Giò Pomodoro, Folla grande, 1961-62, marmo bianco Carrara, 112x255x40 cm + base. Collezione privata. Ph. Giuseppe D’Aleo

La White Carrara di Claudio Composti

Scultori e fotografi sono invitati dal Direttore Artistico Claudio Composti a valorizzare una città sempre più abbandonata dai turisti ma anche dai suoi cittadini. Un tentativo che ad un primo impatto può risultare confuso ma che potremo valutare in definitiva solo ad ottobre, a conclusione della manifestazione, stimandone i visitatori che sarà riuscito a coinvolgere.

Lo scorso 16 giugno si è svolta la conferenza stampa per la settima edizione di White Carrara, la manifestazione che ogni anno coinvolge artisti nazionali ed internazionali per la valorizzazione della città.  

L’edizione 2023, dal titolo Still Liv(f)e, è curata dal Direttore Artistico Claudio Composti che spiega come sotto la sua direzione si provi a rispondere a domande molto ampie quali: «Quanto è cambiato il concetto di scultura con l’avvento della tecnologia? Quanto i canoni classici sono stati stravolti dall’utilizzo di nuovi materiali, che esulano dal marmo, intervenendo sull’arte plastica con supporti video, fotografici o robotici? Dove termina la definizione di scultura e inizia quella di installazione?».

Il tentativo di comprendere tali esiti e dinamiche non è esplicito, anzi è poco chiaro in quanto l’evento, dislocato nelle principali piazze e all’interno di Palazzo Binelli e del mudaC Museo delle Arti Carrara, è senza un chiaro filo conduttore se non quello d’indagare l’eterogeneo linguaggio della scultura.

Nella mostra Visioni plastiche. Le forme della scultura, in cui troviamo fotografie di Bruno Cattani, Giacomo Infantino, Simon Roberts, Carolina Sandretto, Dune Varela, si indagano i punti di vista dei sei fotografi che ritraggono la scultura classica attraverso l’obiettivo fotografico. Al piano terra del palazzo, invece, il video Landscape as Performance di Andrea Botto insieme alle sculture di Stefano Canto in legno e cemento. Come è evidente già negli spazi della mostra, pur trovandoci in un luogo la cui attività principale è l’estrazione del marmo, le opere selezionate sono composte da materiali diversi – scelta che non mi sento di criticare viste le manifestazioni del movimento No Cav contro le conseguenze ambientali dell’estrazione intensiva.

White Carrara prosegue negli spazi pubblici con sculture di Sergi Barnils, Mattia Bosco, Stefano Canto, Michelangelo Galliani, Morgana Orsetta Ghini, Mikayel Ohanjanyan, Quayola e Giò Pomodoro che prendono posto nelle principali piazze della città. Una scelta variegata di poetiche, forme e materiali che si accostano in modo confuso soprattutto in Piazza Alberica.

Molti gli eventi che fanno da cornice alla mostra, con la speranza che possa prendere il via una manifestazione importante che mira al coinvolgimento della cittadinanza, ma anche alla valorizzazione di un luogo ricco di storia e tradizioni che si sta spopolando sempre di più.