Gerhard Merz
Enrico Dedin
Enrico Dedin

Enrico Dedin tra i protagonisti del Padiglione Italia alla Biennale di Durazzo 

La Biennale albanese si candida a diventare tappa centrale dell’arte contemporanea dell’Est Europa. La rassegna è nata grazie alla collaborazione tra Oltsen Gripshi, artista, curatore e storico dell’arte e le istituzioni statali albanesi e vede il coinvolgimento di una serie di partner istituzionali tra i quali l’Istituto Italiano di Cultura e il Miami New Media Festival of Contemporary Video-art, oltre a diverse ambasciate, università e musei.

La kermesse ha inaugurato al pubblico lo scorso 5 ottobre e resterà aperta fino al 24 novembre prossimo. L’Italia si è presentata con 5 artisti: Arturo Casanova, Fabrizio Passarella, Michele Stanzione, Oliviero Rainaldi, Rosa Mundi e Enrico Dedin. Quest’ultimo (Treviso, 1996) ha scelto di presentare un’opera realizzata con l’intelligenza artificiale che si distingue per la potenza espressiva e per l’atteggiamento ironico e disincantato rispetto alle tematiche legate alle nuove tecnologie, in particolar modo all’IA.

«Come artista mi concentro sull’impatto delle tecnologie digitali sulla nostra esperienza e percezione della realtà. Esploro con sguardo antropologico sia il paesaggio online che il paesaggio offline, indagando i mutamenti sociologici e identitari della contemporaneità». In questo modo Dedin spiega il fondamento della propria poetica che si concretizza nella biennale albanese con un video presentato presso il Teatro “Aleksandër Moisiu” di Durazzo. L’opera, dal titolo F.A.Q. Frequently Art Questions, interroga un celebre chatbot di Intelligenza Artificiale con 118 domande retoriche rivolte, in un dialogo immaginario, direttamente al sistema dell’arte contemporanea. 

«Sono 118, non a caso come il numero del pronto soccorso italiano, le domande aperte senza risposta, quesiti dal basso verso l’alto, quasi verso un oracolo, verso un’entità enigmatica impalpabile» asserisce lo stesso Dedin, che poi critica il sistema dell’arte e la sua attuale ottusità: «Domande che nascono dalla necessità di spalancare le porte di un sistema dell’arte che troppo spesso tende a costruire muri invisibili fatti di indifferenza e marginalizzazione». 

Già nel titolo, l’artista veneto gioca in maniera sarcastica con la parola “Fuck”, un grido di protesta evocato grazie ad una sagace ironia. 

Le domande nascono dal dialogo tra Enrico Dedin e il modello linguistico di Intelligenza Artificiale. Riguardano tematiche legate ad aspetti esistenziali, sociologici, economici, lavorativi, filosofici, storici. I concetti affrontati dall’artista veneto riguardano quelle che sono vere e proprie malattie della contemporaneità: i soldi, la fama, un mercato dell’arte che punta solo al profitto in un sistema che accantona l’arte per prediligere il successo commerciale. E la tecnologia non fa che amplificare questo fenomeno, specchio di una società che viene posta sotto la lente d’ingrandimento dall’arte di Dedin, abile nell’unire una estetica riconoscibile e dissacrante e una riflessione a tutto tondo sulla realtà in cui gli artisti e gli addetti ai lavori sono inseriti. A cosa serve l’arte oggi? La tecnologia è un bene per essa? Cosa possiamo domandare all’intelligenza artificiale per rendere migliore questo “Futuro Ibrido” che la Biennale presenta al pubblico? Quesiti al momento irrisolti, a cui gli artisti esposti provano a dare soluzioni. 

Enrico Dedin
Enrico Dedin

La partecipazione con “F.A.Q.” alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Durazzo è un traguardo importante nel percorso e nel processo di crescita artistica di questo autore, attivo nel campo dell’arte contemporanea da oltre dieci anni, nonostante la giovane età. L’artista originario della provincia di Venezia ha infatti all’attivo già diverse partecipazioni a mostre, concorsi e festival in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’America Latina, dall’Europa all’Asia. La partecipazione all’esordio della Biennale di Durazzo, oltre ad essere un importante punto di ritrovo per artisti multimediali da tutto il mondo e prestigioso campo di allenamento e di confronto per Dedin, rappresenta un nuovo inizio per una rinnovata consapevolezza del presente tecnologico, oltre che di un futuro in cui l’IA sarà al 100% al centro del dibattito, anche culturale.