Enzo Cacciola, materia e tempo

Il “Guardiano del Paradiso”, come ormai viene chiamato il Castello Brown di Portofino, continua a ospitare grandi mostre che come protagonisti vedono artisti che hanno fatto la storia dell’arte. Attualmente resta visibile la mostra di Enzo Cacciola, scelto dal direttore artistico Daniele Crippa, che si protrae dal 14 luglio al 24 agosto 2022.

L’artista ha deciso di esporre alcune delle opere che lo hanno reso celebre: i cementi su tela, i cementi e asbesto su tela, i cementi su faesite, i cementi e pigmento su tela e i multigum su tela e ferro rappresentativi dell’ultima produzione. 

A curare la mostra è il critico Andrea Daffra che come titolo ha scelto “Materia e Tempo”. Nel suo testo critico-storico sul catalogo ufficiale spiega come Cacciola intenda il tempo come la possibilità del lavoro, il susseguirsi della ricerca nel tendere verso quella atemporalità che solo l’arte può donare.

Impossibile non ricordare l’anno 1968 quando cambiò la mentalità generale italiana e di conseguenza il modo di pensare, riflettere e concepire anche le tematiche artistiche. Tra il 1973 e il 1974, anche Cacciola cambiò completamente il suo fare artistico: il cemento divenne la materia stessa della sua pittura, sostituendo l’olio che si usava un tempo. Saranno i materiali industriali a essere sempre al centro del suo interesse che sanciranno il suo allontanamento dai materiali della bottega di belle arti.

I cementi presenti in mostra sono paradigmatici dell’indagine che l’artista porta avanti sulle tematiche dello spazio e del peso. Il peso delle opere di Cacciola, non va inteso per esempio come nei lavori di Giuseppe Uncini in senso quindi architettonico, scultoreo e monumentale, ma al contrario le opere esposte rivelano un effetto illusorio del cemento, la pittura-cemento. Infatti, sono inaspettatamente leggerissime. Si nota come il maestro riesca a dare spazialità attraverso la disseminazione, non intesa come il replicare la stessa forma disseminandola, ma costruendo delle geometrie minime. Inoltre, le crepature che talvolta si formano in superficie rappresentano il processo naturale di sviluppo della materia.

Si possono poi osservare le opere degli anni 2000 che rappresentano la perfetta continuità e sintesi di tutto quello che il maestro ha creato e studiato negli anni precedenti. Esse si compongono di soli tre elementi: multigum (da qui il titolo), viti e bulloni. Le sue composizioni, in particolar modo sulla superficie sfiorano l’arte povera. Sono dittici monocromi dalle minime variazioni cromatiche che li differenziano. Le due tele sono compresse dai bulloni ai lati che le trapassano nel telaio. Questo atto del comprimere le tele con i bulloni, si può intendere come il senso concettuale della forza e della pressione. A colpo d’occhio questi lavori appaiono in dialogo con le composizioni pittoriche di Barnett Newmann, anche grazie al multigum di vari colori che al centro inserisce un terzo tono di colore.

Paradigmatici di questo periodo e visibili in mostra sono i cementi su jeans. 

I lavori esposti appaiono molto coerenti l’uno con l’altro, infatti la serialitá, la ripetitività, la moltiplicazione fanno parte dell’analitica. Ciò non va inteso come l’idea pop della variazione del tema sempre uguale, qua si parla di opere sempre diverse. Nei cementi se si sofferma l’attenzione sulla colatura della materia, sulle gocce ai margini, mai troveremo la stessa composizione, mai avremo la stessa visione dell’opera, ecco che il vero protagonista diventa la spalla del quadro. Si può notare come in base all’assorbimento del cemento sulla tela ci siano gocciolature, colori e gradi di indurimento del materiale completamente diversi. 

Attraverso il panorama che incontriamo nel visitare questa mostra si capisce che Enzo Cacciola è un artista di ricerca senza tempo.

Enzo Cacciola
Materia e Tempo 
a cura di Andrea Draffa
Direttore artistico Daniele Crippa
Dal 14 luglio al 24 agosto 2022
Castello Brown di Portofino
www.museodiportofino.it