Monopoli (BA), Rifugi antiaerei. Erich Turroni, "Sotto le palpebre del giorno" - Omaggio a Kurt Vonnegut, a cura di Roberto Lacarbonara

Erich Turroni Sotto le palpebre del giorno

Erich Turroni Sotto le palpebre del giorno, è la mostra, ideata e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Monopoli in collaborazione con la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, ospitata negli spazi dei Rifugi Antiaerei nella città di Monopoli fino al 30 settembre 2022.

All’età di ventidue anni lo scrittore statunitense Kurt Vonnegut (1922-2007) è testimone accidentale, come prigioniero di guerra a Dresda, di uno dei più terribili massacri nella storia: il raid con bombe incendiarie del febbraio del 1945. Alla distruzione della città sopravvive poiché rinchiuso in un’area scavata nella roccia, sotto un mattatoio, adibita a zona di macellazione e deposito di carni. Quell’esperienza così violenta da sembrare irreale determina irreversibilmente lo sguardo di Vonnegut costretto da quel momento a rapportarsi perennemente con l’immagine dell’orrore. “Così va la vita”, come è ripetuto davanti all’azione della morte in Mattatoio n. 5 (1969), l’opera più celebre dello scrittore e testimonianza letteraria della Seconda Guerra Mondiale tra le più rappresentative.

Nel centenario della nascita di Kurt Vonnegut la mostra Sotto le palpebre del giorno, personale dell’artista Erich Turroni (Cesena, 1976) a cura di Roberto Lacarbonara, ne omaggia il pensiero attraverso un racconto inedito e i cui momenti narrativi sono scanditi proprio dalle parole dello scrittore.  

Sotto le palpebre del giorno è un intervento site specific di disegni e sculture che testimoniano l’ultimo residuo di umanità, di esistenza dopo la distruzione. Il disegno è lo strumento che l’artista utilizza per indagare la materia di corpi e volti sfigurati dal dolore e dalla violenza restituendone figure evanescenti ormai appena riconoscibili; la resina che ne ricopre la superficie agisce sulla forma originaria, già ambigua, prima intaccandola, poi  cristallizzandola proprio nell’istante del suo disfacimento. Ne restano simulacri di uomini, tracce, ombre in tumulto intrappolate nel loro inevitabile destino di materia in trasformazione, dunque, decadimento. Le opere scultoree, traduzione e interpretazione plastica in materiali sintetici dei segni in grafite, appaiono come calcificazioni di materia in una manifestazione drammatica e ieratica del dolore. Situate nello spazio come residui geologici, concrezioni minerali, le figure conservano la natura di essere umano nella fragilità della forma, nell’equilibrio precario dei corpi e nel dolore della consunzione. L’assenza del colore determina i medesimi toni di un paesaggio in rovina di soli detriti e macerie; il bianco delle sculture come tessuto osseo, il grigio della grafite come cenere del campo di battaglia. 

Come la prosa di Mattatoio n. 5, le opere di Erich Turroni sono al tempo stesso emanazioni della storia e apparizioni fantascientifiche; il lessico dello spaesamento e del racconto grottesco diviene necessario a narrare l’indicibile orrore dell’uomo contro l’uomo, a osservarlo, a scrutarlo. “E io m’interrogai sul presente: quanto fosse vasto, quanto fosse profondo, quanto fosse mio”.

Erich TurroniSotto le palpebre del giorno | Omaggio a Kurt Vonnegut
Fino al 30 settembre 2022
Rifugi Antiaerei Bunker Museum – Monopoli