Il Museo Civico del Risorgimento di Bologna, nell’ambito dei progetti afferenti al circuito ART CITY 2025, prende vita ospitando una mostra che, con rigore intellettuale e sensibilità curatoriale, articola un dialogo serrato tra passato e presente, memoria e dislocazione. Fragmented Nations (on dropping bomb*shells), curata da Carmen Lorenzetti e Dušan Josip Smodej, si presenta come un viaggio tra i frammenti della nazione intesa come concetto fluido, mutevole, vulnerabile. L’esposizione si configura come una riflessione complessa e stratificata sul senso di appartenenza in un mondo segnato da conflitti, migrazioni e nuove forme di sorveglianza.
Il progetto prende spunto da una realtà globale sempre più frammentata, come dimostrato da studi geopolitici recenti che analizzano il crescente disordine mondiale, le tensioni internazionali e l’erosione delle identità nazionali. Le guerre, le instabilità economiche e la crisi della cooperazione multilaterale alimentano una continua riconfigurazione delle alleanze, evocando scenari di persistente trasformazione sociale e culturale.




Sette artisti internazionali animano questo percorso attraverso il linguaggio del video: Bojan Stojčić, Daniil Revkovskyi e Andrii Rachynskyi, Marco Brambilla, Rashid Masharawi, Sasha Kurmaz, Shabi Habib Allah e Younès Ben Slimane. Le loro opere, cariche di una consapevolezza storica e politica, affrontano in modo critico il ruolo della memoria e della sua manipolazione, interrogando la dialettica tra unità e frammentazione, tra desiderio di appartenenza e crisi identitaria.
La mostra si innesta nello spazio museale in modo chirurgico e non ornamentale. Il Museo Civico del Risorgimento di Bologna custodisce testimonianze della costruzione dell’unità nazionale italiana nel XIX secolo: cimeli, documenti, manufatti che raccontano un’epopea di aggregazione politica e culturale. L’operazione curatoriale, però, non si limita a una contrapposizione didascalica tra passato e presente. Al contrario, la mostra evidenzia la ricorsività della storia, suggerendo che le aspirazioni unitarie del XIX secolo e le tensioni centrifughe del XXI non sono fenomeni separati, ma piuttosto due facce di un medesimo processo storico.
Le opere video selezionate si pongono come testimonianze della fragilità delle costruzioni identitarie. Bojan Stojčić, con Hope Hotel Phantom (2023), riflette sulla firma degli accordi di Dayton e sulla trasformazione della Bosnia-Erzegovina in un simulacro di democrazia, tornando nei luoghi dove il suo destino nazionale fu deciso. Daniil Revkovskyi e Andrii Rachynskyi, con Civilians. Invasion (2023), realizzano un archivio di immagini raccolte da piattaforme digitali che documentano il conflitto in Ucraina, restituendo un ritratto crudo e partecipato della guerra contemporanea.




Marco Brambilla, con Limit of Control (Prompted) (2024), esplora la sovrapposizione tra spettacolo e violenza nella cultura americana, utilizzando intelligenza artificiale per creare un collage visivo che confonde realtà e finzione. Rashid Masharawi, in From Ground Zero (2024), coordina un progetto collettivo che restituisce voce alle esperienze dei giovani registi palestinesi, creando un mosaico narrativo delle loro vite sotto assedio.
Sasha Kurmaz, con State of Emergency (2018), analizza il clima sociale e politico dell’Ucraina post-2014, tessendo un racconto tra protesta e sorveglianza, mentre Shabi Habib Allah, in 30kg Shine (2017), ricostruisce la storia nascosta di sfruttamento e oppressione legata alla costruzione di tombe sotterranee a Gerusalemme. Infine, Younès Ben Slimane, con We knew how beautiful they were, these islands (2022), racconta il dramma dei migranti morti in mare, concentrandosi sui riti di memoria e sulle tracce che lasciano dietro di sé.
Le opere selezionate interrogano i temi cruciali delle relazioni geopolitiche, dei conflitti, delle migrazioni e delle tecnologie di sorveglianza, invitando gli spettatori a riflettere sulla dissonanza tra le promesse di unificazione e le realtà della frammentazione. Mentre la storia e le narrazioni contemporanee si scontrano, le forze che plasmano sia la persistenza che la dissoluzione delle nazioni vengono sfidate.
Fragmented Nations (on dropping bomb*shells) è un percorso di scomposizione e ricomposizione: un luogo di collisione tra memoria e presente, tra macerie e speranze, tra narrazioni imposte e riscritture possibili. Ciò che resta, alla fine, è un senso di inquietudine feconda: l’arte, qui, non si fa rifugio, ma detonazione.


Fragmented Nations (on dropping bomb*shells)
Bojan Stojčić | Daniil Revkovskyi and Andrii Rachynskyi | Marco Brambilla
Rashid Masharawi |Sasha Kurmaz | Shabi Habib Allah | Younès Ben Slimane
A cura di Carmen Lorenzetti e Dušan Josip Smodej
6 – 16 Febbraio 2025
Museo civico del Risorgimento, Bologna
Piazza Giosuè Carducci, 5
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna
In collaborazione con OOU Nomadic Gallery | Nell’ambito di ART CITY Bologna 2025