Avrei dovuto compiere una fugace visita per l’inaugurazione del suo ultimo progetto curatoriale con l’artista Giada Rotundo, Firmamento, invece, raggiunto il piccolo borgo di poco più di 8 mila anime in una domenica assolata, gremita di gente tra i vicoli del centro storico, ho fatto ritorno a casa nel tardo pomeriggio. Ho ascoltato a lungo idee, ambizioni, desideri e ho compreso ciò che Simone affermava: “/f urbä/ è Simone Marsibilio”. Ancor di più ho compreso che quello che mi aveva raccontato davanti un piatto tipico abruzzese meritava di vedere la luce, perché se è vero che /f urbä/ coincide con Simone è perché, in egual modo, coincide con la passione di Simone per l’arte contemporanea e la determinazione di partire dal suo territorio, culla dell’artigianato artistico.


Miriam Di Francesco: Iniziamo dal nome del tuo spazio espositivo: /f urbä/. Un nome singolare, a tratti ambiguo. Come mai?
Simone Marsibilio: Si scrive /f urbä/, si legge furba. È un acronimo e significa “Fondazione urbana”. Il logo fa pensare ad una definizione da dizionario, il distacco tra “F” e “U” rappresentata quello che è cioè uno Spazio espositivo e la dieresi sono i punti dell’acronimo ma anche un riferimento alle Kunsthalle nate in Germania. È un nome pensato in cui Fondazione sta per qualcosa che nasce dal basso, dalla terra che si sta costruendo come delle fondamenta. Urbana perché deve essere cittadina alla portata di tutti e può avere la possibilità di andare ovunque. Chiunque abbia uno spazio, chiunque abbia un’idea e voglia di realizzarla Furba può muoversi. Racconto, fisicamente, quando mi chiedono del nome di aver fatto l’insegna come calamita proprio per dare il senso pratico di andare da un posto all’altro staccando e riattaccando il nome da una porta all’altra.
Se l’arte è furba non è più arte e per questo ho voluto metterla in primo piano, per togliere ogni dubbio e ripetermelo sempre. Ambigua no, ma spero sempre singolare.
M. D. F. : Perché /f urbä/ nasce proprio a Guardiagrele, nel cuore dell’artigianato artistico abruzzese?
S. M. : Guardiagrele è un insieme di storia con le sue Chiese, i suoi Palazzi, i dettagli e la tradizione del ferro battuto, della pietra e dell’oreficeria, nonché enogastronomia tutti simboli della creatività e dell’ingegno di persone. Può portare voglia di cercare arte ovunque ti giri. La Mostra dell’artigianato artistico abruzzese ogni anno fa emergere quello che di bello ha l’arte da offrire e lo fa credendo in un territorio, credendo negli artigiani e nelle loro arti.
Io ci sono nato e ci vivo, credo nel paese e in quello che può portare, sapendo che ci vuole tempo e pazienza per allenare le persone ad una realtà che prima di tutto non è facile e che non c’era mai stata prima a Guardiagrele. La bellezza può essere raccontata in molte forme e con diversi mezzi che ognuno di noi ha a disposizione, basta avere consapevolezza di volerlo fare. Nel mio caso ho preso consapevolezza di voler partire da qui, dal mio paese perché un paese ci vuole e possiamo fare la differenza, creando un dialogo con tutti.
M. D. F.: Da quali motivazioni nasce /F urbä/?
S. M. : Nasce da un’esigenza e una volontà. È stato importante per me perché ho dato corpo ad un’idea che pensavo e ripensavo da anni, per la mia passione e la curiosità per l’arte, per la voglia e capacità di relazionarmi e conoscere questo mondo entrandoci a pieno da Art manager, da persona interessata a creare un dialogo in questo settore, con degli obiettivi semplici ma concreti.
Le ragioni più profonde sono ancora da scoprire. Per ora la consapevolezza di voler mettere la firma su un qualcosa di bello, di poter raccontare dei progetti, delle storie di artisti, di come nascono idee e di come le opere diventano fisicamente reali.
L’idea è quella di dialogare sull’idea, dare una linea e seguire un percorso e non fermarsi a spiegare l’opera in sé perché vorrei essere input per lo spettatore grazie al fatto di essere stato stimolo per l’artista.
Con chi collaboro si crea un’intesa, un affidarsi dico, perché io ci metto me stesso nella cura, nel raccontarlo, nell’esserci fisicamente e per questo devo credere in quello che sto portando all’interno di /F urbä/ e la stessa cosa fa l’artista a suo modo.
Cerco di avere una metodica naturale senza renderla vincolante, dei processi che portano alla creazione di un progetto. Sarà per deformazione professionale ma lo reputo un modo di costruire più ragionato, allo stesso tempo lascio che tutto segua il flusso di eventi così da prendere la soddisfazione, la gioia e il divertimento in quello che sta nascendo.
Ecco, altra ragione profonda è che voglio divertirmi e mettermi in gioco con un sorriso stampato in viso, a piccoli passi, e a braccia aperte accogliere la bellezza.
M. D. F. : Fino ad ora quali artisti hai ospitato nel tuo spazio e come li hai selezionati?
S. M. : I primi progetti sono stati con Antonio Spinogatti, Fabrizio Garzarella, Lucilla Candeloro e Giada Rotundo.
Il Maestro Spinogatti e Fabrizio Garzarella li seguo da molti anni e nel tempo ho avuto modo di condividere anche il mio progetto e per questo sono state le mie scelte iniziali. Con Lucilla Candeloro c’è stata una conoscenza che ci ha portato ad una collaborazione di cui sono molto orgoglioso e infine con Giada Rotundo si è iniziato ad attivare il meccanismo di conoscenza tramite social e altri mezzi che mi ha permesso di entrare in contatto con lei e iniziare un bel progetto. Con tutte le persone c’è e ci sarà condivisione e la voglia di produrre bellezza insieme.
