, racconta l’evoluzione mensile dei lavori di costruzione dell’impianto di biometano a Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna, cogliendo le peculiarità architettoniche di quegli edifici. Per dodici mesi l’artista ha visitato regolarmente l’impianto, documentando la progressiva evoluzione e i cambiamenti della complessa struttura che, a partire dai rifiuti urbani, ha l’obiettivo di

produrre combustibile rinnovabile. Le immagini in mostra propongono un intreccio tra la visione prettamente documentale e la dimensione poetica e suggestiva del luogo.
Con una serie di quattro appuntamenti scadenzati alle ore 15.00, 17.00, 19.00 e 21.00, in replica fino a domenica 26 gennaio, la performance teatrale Io sono un pittore di Angela Malfitano (regia) e Massimo Scola (attore) apre per la prima volta il pubblico lo studio privato del grande artista bolognese scomparso nel 2017. In questo spazio di intimità, in cui Pozzati, oltre a dipingere, custodiva la sua biblioteca e le sue opere e accoglieva amici, artisti, galleristi, si ritrova un luogo di attesa e di silenzio, in cui far risuonare la voce del pittore in una galleria di opere e fotografie esposte appositamente per questa occasione. Nel tempo sospeso di questo luogo “guardaroba di affetti” e di arte, un attore in scena dichiara di essere l’Artista accompagnando il pubblico alla scoperta di alcune delle sue opere più conosciute. L’evento, promosso da Associazione Tra un tratto e l’altro in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, rientra nell’ampio progetto INVENTARIO POZZATI – Per un omaggio della città di Bologna all’artista Concetto Pozzati a cura di Elena Di Gioia, in programma dal 30 novembre 2019 al 30 marzo 2020. L’ingresso è gratuito, su prenotazione obbligatoria. Per motivi organizzativi, la partecipazione è consentita a un numero limitato di spettatori.

Concetto Pozzati
Ciclo Ciao Roberta Photo Vittorio Valentini

La Biblioteca Italiana delle Donne/Centro delle Donne di Bologna presenta la ricerca artistica della regista e performer Silvia Costa con Sono dentro. l’essere ciò che è chiuso in un tratto, progetto che si compone di una mostra di disegni e un processo di creazione quotidiano aperto, promosso con il supporto di Xing. Per la prima volta in Italia l’artista espone i disegni realizzati nell’arco degli ultimi dieci anni come pratica, quasi un rituale, eseguita durante le ore notturne. In una sorta di identità amplificata, le opere trattengono in un tratto lineare e sintetico le memorie di esperienze vissute, di sensazioni attraversate, di incontri avvenuti attraverso figure umane, senza tratti precisi, senza occhi né orecchie, senza sesso. Durante il giorno è possibile visitare la mostra e dialogare con l’artista per consegnarle una frase, su cui lavorerà nelle ore notturne per trasformarle in nuovi disegni che vivranno così degli incontri e passaggi sul luogo.

Sabato 25 gennaio
Il sabato dell’Art Week si conferma come l’appuntamento più atteso dal pubblico serale. Anche nel 2020 torna l’ART CITY White Night con l’apertura straordinaria fino alle ore 24.00 di gran parte delle sedi del circuito ART CITY Bologna, delle gallerie d’arte che accolgono un pubblico numeroso e variegato in un orario inconsueto, senza tralasciare spazi espositivi indipendenti, palazzi storici, locali e negozi.

Domenica 26 gennaio
Nel Foyer Respighi del Teatro Comunale di Bologna, con la performance Orchestra. Studio #3 Valentina Vetturi invita sette direttori professionisti a dirigere il pezzo di Maurice Ravel Introduction et allegro. Pour harpe, flûte, clarinette et quatuor. La composizione viene interpretata e tradotta più volte dai gesti, dai volti e dalle tensioni che ognuno di questi sette corpi indirizza alla propria orchestra. Dialogando con la tradizione musicale del secondo ‘900, Vetturi sposta di senso i gesti dell’orchestra per incentrare lo specifico artistico sul corpo dei suoi interpreti e sul rapporto tra questo corpo e l’ambiente. L’azione performativa, pensata come un ongoing show, avrà una durata di 3 ore, durante le quali il pubblico potrà liberamente entrare e uscire dallo spazio, avendo in testa, ogni volta, suoni personali e diversi. A cura di Lorenzo Balbi, promossa da MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna in collaborazione con Teatro Comunale di Bologna.

Valentina Vetturi, Orchestra.Studio#2_a_WALK ON THE PUBLIC SITE, 2016
Performance, Ginevra, 2016
Courtesy l’artista
Photo Emmanuelle Bayart