Arte Fiera 2025

La Biennale DOUTDO si svela in anteprima ad ARTEFIERA

Il tema della fragilità è affrontato dall’artista Joan Crous e presentato in anterprima ad ARTEFIERA, con un allestimento ideato e progettato da Michele de Lucchi con Alberto Nason. L’opera Fràgil delineerà il focus della nuova edizione della Biennale DOUTDO a cura di Alessandra D’Innocenzo per l’Associazione Amici della Fondazione Hòspice Seràgnoli, in collaborazione con Banca di Bologna.

Siamo fragili, tutto è fragile intorno a noi: uomini, animali, piante, la vita sulla terra, le nostre relazioni, i nostri sentimenti, i nostri amori, le nostre idee, la sostenibilità del nostro modello di sviluppo, la nostra idea di progresso, la nostra presunta centralità nell’universo. Se però accettiamo la nostra fragilità possiamo trasformare l’apparente vulnerabilità nel suo opposto, la storia umana lo ha dimostrato, la nostra fragilità diventa agilità consapevole, che se crea una comunità può produrre innovativi e potenti risultati, la vulnerabilità dei singoli diventa forza collettiva per difendere valori condivisi e il bene comune.

Alessandra D’Innocenzo, fondatrice e presidente di doutdo
FRÀGIL, opera di Joan Crous

La percezione della fragilità, in special modo negli ultimi anni, ha delineato un nuovo perimetro esistenziale, in modalità del tutto differentie talvolta persino opposite.

Uno dei più grandi problemi del nostro tempo è aver perso consapevolezza della fragilità e della morte.

Joan Crous

In tal senso, ogni nostra fragilità ha assunto un ruolo precipuo, troppo spesso, però, accantonato e, senza dubbio, temuto, tanto da essere divenuto incomprensibile. Riflettendo su tale problematica, l’artista catalano, bolognese d’adozione, ha agito attraverso una allegorica traduzione in forma e materia, adottando il vetro come elemento cavaliere della grande scultura FRÀGIL, che sarà presentata in anteprima ad ARTEFIERA dal 3 al 5 febbraio 2023 presso lo STAND DOUTDO, Padiglione 26 stand B80 – L’intero progetto è affiancato da una curatela d’eccezione: Domenico De Masi (Professore emerito di sociologia del lavoro presso l’Università La Sapienza di Roma), Gianluca Riccio (storico dell’arte, curatore e Professore di storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli), Sebastiano Maffettone (Professore di filosofia politica presso l’Università LUISS di Roma) e Pierpaolo Forte (Professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università degli studi del Sannio di Benevento). Ai loro testi critici che saranno presentati in un unico volume durante Artefiera, si aggiungono i testi di Michele De Lucchi, Roberto Grandi e di Alessandro Bergonzoni. Quest’ultimo è amico e sostenitore di doutdo fin dagli inizi ed è infatti proprio lui ad aver dato il nome alla biennale. Ma non solo…

Per Artefiera l’allestimento dell’opera di Crous è stato affidato alla sapiente progettazione di Michele De Lucchidesigner, architetto e “falegname”, amico da anni di doutdo – in collaborazione con Alberto Nason, industrial e lighting designer.

FRÀGIL, dopo ARTEFIERA 2023, entrerà ufficialmente nella grande collezione DOUTDO, per poi essere assegnata a collezionisti o musei a fronte di una donazione a doutdo attraverso l’Associazione Amici della Fondazione Hòspice Seràgnoli il cui ricavato verrà interamente devoluto alla Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli di Bologna. […] Come nelle passate edizioni infatti, anche per il 2023 doutdo riunirà le generose donazioni di artisti, gallerie e collezionisti per sostenere concretamente la missione della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli dedita all’assistenza e cura di pazienti affetti da malattie inguaribili e delle loro famiglie e alle attività di formazione e ricerca sulla medicina palliativa all’interno del Campus Bentivoglio. Un “dare per dare” che si oppone, o quanto meno si discosta da un utilitaristico o egoistico “dare per ricevere”. Una restituzione di senso e valore che non ricerca o pretende nulla in cambio.

Tornando all’opera di Joan Crous, ciò che emerge è la vicinanza tra la fragilità delle nostre anime e quella di una materia peculiare come il vetro “inventato dall’uomo con fuoco e ferro, trasparente come l’acqua, duttile come la creta ma eterno come l’oro. Capace di dare luce al buio e di farci vedere le stelle.” La grande scultura installativa è composta da sei opere uniche, diverse e realizzate da Crous in fusione di vetro ed interventi manuali dell’artista, tramite cui il senso percettivo della fragilità affiora, facendosi latore di pathos.

