Gerhard Merz
Giulio Ceppi

Giulio Ceppi. Ritrovamenti da bianco

Attraverso svelamenti e rivelazioni che partono dalle piste da sci Giulio Ceppi propone con i suoi scatti – realizzati in occasione delle gare di Coppa del Mondo di Sci svoltesi a Bormio il 28 e il 29 dicembre 2024 – alcuni accostamenti tra le tracce nevose e le opere appartenenti ai grandi maestri della modernità. Si tratta di una indagine sui meccanismi che sottostanno all’azione del vedere e sulla stratificazione del vissuto personale.

“Fin da bambino ho sempre letto le tracce sulla neve e sulle piste di sci alpino con curiosità, andando a ricercare segni e forme note, spesso anche legate al mondo dell’arte. Alla fine nelle tracce si insegue ciò che si conosce: vale per un animale, come per un artista…”. 

Nascono così, un po’ come divertissement, gli scatti di Giulio Ceppi (Lecco, 1965) realizzati in occasione delle gare di Coppa del Mondo di Sci – svoltesi a Bormio il 28 e il 29 dicembre 2024 –, nei quali viene documentato oltre all’elemento principale, la neve, l’universo di materiali e apparati a corredo della gara di sci – reti di protezione, pali da gara, strisce blu verniciate sulla neve per delineare il tracciato… – proponendo una visione che va oltre la fotografia sportiva.

Ceppi, talvolta inquadrando gli elementi del comprensorio sciistico a distanza ravvicinata, altre volte con prospettive a volo d’uccello – permesse grazie agli impianti di risalita –, ha ritrovato nelle tracce nevose analogie e suggestioni che accosta di volta in volta ad opere appartenenti ai grandi maestri della modernità.

Una rete di protezione rossa innevata è paragonata ad una griglia con sfasamento ottico di Victor Vasarely, altri intrecci di reti fitte e sovrapposte rivelano la trama dei reticoli di Piero Dorazio; le scie blu tracciate dagli organizzatori dell’Audi Fis World Cup svelano similitudini con le “Antropometrie” del periodo blu di Yves Klein, ma anche con un’opera di Mark Rothko.

Occorre un altro sguardo e un’altra dimensione percettiva per poter cogliere gli accostamenti che Ceppi propone, si tratta di una indagine sui meccanismi che sottostanno all’azione del vedere, sulla stratificazione del vissuto personale, che scorge nelle immagini ciò a cui esse sono sopravvissute. Sempre di fronte ad un’immagine ci troviamo di fronte al tempo. Infatti, come insegna Didi-Huberman, al cospetto di un’immagine per quanto antica possa essere, il presente non smette mai di riconfigurarsi; viceversa, nel caso in cui ci si trovi di fronte ad un’immagine recente, per quanto essa possa essere contemporanea, il passato non smette mai di riconfigurarsi.

Attraverso svelamenti e rivelazioni che partono dalle piste da sci è possibile esplorare mondi altri: dei semplici fori lasciati dalla punta delle racchette potrebbero apparire come un “Concetto spaziale” di Lucio Fontana, la neve perfettamente fresata fa sovvenire alla mente del fotografo alcuni intrecci di Emilio Scanavino come delle tracce di Hans Hartung, i segni degli sci che si intrecciano sulle piste a fine giornata ricordano un ciclo di acqueforti di Emilio Vedova.

Ceppi si pone in estraneità rispetto all’immagine affinché possa accedere ai molteplici tempi stratificati, alle sopravvivenze che essa presenta, restituendo un’interpretazione astratta dello sport invernale; lo sguardo, pensato come ciò che sta alla base di ogni visione possibile, viene travolto da quell’irruzione che rappresenta l’apparizione del tempo, per far sì che la nozione di anacronismo, messa in opera, possa esercitare la sua virtù dialettica.

Soffermandosi su ciascun “accoppiamento giudizioso” che Ceppi propone e introducendo un momento di pausa in cui si arresta lo sguardo e finalmente si comincia a guardare ciò che si vede, emergono una serie di dettagli e visioni inconsuete, che modificano la normale percezione che solitamente abbiamo davanti ad una immagine.

Angela Faravelli

Dopo la laurea in Scienze dell’Architettura presso il Politecnico di Milano ha approfondito ulteriormente la progettazione museale e l’exhibit design con un focus specifico sull’arte contemporanea conseguendo la laurea magistrale in Visual Cultures e pratiche curatoriali all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Attualmente svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore, collabora con enti pubblici e privati in ambito curatoriale e di ufficio stampa, inoltre si occupa di coordinamento editoriale e della gestione di archivi d’artista. Penna della Rivista Segno cartacea, è referente per la zona Milano, Lombardia e per la Svizzera italiana per Segnonline. angela.faravelli@segnonline.it

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