Arco Madrid 2025

I gatti di Goya

L’appuntamento del venerdì di Sistematica, le riflessioni di Andrea Guastella.

Qualche giorno fa mi sono soffermato sul presunto saluto nazista di Elon Musk. Ho concluso che il suo gesto coi nazisti non aveva nulla da spartire: era di lui, delle sue scelte che avremmo dovuto preoccuparci, cominciando con l’adesione incondizionata alla politica di Trump. Una politica, a giudicare dai proclami degli ultimi giorni, sempre più spericolata: altro che “piano parcheggi” – per chi non lo sapesse, subito dopo l’inizio dei fatti di Gaza, un’immobiliare israeliana ha proposto di trasformarne le rovine in lucrosi posti auto – Trump, da buon palazzinaro, ha fatto una pensata. Gaza, convertita in paradiso per turisti, farà concorrenza a Nizza e Saint Tropez. A patto, s’intende, di eliminare la spazzatura. E non mi riferisco alle macerie, ma ai milioni di palestinesi che, dopo esser stati imprigionati vivi in un gigantesco bunker, ora dovrebbero fare i bagagli – che sbadato: viaggiano leggeri, in classe economica, loro; non hanno bagagli da portare – per andarsene altrove. Dove? Ma è ovvio, in Giordania, dove potrebbero incontrarsi coi parenti, posto che la Giordania ospita già due milioni di “espatriati”, o in Libano, dove i profughi non sono da meno, o persino in Egitto. Magari nel Sinai: con tanto deserto disponibile, perché non approfittarne? Gli israeliani, a quanto pare, sono d’accordo. Perché preoccuparsi di mostri che hanno seminato lutti e lacrime? Come se i palestinesi fossero tutti terroristi. Me se pure, e così non è, tutti i maschi palestinesi adulti lo fossero davvero, che c’entrerebbero i vecchi, le donne, i bambini? La storia è paradossale. Il popolo che ha subìto la più tragica violenza, sta riservando ai vicini un trattamento disumano. E, il che è anche peggio, ciò accade sotto gli occhi di un mondo impotente e spaventato: a Gaza, a dispetto dei proclami di pace, è ancora in corso una guerra, e chi si intromette tra due gatti che si azzuffano lo fa a rischio della vita. Me ne sono accorto anni fa quando una vicina fu assalita dal suo micetto, che aveva chiuso in casa perché un maschio avversario lo sfidava con stridenti miagolii: “Filippo, lascia stare quel randagio”. Il gattino, per tutta risposta, le inferse al polso una ferita micidiale. Prima di entrare a gamba tesa in questa faida millenaria, Trump farebbe bene a ricordarsi del Combattimento di Gatti di Goya – immagine, se mai ve ne fu una, di ferocia incontrollata – e della più inquietante delle Pitture Nere: quella in cui un Saturno dagli occhi spiritati, piegato sulle ginocchia quasi stesse defecando, stringe tra i pugni un cadavere di donna, cui ha appena mozzato la testa con un morso. Nel pensiero di Goya, Saturno è il padre della patria, il sovrano, il politico influente che, accecato dal desiderio di potere e dal terrore di smarrirlo, non esita ad azzannare i propri figli. L’espressione non è quella di un uomo consapevole, ma di una scimmia accovacciata. Chiunque ceda all’istinto – persino all’istinto di fare un buon affare – diventa, egli stesso, un animale, esponendosi a feroci ritorsioni. Ogni riferimento/ammonimento all’affarista più amato del momento è puramente casuale.