Il racconto interpretativo di FRÀGIL è stato affidato a pensatori afferenti a diverse aree della cultura ed è importante, dunque, leggere nelle loro parole, la valenza plurima di un tema come quello della fragilità.

[…] Lungo il filo di questa trama insieme etica, morale ed estetica, i protagonisti dell’ultima edizione di doutdo, riuniti dallo sguardo partecipe di Giovanni Gastel intorno a un lungo tavolo, sono evocati dagli oggetti e dai residui di cibo cristallizzati sulla superficie dei sei tavoli che compongono la grande scultura realizzata da Joan Crus per l’edizione 2023; come se la scena – e il significato di cui è portatrice – fossero restati intatti nel corso di questi anni, ma il punto di vista si fosse ribaltato dall’esterno verso l’interno, con tutti quegli oggetti ordinari dispiegati sul piano orizzontale del tavolo-scultura a incarnare il senso di un messaggio che, anno dopo anno, resta custodito nella forma dell’opera chiamata a interpretarlo. […]

Gianluca Riccio

[…] Se gran parte di ciò che prima facevano gli esseri umani oggi lo fanno le macchine, cosa resta all’uomo, resta tutto ciò che è creativo: l’invenzione di idee e di cose inedite, capaci di soddisfare i desideri umani di introspezione, di amicizia, di amore, di gioco, di convivialità e di bellezza. Quindi il lavoro si intreccia e si confonde con lo studio e il gioco, sfumando nell’ozio creativo. […] In ogni caso, e in varia misura, per accostarsi alla fragilità, per coglierne i messaggi, per trasformarla in opportunità, occorre perizia, discrezione, garbo, stile, grazia, sensibilità e delicatezza. Tutte le belle virtù che Joan Crous chiama a raccolta per trasformare la fragilità del vetro e dell’artista in forza e vigore dell’opera d’arte. Joan Crous è un artista, dunque un creativo. Ma in che cosa consiste la creatività? Consiste in un misterioso processo mentale e pratico grazie al quale il creativo, dopo avere pensato idee nuove, riesce anche a realizzarle. Non si tratta, dunque, di semplice fantasia, né di semplice concretezza: si tratta di una sintesi di entrambe queste doti. […]

Domenico De Masi

[…] La fragilità della condizione umana, sospesa tra tendenza a controllare la natura, e subordinazione alle sue forze maggiori, perciò, è antropopoietica, ci ha indotto ad essere ciò che siamo, e a diventare ciò che saremo, e non stupisce che ricorra così tanto nella nostra immaginazione, nei nostri discorsi, nel nostro linguaggio, e nella costruzione degli oggetti che non esisterebbero se non ci fossero gli umani. […] Ma fra tutti i residui della frazione, quello più fascinoso è il frammento; non tanto quando sia uno dei pezzi in cui un oggetto, di vetro, di ceramica, d’osso, di pietra, s’è rotto, quanto allorché si tratta di rimanenze di opere e manufatti provenienti da passati remoti, ed è tutto ciò che ce ne resta dal quale siamo capaci di ricostruire un mondo; […] Perché, appunto, alla fragilità inevitabile della nostra condizione noi reagiamo, anche con la fantasia e l’immaginazione. Perché siamo Umani.

Pierpaolo Forte

[…] Attorno agli oggetti fragili abbiamo costruito una catena di cura che parte dalla produzione fino alla loro destinazione finale. Per le persone fragili funziona così? No. Le persone fragili sono considerate, all’interno della logica efficientistica e binaria dominante, persone deboli, che mancano di qualche cosa di essenziale in un mondo che si autoproclama abitato da persone forti, robuste, solide, efficienti, resistenti, emotivamente corazzate, sicure, che sanno quello che vogliono, che non sbagliano. Domina il mito di esseri umani e sufficienti a se stessi. […] Allora perché non trattare le persone fragili con la cura che dedichiamo agli oggetti fragili? Perché non vedere in filigrana su ogni persona fragile la scritta TRATTARE CON CURA? Perché non provare a leggere la realtà e guardare noi stessi e chi ci circonda con la lente della fragilità? Con la nostra comprensione, vicinanza e condivisione, accettazione di ciò che ci appare oscuro, con l’ascolto empatico che rende capaci di condividere le emozioni, la persona fragile può trovare le ragioni di rimettersi in cammino con lentezza, circospezione e speranza per superare i propri timori e iniziare a smontare il recinto in cui si era rinchiusa. E una volta fuori dal recinto non deve (rin)negare la propria fragilità ma imparare ad abitarla, a farla compagna della propria vita, a renderla una lente attraverso la quale guardare al fondo delle persone e del mondo, a domandare e pretendere che venga rispettata come sostanza e diritto della nostra umanità.

