Veduta della mostra, Le contraddizioni della fragilità, 2021, Firenze, Foto Stefano Maniero, Courtesy gli artisti e Eduardo Secci, Firenze - Milano

Le contraddizioni della fragilità da Eduardo Secci Firenze

La Galleria Eduardo Secci di Firenze ha ospitato la mostra collettiva Le contraddizioni della fragilità a cura di Angel Moya Garcia.

Si è da poco conclusa la mostra Le contraddizioni della fragilità negli spazi della Galleria Eduardo Secci in Piazza Carlo Goldoni a Firenze.

La collettiva, a cura di Angel Moya Garcia, tratta il tema della fragilità attraverso le diverse interpretazioni degli artisti Diana Al-Hadid, Alejandro Almanza Pereda, Andrea Galvani, José Carlos Martinat e Matthew Ritchie.

Il curatore spiega come categorizzare tale termine con accezione dispregiativa sia estremamente limitante, ed i diversi contesti in cui il concetto viene applicato sono utili per approfondirne i livelli di significato. Andrea Galvani lo fa indagando le relazioni dialettiche tra fragilità e monumentalità, da lui rappresentate attraverso le due opere al neon che ci accolgono all’ingresso della mostra: Spacetime Simmetry,2020 e The Relativity of Simultaneous Events[At Rest],2020, che riportano le equazioni matematiche relative a scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato la storia dell’umanità, come la nascita della fisica teorica e la nascita dell’era nucleare.

Delicati ma imponenti risultano le opere di José Carlos Martinat che rielabora manifesti propagandistici estraniandoli dal loro contesto, mentre Alejandro Almanza Pereda noto per sua ricerca di contenuti paradossali ed antitesi che destabilizzano,contrappone alla ruvidità del cemento la fragilità di un dipinto talmente potente da liberarsi della malta che lo ricopre. Gli artisti denunciano un mondo fatto di abuso di potere ed occultamento della nostra storia.

Anche gli emblematici lavori dell’artista siriana Diana Al-Hadid, parlano della storia sociale ed identitaria, di decadenza ma anche del trascorrere del tempo. In At Your Heels, 2021, profili di monumentali edifici architettonici che rappresentano una veduta di Firenze antica, sono bloccati eternamente nel momento del loro discioglimento.

Matthew Ritchie, infine, racconta la fragilità attraverso le sue tele colorate, apparentemente astrazioni gestuali ad olio ed inchiostro, queste risultano essere complicati risultati generati con l’ausilio di programmi di intelligenza artificiale chiamati GANs.

Il curatore Angel Moya Garcia ha mostrato quanto siano diversi i livelli d’interpretazione di un vocabolo che fa parte del nostro vivere quotidiano, del nostro linguaggio, attraverso differenti espedienti di comunicazione visiva, caratteristici della poetica di ogni artista.