Franco Rella

Immagini del pensiero. In ricordo di Franco Rella

L’11 gennaio 2024, nel giorno in cui sarebbe caduto l’ottantesimo compleanno di Franco Rella, si terrà presso l’università IUAV di Venezia una giornata di studi a lui dedicata.

La ricerca di Franco Rella si esplicitò in un impressionante numero di volumi, spesso orientati a delineare il “tenore di verità” [Wahrheitgehalt, secondo Walter Benjamin] di opere letterarie e di dipinti. (Ricorrono fra gli altri i nomi di autori come Rilke, che tradusse, Proust, Balzac, Flaubert, Dostoevskij, Cézanne, Segantini, Manet, Monet). Una sorta di emblema di tale accorata ricerca potrebbe connettere il titolo e la prima frase della quarta di copertina di un suo vecchio libro, L’enigma della bellezza: “Questo è un libro di filosofia scritto come un romanzo di investigazione”. Quell’emblema alluderebbe così alla sua idea del pensiero come esperienza (cioè come percorso) all’interno di una struttura intricata, in fondo irrisolvibile, ma del cui enigma il pensiero stesso dev’essere in grado di fornire analoghi, somiglianze, opposizioni, accettando il fulgore che di quando in quando squarcia come Bellezza la sua caligine opprimente, pur consapevole delle implicazioni oscure (Figure del male è il titolo di un suo altro libro).

Di Franco Rella (1944-2023) si è parlato poco, in questi mesi, dopo la sua scomparsa; eppure la sua testimonianza di pensiero giganteggia, come quella di uno dei pochi intellettuali in grado di sconfinare tra i saperi, illuminando il fare artistico con chiarore filosofico, senza arenarsi nelle secche dell’accademismo e/o del tecnicismo ma anzi tenendo presente il carattere inevitabilmente “narrativo”, per così dire (lo ripeto: “Questo è un libro di filosofia scritto come un romanzo di investigazione”), del farsi esperienza come pensiero e pensiero come esperienza.

Ma di Rella si parlerà fra pochi giorni. Ci avverte la filosofa Susanna Mati: “L’11 gennaio 2024, nel giorno in cui sarebbe caduto l’ottantesimo compleanno di Franco Rella, si terrà presso l’università IUAV di Venezia una giornata di studi piuttosto informale a lui dedicata. Chiunque volesse portare un ricordo di Franco, è invitato/a a partecipare; l’incontro pubblico, che vedrà la partecipazione di molti docenti ed ex docenti IUAV, si svolgerà in Aula Tafuri a Palazzo Badoer, dalla mattina al pomeriggio.  Il giorno precedente, il 10, terrò un seminario su Franco destinato però ai soli studenti”.

La giornata in memoria di Rella è intitolata Immagini del pensiero. Titolo appropriatissimo, per ricordare un pensatore che ha costantemente dialogato con le immagini, proponendo più volte balenii di identità tra scrittura e visualità. Del resto, mi sia permesso di ricordare che di Rella avevo accennato alcuni mesi fa in questa stessa rubrica (cfr. https://segnonline.it/laporia-dellatopia/), ricordando la sua delineazione della nozione di atopia. Nelle sue parole: “l’opera ‘atopica’, […] ci desitua nel dappertutto di un’esperienza del mondo, […] ci spinge al di là dei nostri confini, al di là dei confini consueti”. E mi sia permessa una notazione privata, giacché per me fu essenziale il suo invito ad abbandonare, appunto, i “confini consueti” della “giovane critica”, tentando sconfinamenti e assonanze fra immagine, pensiero, letteratura, musica. In una conversazione, mi esortò infatti a lasciare perdere quella che definì “la chiacchiera da Flash Art”, ovvero l’attenzione alle mode, alle tendenze, all’ossessione della novità (e della costellazione di fatterelli effimeri che il “sistema dell’arte” corteggiava, saziandosene senza mai soddisfarsi).

La grande lezione proveniente dalle sue pagine è che l’arte (sia essa immagine, sia essa parola) non è la salvezza, in quanto è farmaco: di conseguenza, non può che essere “marginale”, come diceva dell’opera di Proust: “la verità non si dà più direttamente, ma appunto nei margini, obliquamente nelle soglie”.

Nella stessa pagina di Asterischi, Rella formulò una descrizione del problema insito nel rapporto “enigmatico”, nella modernità, fra l’arte e tutto il resto (ovvero la sfuggente totalità delle realtà): “Riaffiorano qui le grandi domande inaugurali della modernità: la possibilità di cogliere l’indeterminato (l’invisibile, l’infinito, l’assoluto) nei limiti della determinatezza della cosa. Novalis aveva pensato la cosa come spazio di fluttuazione fra contraddittori, che è, come egli ha detto, nulla per la ragione solo ragionante (quella kantiana, per esempio) ma che è matrix, origine di un pensiero, che sappia muoversi attraverso immagini e figure”.

Una ricerca esemplare, “atopica”, in un Altrove desiderante un altrove della ragione ragionante. Figura di un pensiero come immagine del pensiero.

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