Roberto Grandi

Ci sono modi diversi di intendere la fragilità. Alcuni sono più tipicamente mentali (come si vedrà, non mi riferisco al significato psicologico di questo termine). Altri, invece, sono più tipicamente fisici, e riguardano la fragilità dei corpi e della materia. Il vetro, che è componente essenziale dell’opera di Joan Crous, è direttamente fragile dal secondo punto di vista. […] Ho detto all’inizio che avrei palato di fragilità mentale e non fisica. E, pensando all’opera di Crous, ho aggiunto che il vetro è parte di una fragilità diversa e fisica. Se però riflettiamo sul fatto che per Platone l’etimo di psychè, cioè dell’anima o della mente, deriva da una sorta di soffio e che anche per il vetro il soffiare è parte del processo, allora ne possiamo dedurre in via di tentativo due conclusioni. La prima suggerisce che tra i due modi di intendere la fragilità, quello mentale e quello fisico, non c’è poi tanta differenza. La seconda induce a credere che Joan Crous ha scelto il vetro come medium della sua opera proprio perché può legare le sue due attività, quella di artista e quella di operatore sociale.   

Sebastiano Maffettone

Tutto è soggetto al divenire. L’universo, il mondo di cui facciamo esperienza, la vita umana sono in continua trasformazione e tutto ciò che l’uomo produce, anche il design, merita di appartenere a questa evoluzione. Sperimentare significa seguire questo moto di espansione, forse destinato a non fermarsi mai. Man mano che si procede l’uomo ha bisogno di creare nuove idee di sviluppo, di capire quali possono essere le sue ambizioni e di sfidare la propria identità. C’è spesso troppa distanza tra l’intimo mondo del progetto e il disincantato mondo consumista della produzione, dell’uso e della distruzione. La consapevolezza della fragilità del mondo e delle cose dà al designer, all’architetto e al falegname il potere di rigenerarle. […]

Michele De Lucchi

Niente come il vetro rappresenta ad un tempo la capacità umana di essere creativi e la fragilità dell’umano. Il vetro infatti svolge ruoli altamente nobili per l’uomo, dagli occhiali alle finestre, dai bicchieri ai telescopi, dai parabrezza ai lampadari per continuare con i manufatti più artistici e diversi che l’immaginazione umana può concepire. Al tempo stesso il vetro può però andare in mille pezzi e, come Hampty Dumpty, diventare irreparabile. Oggi non si comprendono più i concetti di “precauzione”, che può evitare l’irreparabile, e di “cura”, che aiuta l’esistente a mantenersi nella sua forma migliore. Grazie a Joan Crous e a do ut do per creare arte che ci ricorda le dimensioni più vere dell’umano e alla Fondazione Hospice Seràgnoli per quella “cura” che pratica anche e soprattutto nelle più irreparabili condizioni di fragilità.

Vera Negri Zamagni, Presidente Ass. Amici della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli

Scoprire e comprendere la fragilità come valore e non come limite, come varco e non come barriera, come elemento di trasparenza e non come opaco sbarramento. Nell’opera di Joan Crous e dell’apparato che ne designa la riflessione l’occhio principe dell’artista. In attesa di scoprire l’opera dell’artista catalano ad ARTEFIERA 2023, l’invito a dialogare con le proprie fragilità si fa strada per una nuova ricchezza interiore.

Il progetto è nato in collaborazione ed il sostegno di:

Banca di Bologna e PI.MAR Limestone.
Cleto Chiarli – Tenute Agricole, Champagne Aleran, Dusk, Radiosata.
Per Artefiera l’allestimento dell’opera di Crous è stato affidato alla sapiente progettazione di Michele De Lucchi – designer, architetto e “falegname”, amico da anni di doutdo – in collaborazione con Alberto Nason, industrial e lighting designer.
L’opera, dopo Artefiera, entrerà ufficialmente nella grande collezione doutdo, per poi essere assegnata a collezionisti o musei a fronte di una donazione a doutdo attraverso l’Associazione Amici della Fondazione Hòspice Seràgnoli il cui ricavato verrà interamente devoluto alla Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli di Bologna.

Anteprima doutdo 2023 ad Artefiera con l’opera di Joan Crous e l’allestimento di Michele de Lucchi con Albert Nason
Dal 3 al 5 febbraio 2023 | ANTEPRIMA SU INVITO: 2 febbraio 2023
ARTEFIERA BOLOGNA 2023, Quartiere Fieristico di Bologna, Padiglioni 25 e 26 – Ingresso Costituzione
STAND DOUTDO: Padiglione 26 stand B80
Per informazioni su orari e biglietti di ingresso alla fiera si rimanda al sito www.artefiera.it/
Press Culturalia

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.

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