Ora ci sono altri progetti in cantiere con altri artisti.
La scelta arriva in maniera quasi naturale, il primo step deve essere quello di affidarsi da ambedue le parti credendo nel progetto di /F urbä/ per l’artista e per me in quello che le opere vogliono trasmettere. Il secondo step è quello di trovare un filo conduttore che ci permetta di trasmettere il pensiero che diventa condiviso a questo punto, che ci porti a creare un modo di raccontare l’arte, rendendola partecipata, viva e alla portata di tutti. Terzo step creare tramite una lettura, un allestimento, un percorso degli stimoli che portino le persone ad esprimersi avvicinandosi all’arte e all’artista. È un modo per conoscersi e dialogare facendo vedere ciò che di bello c’è, portando a galla tutte le emozioni di qualsiasi genere. Come detto precedentemente, la metodica segue un flusso naturale e lo stesso accade con la selezione da parte mia. La curiosità deve avvenire in maniera reciproca con un interesse a far uscire qualcosa di concreto.
Nello scegliere gli artisti mi faccio guidare dalle mie sensazioni, da quello che mi dice la pancia, dal mio immaginare le opere all’interno dello spazio e infine dai significati che mi nascono guardando le opere e conoscendo l’artista.
La ricerca avviene andando in giro conoscendo, ascoltando, ricercando, tramite il passaparola e facendomi consigliare.
È mettersi in gioco con consapevolezza di quello che si vuole fare.
M. D. F. : Come gestisci il tuo spazio espositivo? Hai collaboratori?
S. M. : Nella mia quotidianità sono un analista chimico-microbiologico con una laurea in biotecnologie e un master su qualità e sicurezza alimentare. Ma parallelamente ho anche una formazione più legata al mondo dell’arte con un master in Art management, dei corsi sulla rigenerazione urbana, valorizzazione del territorio e social marketing.
Gli orari lavorativi mi permettono di poter seguire /F urbä/ direttamente il pomeriggio durante la settimana e a tempo pieno nel fine settimana, soprattutto quando ci sono esposizioni. Inoltre previo appuntamenti cerco di essere comunque sempre disponibile e trovare il modo di accogliere le necessità delle persone che vogliono visitare /F urbä/. In questa maniera riesco a conciliare le due attività e luna diventa stimolo per l’altra!
La realtà dell’arte ha la capacità di invogliarmi sempre più a scoprire, a conoscere e a divertirmi. Mi dicono di essere coraggioso ma per me non si tratta di coraggio, si tratta di poter esternare una mia grande passione e di mettermi in gioco con consapevolezza riuscendo ad averne in cambio molta soddisfazione e serenità.
Ho inoltre un supporto grafico e logistico fondamentali nella preparazione della mostra e a livello di presenza, durante le esposizioni a /F urbä/ siamo presenti io e l’Artista in esposizione laddove sia possibile.
La formula che utilizzo è quella di condividere sempre prima il progetto con diverse persone andando a raccontare tramite il testo per capire se arriva e se scatta l’immaginazione. Se questo arriva senza conoscere le opere significa che può funzionare.
M. D. F.:Qual è il futuro che desideri per /F urbä/?
S. M.:Una bella domanda. Desidero che /F urbä/ diventi una realtà consolidata, un punto di riferimento nel mio territorio e con calma uscire e andare ovunque voglia e con Chiunque creda in questa idea. L’arte è idea e da questa idea devono nascere stimoli che portino a fare sempre di più. Vorrei che /F urbä/ diventi un modello di condivisione anche tra gli altri spazi che ci sono nel territorio, mi sono prefissato l’obiettivo, da ambasciatore del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, di creare rete e dialogo tra persone fisiche e non (obiettivo 17 dell’agenda 2030) questo per dare un segnale di crescita al nostro territorio. Più rete, più movimento, più bellezza, più cultura.
Desidero affrontare questo percorso con calma, con lucidità e facendomi accompagnare da persone che credono in questo progetto e in me condividendone i passi. I passi devono essere concreti. Desidero divertirmi potendo raccontare la mia avventura, allenando le persone ad un mondo che non smette mai di stupirci.
Tra i desideri c’è quello di creare un giorno una vera e propria Galleria d’arte nel mio paese, un paese che fa la differenza in cui voglio credere. Ma questo con calma, con i piedi ben saldati a terra in attesa di trovare il momento giusto e le persone giuste. Nel frattempo con un bel sorriso stampato in viso, andiamo avanti!

Non avevo fatto visita a /f urbä/ con l’intenzione di svolgere un’intervista, ma nei giorni seguenti a quella scoperta erano rimaste tracce sparse di stimoli e pensieri affastellati nella mente mentre la curiosità di scoprire di più e meglio stava prendendo il sopravvento. Ho chiamato Simone proponendogli una trascrizione di quelle parole che ci eravamo scambiate.
Il risultato è questa intervista che ha innescato nuove domande con altrettanti tentativi di risposte che si sono propagate a “macchia d’olio” coinvolgendo persone intorno a noi. Quel “dialogo con tutti” di cui parlava Simone ha iniziato il suo corso insieme al mio senso di appagamento nell’aver incontrato una bella storia di nome /f urbä/.